Ufficializzata la candidatura della pizza napoletana a Patrimonio dell’Umanità UNESCO

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Pizza Margherita italiana - Ph. Shoichi Iwashita | CCBY2.0

Pizza Margherita italiana – Ph. Shoichi Iwashita | CCBY2.0

di Kasia Burney Gargiulo

A comunicare ufficialmente oggi con un tweet la candidatura ufficiale della pizza napoletana nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco, è stato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina,  il quale ha digitato che “sarà l’arte dei pizzaiuoli la candidatura italiana all’#Unesco per il patrimonio immateriale #madeInItaly”. A deciderlo all’unanimità è stata la Commissione nazionale italiana per l’Unesco su proposta del Ministero dell’Agricoltura e con il sostegno del Ministero degli Esteri, dell’Università, dell’Ambiente, dell’Economia. Come ha specificato la Commissione designatrice, questo prodotto tradizionale della nostra gastronomia è stato scelto perché “rappresenta l’Italia in tutto il mondo” oltre ad aver svolto “una funzione di riscatto sociale, quale elemento identitario di un popolo: non solo quello napoletano, ma quello dell’Italia”. Enormemente soddisfatto si è detto Alfonso Pecoraro Scanio, promotore di una petizione che ha raccolto 850mile firme: “Il 14 marzo a Parigi, nella sede Unesco – ha dichiarato – porteremo agli Ambasciatori il primo milione di firme raccolte nei mille mercati di Campagna Amica e nelle pizzerie di tutto il mondo”.

Il dossier per la candidatura è ora destinato infatti alla sede centrale dell’Unesco a Parigi dove sarà oggetto di un lungo e complesso inter di valutazione che si concluderà nel 2017 con il coinvolgimento di oltre 200 Paesi. Questa candidatura – ha spiegato Pierluigi Petrilli, curatore della documentazione – ha qualcosa di unico perchè mai fino ad ora l’Unesco ha iscritto una tradizione connessa ad una produzione alimentare. Essa giunge, fra l’altro, propizia in un momento in cui gli americani hanno annunciato – con nostro sommo sgomento –  l’intenzione di candidare la “pizza american-style”.

Il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ha sottolineato come la candidatura della pizza a patrimonio immateriale dell’umanità vada a tutelare un settore che vale 10 miliardi di euro ma soprattutto un simbolo dell’identità nazionale e, al tempo stesso, annuncia una mobilitazione straordinaria nel week end per raccogliere le firme nei mercati di Campagna Amica lungo tutta la Penisola allo scopo di raggiungere l’obiettivo di un milione di firme da presentare il 14 marzo a Parigi dove ci sarà l’incontro con la Commissione internazionale per valutare l’ingresso nella Lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

Rilevante anche il numero di posti di lavoro coinvolti nella produzione di questa delizia gastronomica del Made in Italy: sono almeno 100 mila i lavoratori fissi nel settore della pizza ai quali se ne aggiungono altri 50 mila nel fine settimana, in base ai dati forniti dall’Accademia Pizzaioli. Inoltre secondo un sondaggio pubblicato da Coldiretti sul proprio sito emerge che per il 39% degli italiani la pizza è il simbolo gastronomico dell’Italia, mentre per un sondaggio on line della Societa’ Dante Alighieri il suo nome sarebbe la parola italiana più conosciuta all’estero (8%), seguita da cappuccino (7 %), spaghetti (7 %) ed espresso (6%). Altri dati impressionanti: nelle quasi 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio,  dice ancora Coldiretti, vengono ogni giorno in Italia sfornati circa 5 milioni di pizze, pari ad un miliardo e mezzo all’anno, ma il record dei consumi spetta agli Stati Uniti con una media di 13 chili per persona all’anno, pari più o meno al doppio di quella italiana che è di 7,6 chili a testa.

L’arte dei pizzaiuoli napoletani è il settimo ‘tesoro’ italiano ad essere iscritto nella Lista l’Opera dei pupi (2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino di Cremona (2012), le Macchine a spalla per la processione (2013) e la Vite ad alberello di Pantelleria (2014). Un elenco che va ovviamente ad aggiungersi a quello dei siti di cui l’Italia vanta il maggior numero a livello planetario.

Il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha sottolineato come la candidatura dell’arte della pizza napoletana rappresenti “una grande opportunità”, in quanto “diventare patrimonio dell’umanità non è solo il modo di riconoscere una vera e propria arte ma anche la strada per rivendicare l’italianità della pizza, ormai prodotto talmente globale da far dimenticare in molti paesi che sia italiano e napoletano”.

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