Piante medicinali: la Melissa, pianta amata dalle api

Melissa (Melissa officinalis L., 1753) - Ph. © Domenico Puntillo

Melissa (Melissa officinalis L., 1753) – Ph. © Domenico Puntillo

di Domenico Puntillo

Il nome Melissa deriva dal latino medievale melissa, abbreviazione di melissophyllum [dal greco μελισσόϕυλλον, comp. di μέλισσα (ape) e ϕύλλον (foglia)], pianta molto ricercata dalle api. La pianta è nota anche come Cedronella, Erba limona, Citraggine, Appiastro, Erba cedrata, nomi che per lo più evocano il suo gradevolissimo aroma di limone, ed appartiene alla famiglia delle labiate prodiga di tante piante officinali. Appartengono a questa famiglia oltre alla Melissa, il Basilico, l’Issopo, la Lavanda, la Maggiorana, la Menta, l’Origano, il Puleggio, il Rosmarino, la Santoreggia, il Serpillo, il Timo ecc. Infatti è la famiglia a cui appartengono il più gran numero di piante contenenti oli essenziali, piante che spesso sfruttiamo in cucina per insaporire i cibi. Tutte le nostre contrade pietrose ed assolate sprigionano inebrianti effluvi di queste piante aromatiche dove volano, come impazziti, numerosi insetti impollinatori.

É opportuno quindi capire come si riconosce una labiata, per cui descriviamo la famiglia in modo succinto ma si spera esaustivo. Le labiate hanno un fusto tetragonale (in sezione quadrato) provvisto di foglie opposte (disposti a coppie, uno di fronte all’altro e inseriti sullo stesso nodo). I fiori non sono mai singoli ma in spighe o in pannocchie caratterizzati da un calice costituito da cinque sepali saldati a formare un tubo (calice gamosepalo) il quale termina con 5 lobi uguali o subuguali, I petali sono pure essi riunti e saldati a formare un tubo (corolla gamopetala) che termina con due labbra semiaperte (da cui il nome labiate) con l’eccezione di pochi generi in cui quello superiore manca. Gli stami attaccati alla corolla, sono due più alti e due più bassi (didinami) con uniche eccezioni Salvia e Rosmarino che ne hanno due. L’ovario è posto sul fondo del calice (supero) quadrilobato (tetraovulare) ma formato da due carpelli (bicarpellare). Lo Stilo unico, inserito alla base dell’ovario, è diviso all’apice in due stigmi. La famiglia comprende 5600 specie divise in 224 generi.
 

Pianta di melissa con fioritura - Ph. © Domenico Puntillo

Pianta di melissa con fioritura – Ph. © Domenico Puntillo

Ed ecco un po’ di storia della Melissa che per secoli è stata l’erba maggiormente impiegata come pianta medicinale, da profumo o semplicemente come pianta aromatica. Nicandro di Colofone (nella Ionia) [1], poeta e medico greco, in uno dei sui poemi, l’Αλεξιϕάρμακα ( dal greco άλέξω e ϕάρμακον = allontanare e veleno) consiglia l’utilizzo della pianta come antiveleno. Plinio il Vecchio, famosissimo naturalista latino, nell’Historia Naturalis [2], fra i tanti impieghi la consiglia contro i morsi delle vespe, dei ragni e degli scorpioni nonché contro “vulvarum strangulationes”. Dioscoride Anarzabeo [3] sotto il nome di Melissophyllon consiglia il vino di Melissa anche contro il morso dei cani e propone l’utilizzo del decotto contro il mal di denti e la dissenteria. Tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo, nel cap. LXX del Capitulare de villis velet curtis imperii imperialibus, Carlo Magno prescrive che nei giardini del regno si dovessero coltivare 16 alberi e 73 erbe (elencati nella nota) tra le quali troviamo la Melissa [4].
 

