Seta: da Catanzaro l’invenzione che fu alla base della gloria lionese. La storia di Jean le Calabrais

Pianeta in seta "gros de Tours" con stemma cardinalizio, 1600-1650 ca. - Ph. Sailko | CCBY-SA3.0

Pianeta in seta “gros de Tours” con stemma cardinalizio, 1600-1650 ca. – Ph. Sailko | CCBY-SA3.0

«Hora godendo Catanzaro una perfettissima quiete, diedesi alla coltura delle piante sudette, appellate Gelsi, o come altri dicono Mori, e col beneficio dell’acque, che l’irrigavan, crebbero in breve con le foglie poi delle quali comincionsi a nutrir il Verme; indi da gusci del detto a cavar nell’acqua bollente la seta; con la pratica d’alcuni Orientali nella Città commoranti imparando molti la testura di quella, ne fecero drappi di varie sorti; onde in modo vi si stabilì l’Arte»

Vincenzo D’Amato, Memorie historiche dell’illustrissima, famosissima, e fedelissima città di Catanzaro, 1670

di Angela Rubino [English version below]

L’arte della lavorazione della seta fu uno dei retaggi bizantini della storia calabrese,  forse il più importante, quello che assicurò alla Calabria e soprattutto al suo capoluogo, Catanzaro, un successo indiscusso in tutta Europa. Difatti tanto era il pregio dei tessuti prodotti nelle filande catanzaresi, che essi divennero una delle merci più richieste nelle fiere e nei mercati del vecchio continente. Inoltre, si può arrivare ad affermare che l’insegnamento e anche l’apporto tecnologico delle maestranze calabresi fu uno dei fattori alla base del lancio della seteria francese e in particolare di quelle di Tours e Lione.

Nel mio libro la “Seta a Catanzaro e Lione”, seguendo la scia delle vicende storiche, ho potuto segnare i tratti di questo cammino inaspettato. Tutto ebbe inizio nel VI secolo circa, quando i bizantini introdussero in Calabria la lavorazione della seta. Ben presto tale attività si sviluppò a tal punto da far concorrenza alla Siria e poi alla capitale dell’impero, Costantinopoli. Fu Catanzaro a distinguersi come centro manifatturiero d’eccellenza in Calabria e primo centro importante in Italia (nei secoli successivi la produzione si consolidò anche a Venezia, Firenze, Genova, Bologna e in particolare a Lucca).

Nel capoluogo calabro, la nobile arte della seta raggiunse un tale livello d’eccellenza che i tessuti serici venivano nominati negli atti notarili e testamentari subito dopo i gioielli e i sovrani favorivano quest’attività con privilegi e pergamene. Per di più, nel 1519 Carlo V concesse alla sola Catanzaro, dopo Napoli, il Consolato dell’Arte della Seta, che implicava anche numerosi privilegi fiscali.  L’industria della seta procurava benessere ai cittadini e fama alla città: le manifatture contrassegnate dal simbolo delle tre “V” (Vento, Velluti, Vitaliano, attributi allusivi alla ventosità, ai tessuti e al Santo Patrono della città) erano conosciute ed apprezzate in tutta Europa.

Trattamento di abiti in seta, Tacuinum Sanitatis, XIV sec.

Trattamento di abiti in seta, Tacuinum Sanitatis, XIV sec.

È facile credere, dunque, che quando Luigi XI, nel 1470 emanò il primo provvedimento ufficiale finalizzato ad impiantare in Francia un’industria per la fabbricazione di tessuti serici, chiamò dall’Italia un gruppo di tessitori tra i quali non potevano mancare i maestri catanzaresi.

Fu proprio un catanzarese di nome Giovanni a guidare l’avvio della prima manifattura della seta nella città di Tours, mediante l’utilizzo del suo telaio, che sarebbe passato alla storia come le métier de Jean le Calabrais. Derivato dai modelli orientali, questo telaio può essere considerato il capostipite dei  telai meccanizzati. Una delle sue caratteristiche è il fatto che permetteva al tessitore di lavorare da solo, in quanto il suo funzionamento non richiedeva la presenza di un tiralicci [il liccio è una parte di un telaio da tessitura che serve al movimento dei fili di ordito]. Esso consentì di confezionare stupendi tessuti di seta impreziositi con fili d’oro e d’argento, delle stoffe in tinta unita dette “gros de Tours”, dei tessuti lavorati e infine articoli d’arredo e damaschi. Da quel momento in poi l’industria della seta prese piede in Francia e oltre a Tours, si sviluppò anche in altre città.

A Lione, dopo un primo tentativo, che diede scarsi risultati, la seteria ebbe uno slancio grazie al provvedimento di Francesco I, che nel 1536 favorì il trasferimento in  città dei setaioli provenienti dall’Italia. Un provvedimento che ebbe ottimi risultati,  tanto che Lione riuscì a conquistare una posizione di primo piano tra le città manifatturiere. Ma c’è di più. Infatti il commercio dei tessuti serici lionesi non si limitò alla sola Francia, ma riuscì ad imporsi su scala mondiale. Questo a partire dal 1620 grazie all’invenzione, da parte di un setaiolo lionese di nome Dangon, di un nuovo tipo di telaio a mano per la produzione di stoffe lavorate.

