
La copertina del volume “I colori della memoria” (GAL Terre Locridee)
Tema del volume un patrimonio di grande bellezza rimasto a lungo semisconosciuto. Uno studio accurato e immagini straordinarie restituiscono tutta la raffinatezza di opere che fondono arte e spiritualità
di Redazione FdS
Un volume per riscoprire e celebrare la bellezza delle antiche statue lignee della Locride. Grazie al lavoro dello storico e critico d’arte Giuseppe Giglio e alle splendide immagini fotografiche di Antonio Renda, confluiti nel libro “I colori della memoria. La scultura lignea nella Locride. Contaminazioni tra arte e tradizioni” (GAL Terre Locridee)*, un patrimonio d’arte e devozione popolare torna all’attenzione del pubblico e degli studiosi. Non è la prima volta che Giglio si cimenta in un’opera che, a buona ragione, potremmo definire di ”archeologia culturale” in una regione come la Calabria che, per lo più a causa di disastri naturali, ha perso nei secoli molta parte del suo patrimonio storico e architettonico ma che, ancor più, ha sofferto l’incuria e l’indifferenza degli uomini, responsabili di aver condannato ad un profondo oblio un incalcolabile numero di opere frutto della creatività umana e specchio della cultura di un popolo. Per fortuna, o meglio, per la buona volontà di alcune figure del mondo della cultura e la crescente sensibilità di alcune istituzioni, questo sorprendente patrimonio sta finalmente uscendo dal cono d’ombra in cui era rimasto relegato. Antichità classica, Medioevo, Rinascimento, Barocco, un po’ tutti i periodi e gli stili hanno lasciato la loro impronta in questa terra che, ingiustamente bistrattata e screditata, ha in realtà occupato un posto di grande rilievo agli albori stessi della cultura occidentale. E’ dunque giunto il tempo di “rivelare” un passato senza il cui recupero è impensabile costruire, culturalmente parlando, un qualsivoglia futuro, posto che l’identità di un territorio necessita di poggiare su radici solide di consapevolezza di ciò che è stato e di ciò che è.
Da questo punto di vista riteniamo che l’opera di ricostruzione storica da anni condotta da Giuseppe Giglio si stia muovendo nella giusta direzione: abbiamo cominciato a parlare del suo impegno nel 2020 presentando il volume “Capolavori d’arte nei conventi dei Frati Minori di Calabria” edito da Calabria Letteraria Editrice, un inconsueto e coinvolgente ”viaggio” fra le opere di una Calabria artistica poco conosciuta, quella dei conventi francescani. Ora è toccato all’analisi dell’evoluzione artistica della Locride dal Seicento ai primi del Novecento attraverso il ricco patrimonio conservato nei luoghi di culto, costituito in gran parte da bellissime statue lignee. Si tratta, anche in questo caso, di un aspetto poco conosciuto della storia artistica della Locride, area storica della Calabria meridionale, intorno al quale Giglio e Renda sono riusciti a costruire un prezioso lavoro che è frutto anche dell’impegno programmatico del GAL Terre Locridee, uno dei raggruppamenti di partner pubblici e privati presenti in tutta Italia che, avvalendosi di finanziamenti messi a disposizione dall’Unione Europea, operano per lo sviluppo sociale, economico e culturale di un determinato territorio. Nel volume, l’accurato corpus testuale di Giuseppe Giglio è preceduto da quattro interessanti contributi rispettivamente di Francesco Macrì (Presidente del GAL Terre Locridee), Guido Mignolli (Direttore del GAL Terre Locridee), Luigi Mariano Guzzo (Professore di Diritto e Religione – Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa) e Domenico Piraina (Direttore Generale Cultura del Comune di Milano e Direttore di Palazzo Reale). Ai testi fanno da prezioso contrappunto le immagini di Antonio Renda che, prodighe di dettagli, valorizzano al massimo la qualità e la raffinatezza delle opere prese in esame.