Pianta di melissa dopo la fioritura - Ph. © Domenico Puntillo

Pianta di melissa post fioritura – Ph. © Domenico Puntillo

Nel XII secolo Sant’Ildegarda di Bingen, sotto il nome di Binesuga (binsuga) o Apiago consigliava la Melissa per rallegrare l’animo e allietare il cuore nonché “contra albuginem oculorum (leucoma oculare?)”[5]. Il medico naturalista Giovanni Michele Savonarola, professore all’Università di Padova e Ferrara, consigliava un miscuglio di erbe tra cui la Melissa nelle febbri pestifere e in quelle flemmatiche [6]. Un altro medico e naturalista cinquecentesco, il Mattioli, commentando Dioscoride [7] oltre a citare le proprietà menzionate da Avicenna e Galeno scrive sulla Melissa: “è di rallegrare l’animo. Conferisce à sua essa gli stomachi frigidi, & humii, fa digerire, apre l’oppilationi del cervello, & minatio giova à quelle debolezze di cuore, che impediscono il sonno. Rimove i batticuore, le false sollecitudini, immaginationi, & fantasie, che causano gli humori malincolici, & la flemma adusta”. Donzelli, coevo di Mattioli, cita l’olio distillato di Melissa: “Vale contro gli effetti cardiaci, originati da flato, ò dal fervore dell’attrabile: leva la melanconia, instationi della milza, e della matrice. Di più corrobora il cerebro, e conforta la memoria” [8].
 

Cespuglio di melissa - Ph. © Domenico Puntillo

Cespuglio di melissa – Ph. © Domenico Puntillo

E’ opportuna una digressione curiosa: nel Cinquecento racconta Carlo Stefano che “Melissophyllon overo Meliphyllon cosi detto da Greci, come se lo chiamassero foglia d’apio et di mele, overo foglia melita. Latino lo chiamano apiastro, non che sia apio salvatico si come è il mentrastro […] perchè è à le api giocondissimo, per il che usano i contadini stropicciare con quest’herba le casse delle api, distando rivocarle poi che sono fuggite” [9]: la Melissa, e oggi ne abbiamo conferma, è quindi ottima pianta mellifera. Van Foreest [10] nelle sue osservazioni cita casi di pazienti con palpitazioni del cuore curati con la Melissa. Il famoso medico e naturalista Castore Durante, medico (archiatra) alla corte del papa Sisto V, chiama la pianta Citrago e ne decanta anch’egli  virtù più o meno simili: “conforta il cuore, & leva il suo tremore, lenisce il petto, & apre l’opilationi del cervello. Aiuta la digestione, & sana il singhiozzo, & vale ai morsi d’animali velenosi, & a tutte l’infermità flegmatiche, & malenconiche” poi aggiunge che è di nocumento perché “eccita gli appetiti venerei per esser ventosa, & è di pochissimo nutrimento”. Poi la consiglia anche “mangiandola nell’insalata si mescolino con herbe frigide, come lattuga, & simili” [11].
 

Antica pubblicità del liquore Chartreuse

Antica réclame del liquore Chartreuse

Nel 1601 la Melissa entra nella composizione del famoso liquore Chartreuse [12] che avrebbe avuto la virtù di allungare la vita. Il Barone Raverat, in una breve monografia, lo consiglia alle donne per combattere l’amenorrea, la leucorrea e l’insonnia. Piganiol de la Force [13] dà notizia che nel 1611 la farmacia del convento dei Carmelitani Scalzi, prossima al Palazzo del Lussemburgo, inventò l’Acqua di Melissa commercializzata quando venne eretto il monastero. La ricetta venne ceduta a Padre Damiano che a sua volta ne fece dono al monastero conferendogli la piena, intera ed esclusiva proprietà. L’Acqua di Melissa è un’acqua distillata diluita in alcool. La ricetta comprendeva 23 componenti tra cui la Melissa officinalis [14]. Secondo il Boyer [15] numerose erano le proprietà attribuite a questo elisir: cefalica, antispasmodica, cordiale, emmenagoga, diuretica e sudorifera. Egli racconta che il Cardinale Richelieu soffriva di tremendi mal di testa i quali si placavano immediatamente con l’uso di questo elisir, perciò il cardinale ne portava un flacone sempre con sé [16]. In Italia, l’Acqua di Melissa nasce nel 1710 nella città di Venezia ed è ufficializzata con un decreto della Repubblica Serenissima la quale attribuisce ai frati Carmelitani Scalzi di Venezia l’esclusivo privilegio nella produzione e vendita.
 

