I Giganti di Mont’e Prama: catalogati 5 mila nuovi reperti. Forse a breve riprendono gli scavi

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Sardegna - Particolare di uno dei Giganti di Mont'e Prama, Museo di Cabras  (Oristano)

Sardegna – Particolare di uno dei Giganti di Mont’e Prama, Museo di Cabras (Oristano)

di Marzio Luras

Oltre 40 anni di attesa per ridare dignità ad una delle più importanti scoperte archeologiche del Mediterraneo occidentale, quella dei misteriosi Giganti di Mont’e Prama, nella penisola del Sinis in Sardegna; la ripresa finalmente dell’esplorazione di un’area rivelatasi di enorme interesse archeologico ben oltre le aspettative degli studiosi, grazie anche alla utilizzazione di tecniche di geofisica in grado di rilevare la presenza di manufatti nel sottosuolo prima ancora di azionare qualsiasi scavo. Sono state queste le tappe principali di un’avventura della conoscenza che sta entusiasmando studiosi e appassionati di tutto il mondo ma che nel novembre 2015 ha subito una battuta d’arresto. Entro la fine di giugno 2016 gli scavi potrebbero però riprendere: è quanto annunciato dall’archeologo della Soprintendenza Alessandro Usai, direttore scientifico dello scavo. Nulla di certo ancora, ma c’è da essere ottimisti sulla possibilità di una ripresa dei lavori nel Sinis dove da quasi tremila anni giacevano – e in parte ancora giacciono – nascosti i resti dei giganti di pietra oggi visibili al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e al Museo Civico ‘Giovanni Marongiu’ di Cabras. Ci sono dei fondi disponibili, la zona del nuovo intervento è già stata individuata, si tratta solo di attendere la firma del nuovo contratto con la cooperativa Archeosistemi di Bologna, aggiudicatasi l’appalto bandito dalla società Arcus per conto del Ministero dei Beni culturali. Ma mentre con la primavera le erbacce hanno ripreso possesso del sito di Mont’e Prama, gli studiosi non sono rimasti con le mani in mano.

Un ''gigante'' in fase di recupero a Mont'e Prama

Un ”gigante” in fase di recupero a Mont’e Prama

Guidati da Roberto Nardi, direttore del Centro di Conservazione e Restauro di Roma, già occupatosi del restauro dei Giganti negli scorsi anni, a una decina di studenti americani è stata affidata la catalogazione dei reperti: ben 4900 frammenti recuperati da Soprintendenza e Università fra 2014 e 2015, sono stati ripuliti, classificati e documentati presso il Museo di Cabras. Il tutto – ha spiegato Nardi –  praticamente a costo zero, in quanto effettuato in regime di convenzione con alcune università statunitensi.

I reperti su cui si è intervenuto quasi eguagliano per numero quelli recuperati nei primi scavi, e sebbene siano di più piccole dimensioni hanno una rilevante importanza scientifica: sono comunque tessere di quel mosaico che si sta cercando di ricomporre per dare un’identità sempre più definita ai Giganti di Mont’e Prama: teste, frammenti di braccia, di scudi, di archi, grazie al lavoro indefesso di catalogazione svolto dal team di giovani ricercatori americani potranno trovare la loro giusta collocazione, andando ad integrare i Giganti o altri reperti fra quelli già recuperati in passato o addirittura in mostra da tempo.

“Oltre alle integrazioni in programma – spiega Nardi – sono stati riassemblati cinque nuovi Giganti, Pugilatori e Guerrieri, che vanno ad aggiungersi alla statua presenta a ottobre scorso, e cinque nuovi modelli di nuraghi polilobati e quadrilobati”. Una messe di reperti che testimonia ancora una volta la ricchezza di questo straordinario sito archeologico e che “a restauro completato – aggiunge – permetterà di raddoppiare il patrimonio espositivo del Museo di Cabras.” Un risultato che, si spera, contribuisca ad accrescere in Sardegna e nel resto d’Italia la consapevolezza del valore incommensurabile di una scoperta archeologica che – come testimonia lo stesso Nardi, impegnato in diversi cantieri archeologici internazionali – ha destato una curiosità e un interesse crescenti in tutto il mondo soprattutto sotto il profilo culturale, oltre che tecnico.

E mentre l’antico insediamento giace per tanta parte ancora sepolto e in attesa di svelare tutti i suoi segreti, quello che già si conosce, oltre ad aver contribuito a riscrivere tante pagine della storia della Sardegna e del Mediterraneo, ha anche avuto una incisiva ricaduta sul territorio che ha visto accrescere il numero di strutture ricettive, quasi sempre sold out,  e fatto registrare inediti picchi di visite per il Museo di Cabras. Un vero e proprio schiaffo per tutti i disfattisti che ancora faticano a credere che la cultura possa costituire una voce di primo piano per l’economia nazionale.

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