“L’accurato lavoro di ricerca sulla scultura lignea – scrive Giuseppe Giglio nella prefazione al suo studio – ci ha consentito di tracciare con questo volume, in un percorso di circa tre secoli, una produzione splendida e ricchissima, per fattura e temi trattati, capillarmente diffusa su tutto il territorio del Vicereame e ampiamente esportata nel territorio. Qui i gruppi processionali, gli arredi, i crocifissi e le immagini mariane, patrimonio d’eccellenza della cultura figurativa calabrese, sono stati indagati nel loro percorso evolutivo, non perdendo di vista le fonti storiografiche, i documenti, i rapporti con la committenza e gli aspetti tecnici. L’approccio allo studio della scultura in legno policromo e la fedeltà alla tematica di indagine hanno preso avvio da un progetto ideato in collaborazione con il GAL Terre Locridee, cui va il merito di aver appoggiato e finanziato tale ricerca”.
“Si tratta di un lavoro importante, racchiuso in un bellissimo volume. Una ricerca accurata, condotta con perizia dal professore Giglio e documentata dalle bellissime immagini di Antonio Renda. Un’operazione di cui siamo fieri e che va a incrementare il nostro progetto editoriale, composto da volumi come questo che approfondiscono temi culturali poco noti della Locride. Riteniamo che questo territorio abbia bisogno di operazioni culturali di alto livello, come questa, da agganciare alle altre molteplici e varie ricchezze di grandissimo valore che abbiamo, dalle bellezze paesaggistiche alla produttività”, ha dichiarato Francesco Macrì, Presidente del GAL.
Il senso più profondo di uno studio sulle sculture lignee emerge dalle parole del professor Luigi Mariano Guzzo: “L’arte del legno ha in sé un significato profondo, quasi esoterico, che si perde nelle cosmogonie sulle origini dell’universo e dell’esistenza umana. Là dove la scienza e la storia si fondono con il mito. Il legno è vita che vince sulla morte. Esso pone le donne e gli uomini di fronte al mistero. Di per sé, quindi, ha una forte dimensione sacrale e spirituale. Quando diventa arte e, nello specifico, arte religiosa, il sacro si fa religione, tradizione, cultura.” Si è dunque di fronte a una produzione intimamente legata al tema della fede e agli interrogativi che l’uomo, anche il più semplice, si pone di fronte ai grandi misteri della vita e della morte; un importante lascito culturale che valeva doppiamente la pena riscoprire, sia sotto il profilo artistico sia spirituale, come si evince anche dalle parole di Domenico Piraina, Direttore Generale Cultura del Comune di Milano e Direttore di Palazzo Reale: “Gli autori si sono messi in cammino sulle tracce di una cultura artistica prodotta nella Locride tra il XVII e il XIX secolo, quella della scultura lignea, da tempo erroneamente assegnata al gruppo delle “arti minori”, poco o per nulla indagata, sconosciuta ai più e quindi pressoché dimenticata e che invece ha originato un patrimonio culturale di grande valore attraverso il quale è possibile leggere la storia civile, sociale e religiosa di un popolo.”
Sull’origine dell’uso della scultura lignea nel territorio locrideo si sofferma infine Giuseppe Mantella, restauratore e direttore della Deputazione della Cittadella Vescovile di Gerace: “Questo volume ci racconta la storia del nostro territorio attraverso le sculture lignee e fa emergere un dato assolutamente importante, ossia il passaggio nella diocesi di Locri-Gerace, dal rito greco a quello cattolico, con editto vescovile del 1482, e il conseguente abbandono delle icone a vantaggio della scultura lignea. Infatti, se noi guardiamo quello che è il patrimonio storico-artistico all’interno della nostra diocesi, come giustamente hanno documentato i nostri studiosi, come statue lignee si trova già qualcosa nel Cinquecento, poco nel Seicento e poi questa grande esplosione nel Settecento e nell’Ottocento.”
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*E’ possibile richiedere il volume rivolgendosi direttamente al GAL Terre Locridee: galterrelocridee@gmail.com – 0964-236103
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