Antica réclame dell'Eau de Melisse

Antica réclame dell’Eau de Melisse (Acqua di Melissa)

La Melissa sarà poi la principale componente della famosa acqua Arcquebuse conosciuta precedentemente con il nome di “Eau d’Arquebuse”, tintura alcolica officinale la cui formulazione comprendeva piante vulnerarie per lo più appartenenti alla famiglia delle labiate (Issopo, Lavanda, Maggiorana, Melissa, Menta, Nepetella, Origano, Salvia, Timo) utilizzata per curare le ferite da fuoco provocate appunto dagli archibugi da cui il nome. La ricetta definitiva è stata elaborata nel 1857 dal frate Emmanuel, erborista, della comunità dei frati maristi dell’Hermitage.
 

Antica réclame dell'Eau d'arquebuse

Antica réclame dell’Eau d’Arquebuse

La pianta entrerà nella composizione anche del famoso liquore Assenzio (a base di Artemisia absinthium L.); così come entrerà a far parte della leggendaria Acqua di Colonia della quale riportiamo brevemente la storia. Certo Giovanni Paolo Feminis, emigrato in Germania, aprì a Colonia una distilleria-erboristeria specializzata nella vendita di profumi, soprattutto dell’Acqua mirabilis della cui ricetta era venuto in possesso in un convento da padri erboristi. Morendo lasciò la sua ricetta ad un suo discendente, Giovanni Antonio Farina, che sua volta la lasciò a Giovanni Maria Farina che in un suo negozio venderà l’acqua come Acqua di Colonia. Proprio quest’ultimo, depositario della ricetta originale, in una sua pubblicazione, ci fa sapere che quest’“acqua” curava emicrania, cefalee, vertigini, otiti, blefariti e congiuntiviti, palpitazione di cuore, emorragie nasali, scorbuto, attacchi di epilessia (?), isteria, tremori delle braccia e delle gambe, vomito spasmodico, nevralgie, asma, dispepsie, flatulenze, pustole maligne, carbonchi, antrace, punture di insetti e degli scorpioni [17]. Quest’acqua aromatica, medicinale, ma anche profumo e cosmetico, oltre agli oli essenziali di Bergamotto, Limone, Lavanda, Rosmarino, Origano, Fiori d’Arancio, conterrà ovviamente anche l’olio essenziale di Melissa.
 

Vecchia réclame dell'Acqua di Colonia di G. M. Farina

Vecchia réclame dell’Acqua di Colonia di G. M. Farina

Joseph Du Chesne, latinizzato in Quercetanus, allievo di Paracelso e medico personale di Enrico IV, introdusse la Melissa in alcune sue formulazioni (Acqua teriacale per la plebe, Acqua contro la febbre, Acqua contro lo scorbuto e le idropisie, Acqua antiepilettica maggiore) [18]. Chomel, pupillo di Tournefort e famoso medico ordinario del re, ci informa che la Melissa è stimata per “le malattie delle donne, ma ancora in quelle del cervello. Questa pianta è isterica, cefalica e stomachica” e ancora: “La Melissa e la sua acqua distillata è utile nell’apoplessia, la paralisi e le affezioni soporose” [19].
 

Ritratto del medico Joseph Du Chesne, XVI sec.

Ritratto del medico Joseph Du Chesne, XVI sec.