In seguito il telaio detto Jacquard, che rimpiazzò quello di Dangon, contribuì fortemente allo sviluppo delle stoffe lavorate e il XVIII secolo può essere definito il secolo d’oro della seteria lionese, per la squisita qualità delle sue creazioni. La storia dell’industria della seta a Lione è indubbiamente affascinante, soprattutto per l’abilità che ha portato i francesi ad emergere sul mercato mondiale fino ai giorni nostri.

Ma se è vero che Catanzaro invece fu vittima della politica finanziaria del viceregno spagnolo, che determinò la disfatta delle gloriosa attività, non bisogna dimenticare che le successive invenzioni dei setaioli francesi si basarono sul prototipo ideato dal tessitore catanzarese Giovanni. Per cui è lecito concludere che il contributo delle maestranze italiane e della tecnologia calabrese fu alla base del lancio della seteria lionese.

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NOTA: *Tutte le informazioni utili a redigere l’articolo sono state tratte dal volume “La seta a Catanzaro e Lione”, di Angela Rubino, Rubbettino 2007

Silk: from Catanzaro an invention that was at the base of the Lion glory. The story of Jean le Calabrais

by Angela Rubino

The art of silk working was one of the Calabria history Byzantine heritages, maybe the most important one, which ensured the success all around Europe to Calabria and above all to its capital. In facts the tissues of the Catanzaro spinning mills was so precious that they were one of the most popular products in the old continent fairs  and markets. Furthermore, we can say that Calabria workforce’s teaching and technological support was one of the factors at the base of the French silk industry launching (Tours and Lyon ones in particular).

I charted the course of this unexpected path in my book “The silk in Catanzaro and Lyon”, following the wake of the historical events.  It all started in about the VI century, when Byzantines introduced the silk working in Calabria. Soon this activity developed until it competed with Syria and then with the empire capital, Constantinople. It was Catanzaro that differed as manufacturer centre of excellence in Calabria and first important centre in Italy (in the next  centuries the production consolidated also in Venice, Florence, Genova, Bologna and in particular in Lucca).

In the capital of Calabria, the noble art of silk reached such a level of excellence that the silk tissues were nominated in notarial deeds and testaments just after jewels and the kings encouraged it with privileges and parchments. Furthermore, in 1519 Charles V granted only to Catanzaro, after Naples, the Art of Silk Consulate, which involved a lots of fiscal privileges too. The silk industry provided comfort to citizens and celebrity to the city: the manufactures identified with the symbol of three “V” (Wind, Velour, Vitaliano, attributes alluding to the wind, to the tissues and to the patron saint of the city) were known and appreciated al around Europe.

So, it’s easy to believe that, when Louis XI, in 1470 took an official decision to implant a silk industry in France, called a group of silk workers from Italy and among them there were also Calabrian masters. It was just a worker from Catanzaro, whose name was Giovanni, that guided the launching of the first silk manufacturing in Tours, using his loom which would go down in history as le métier de Jean le Calabrais. Derived from the oriental models, this loom can be considered as the progenitor of the mechanized looms. One of its characteristics was the fact that the weaver worked alone, because it didn’t need anyone pulling the healds. It allowed great silk tissues enriched with  golden and silver threads, single-colored tissues called “gros de Tours”, embroidered tissues and then damasks and furniture to be made.  From that moment on the silk industry took hold in France and developed in other cities in addition to Tours.

In Lyon, after an initial attempt, which showed limited progresses, the silk industry had a momentum thanks to François I, who in 1536 decided to make silk workers from Italy move to Lyon. That decision achieved positive results and made Lyon reach a leading position among other manufacturing cities.  That is not all. In facts the Lyon silk tissues commerce didn’t limit to France, but became active on a global scale. This happened from 1620 thanks to the invention of a Lyon silk worker called Dangon, who made a new type of hand loom to produce embroidered tissues.

Then the so called Jacquard loom, which substituted the Dangon’s one, strongly supported the development of embroidered tissues and the XVIII century can be defined as the Lyon silk industry golden century, for its creations delicious quality. The Lyon silk industry story is doubtless fascinating, above all for the ability which leaded French workers to emerge on global market to the present day.

But while it’s true that Catanzaro fell victim to the Spanish viceroyalty’s financial politics, that leaded to the great silk activity defeat, we should not forget that the French silkworkers following inventions were based on the progenitor  invented by the weaver from Catanzaro called Giovanni. So we can conclude that the contribution of Italian masters and Calabrian technology was at the base of the Lyon silk industry.

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NOTE: *All the information I needed to write this article is taken by the book “The silk in Catanzaro and Lyon”, by Angela Rubino, Rubbettino 2007

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