Tiriolo Antica: un volume racconta l’archeologia di uno dei borghi più suggestivi di Calabria

Tiriolo Antica, copertina del volume edito da Città del Sole (Reggio Calabria, 2022)

Tiriolo Antica, copertina del volume edito da Città del Sole (Reggio Calabria, 2022)

di Redazione FdS

Una importante scoperta archeologica, la nascita di una Cooperativa di Comunità (Scherìa) finalizzata a progettare e a creare, insieme a tutti gli attori della comunità locale e grazie ai beni culturali e ambientali, valide opportunità lavorative per i suoi Soci, e un progetto con forte carica di innovazione tecnologica (Tiriolo Antica) volto alla gestione del Polo Museale, del Parco Archeologico e dei servizi turistici del luogo. È quanto realizzato, dal 2015 al 2019, a Tiriolo, un suggestivo borgo calabrese di circa 4 mila abitanti in provincia di Catanzaro affacciato su un poggio in posizione panoramica nel punto più stretto dell’intera penisola italiana (appena 33 km), tale da garantire la contemporanea vista dei due mari. Una grande e premiata scommessa dei cittadini, supportati dall’archeologo veneto Ricardo Stocco, autore della scoperta archeologica da cui tutto è partito.

Era il 2015, quando l’ex Campo Sportivo di Tiriolo, in località Gianmartino, restituì uno dei siti archeologici più interessanti e promettenti scoperti negli ultimi decenni in Calabria. A sette anni di distanza da quello che fu definito dagli archeologi lo scavo del Palazzo dei Delfini, per la presenza – oltre a molte altre evidenze, oggi visitabili – di un pavimento mosaicato raffigurante, appunto, due delfini, la cittadina torna a far parlare di sé e della sua archeologia grazie al volume “Tiriolo Antica. Storia degli studi e delle ricerche” appena edito per i tipi de “La Città del Sole” di Reggio Calabria (pp. 160, euro 20). A firmare il lavoro sono i due archeologi Germana Scalese, che dello scavo di Gianmartino ha poi studiato i materiali ceramici, e Ricardo Stocco, che è stato il coordinatore del team di scavo nell’intervento archeologico del 2015. Entrambi gli autori sono stati tra i fondatori di Scherìa, la succitata Cooperativa di Comunità che ha oggi in gestione il Museo Archeologico Regionale di Tiriolo e la vicina area del Parco Archeologico Urbano di Tiriolo, nonché co-estensori di “TirioloAntica”, il progetto che vinse nel 2016 il bando ministeriale CulturaCrea e che si aggiudicò, nel 2018, il Premio Cultura di Gestione di Federculture. Tiriolo antica fu inoltre al centro della mostra, organizzata nel 2019 da Scherìa al Museo di Tiriolo, nell’ambito della tappa “Calabria di Mezzo” del Festival del Turismo Responsabile “It.a.cà”.

Ora, attraverso il riordino delle notizie sparse fra la tradizione antiquaria, le pubblicazioni scientifiche edite negli ultimi decenni ed alcuni importanti documenti conservati negli archivi di Catanzaro, Napoli, Siracusa e Rovereto, gli autori propongono una prima raccolta ed analisi critica della storia degli studi e delle ricerche su Tiriolo antica, fra XVII e XXI secolo. Ne emerge il quadro di un interesse protrattosi per secoli, in cui Tiriolo è stata oggetto di attenzioni anche da parte di studiosi del calibro di Paolo Orsi, la cui presenza nel centro viene nel volume puntualmente documentata. Inoltre, grazie ad una fruttuosa collaborazione con il Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi di Siracusa, viene pubblicata per la prima volta nel contributo di Anita Crispino (Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai) la testa scultorea cosiddetta “da Tiriolo”, lì conservata. Di essa si ricostruisce la vicenda dell’acquisto e si identifica l’area di provenienza. Il contributo di Francesca Ghedini (Dipartimento dei Beni Culturali, Università degli Studi di Padova) propone quindi una prima analisi stilistica della testa.

L’introduzione al volume, a cura di Paolo Brocato (Università della Calabria, Cosenza), Direttore del Museo Archeologico Regionale di Tiriolo, e di Nicola Terrenato (Università del Michigan, USA), ben sottolinea che “la ricerca, sia sul campo che in archivio, dev’essere sempre finalizzata anche alla comunicazione e alla valorizzazione. In questo, Tiriolo si sta muovendo in direzione virtuosa, grazie alla lungimiranza degli amministratori e della Soprintendenza competente. La rivitalizzazione del Museo e le iniziative che ad esso fanno capo rappresentano lo sbocco naturale e necessario del lavoro integrato di archeologi, storici, eruditi locali ed amministratori locali. La progettazione e la realizzazione dei nuovi interventi di valorizzazione e ricerca che investiranno il Museo archeologico e il Parco di Gianmartino nei prossimi anni rappresentano un momento epocale, un’occasione unica per il rilancio culturale e economico di questi territori. La sinergia tra il Comune di Tiriolo, l’Università, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Catanzaro e Crotone, e la Regione Calabria, rappresenta il presupposto per determinare un impatto reale e non occasionale sul patrimonio archeologico, così come è accaduto in altre zone d’Italia e d’Europa.” 

Da questo punto di vista, già nel 2020 sul Working Paper n. 114 pubblicato da EURICSE (European Research Institute on Cooperative and Social Enterprises), Germana Scalese, Jacopo Sforzi e Ricardo Stocco, hanno trattato il tema della ”archeologia di comunità” esponendo proprio il caso della cooperativa Scherìa di Tiriolo quale nuovo modello di riferimento: un lavoro che – come si legge nell’abstract – analizza il modo in cui i beni culturali e, più specificamente, i beni storico-archeologici possano rappresentare un potente driver di sviluppo locale. Se gestiti dalla comunità locale nella quale sono collocati attraverso la partecipazione diretta di tutti i soggetti che la costituiscono – dai cittadini alle amministrazioni locali alle imprese private – è possibile costruire reti di relazione dinamiche funzionali alla creazione di valore socio-economico attorno a questi beni. Nel caso di Scherìa Comunità Cooperativa di Tiriolo – oggetto dell’analisi – l’iniziativa promossa dalla comunità locale si è concretizzata nella realizzazione di un’impresa di comunità che ha portato ad un nuovo approccio verso la gestione pubblico-privata dei beni archeologici, definito “Archeologia di Comunità”, capace di coniugare le esigenze di tutela e di valorizzazione dei beni archeologici in quanto tali e le opportunità di sviluppo socio-economico del territorio.

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