Il quadro sin qui tracciato mostra che gli usi medicinali della Melissa sono stati nel corso di secoli più o meno gli stessi andandosi sempre più consolidandosi. In tempi recentissimi le ricerche degli studiosi hanno confermato molte proprietà di questa pianta aggiungendovene di nuove e scoprendo la presenza di nuove molecole chimiche. Le sue proprietà si possono così sintetizzare: sul sistema nervoso ha proprietà neurosedative e ipnotiche, ansiolitiche, neuro-protettrici, analgesiche; nel sistema digestivo ha proprietà antispasmodiche ed antiulcerose; nel sistema cardiocircolatorio ha proprietà bradicardizzanti, ipolipidemizzanti ed antinfiammatorie. Sono state segnalate, inoltre, proprietà antiossidanti e antitumorali [20], antibatteriche e antibiotiche [21] nonché insetticide [22]. La pianta o il suo olio essenziale sono state sperimentate in alcune aritmie ventricolari [23], nel glioblastoma multiforme (tumore cerebrale) [24], nell’Alzheimer [25], nel diabete [26], nell’herpes simplex [27]. Inoltre ha una attività ormonale sulla tiroide anche se, per le relative patologie si è ancora in fase sperimentale.
 

Foglie fresche di melissa

Foglie fresche di melissa

Noi, più prosaicamente, consigliamo prima di tutto, per il loro profumo e sapore citrino, di utilizzare le foglie raccolte prima della fioritura, per insaporire le insalate, il pesce, i frutti di mare, le carni, le frittate, nonché per aromatizzare i gelati. La sua profumata e deliziosa tisana giornaliera può aiutare sicuramente a superare gli stress della vita quotidiana come nei piccoli disturbi nervosi quali emicranie, vertigini, palpitazioni, nervosismo, insonnia, disturbi digestivi, non dimenticando che aiuta ad alleviare notevolmente le nevralgie di vario tipo (della testa, delle orecchie, dentarie e facciali) e a fronteggiare anche le punture degli insetti (api, vespe ecc.) se si dispone della pianta fresca.

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ATTENZIONE! Il presente articolo ha finalità puramente divulgative, per cui decliniamo ogni responsabilità per eventuali effetti negativi derivanti dall’uso di erbe. È sempre necessario chiedere il parere di uno specialista prima di utilizzare una qualsiasi pianta a scopo medicinale.

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Note:
[1] Enrico Cordo. Nicandri Poetae et Medici Antiquissimi Theriaca & Alexipharmaca in Latinos versus redacta. Francofordiae Apud Christianum Egenolphum, 1532, ver. 50.
[2] “Melissophyllo […] Praesentissimum est contra ictus earum vesparumque, et similium, sicut araneorum: item scorpionum. Item contra vulvarum strangulationes addito nitro: contra tormina e vino. Folia eius strumis illinuntur, et sedis vitiis, cum sale. Decoctae succus seminas purgat, et inflammationes discutit, et hulcera sanat. Articularios morbos sedat canisque morsus. Prodest dysentericis veteribus, et coeliacis et orthopnoicis, lienibus, hulceribus thoracis. Caligines oculorum succo cum melle inungi eximium habetur”. Caio Plinio Secondo. Historia Naturalis. Tomus sesptimus. Augustae Taurinorum ex typis Iosephi Pomba, DDCCCXXII, p. 112.
[3] Dioscoridis Libri Octo Graece et Latine. Parisiis, Impensis viduae Arnoldi Birkmanni, 1549 cap. 118.
[4] É un Regolamento delle terre di diritto regio scritto ad Aquisgrana per ordine di Carlo Magno dal monaco Benedettino Ansegis. Nel cap. LXX del si legge: “Volumus quod in horto omnes herbas habeant, id est: lilium, rosas, fenigrecum, costum, salviam, rutam, abrotanum, cucumeres, pepones, cucurbitas, fasiolum, ciminum, ros marinum, careium, cicerum italicum, squillam, gladiolum, dragantea, anesum, coloquentidas, solsequiam, ameum, silum, lactucas, git, eruca alba, nasturtium, parduna, puledium, olisatum, petresilinum, apium, leiusticum, savinam, anetum, fenicolum, intubas, diptamnum, sinape, satureiam, sisimbrium, mentam, mentastrum, tanazitam, neptam, febrefugiam, papaver, betas, vulgigina, mismalvas, malvas, caruitas, pastenacas, adripias, blidas, ravacaulos, caulos, uniones, britlas, porros, radices, ascalonicas, cepas, alia, warentiam, cardones, fabas majores, pisos mauriscos, coriandrum, cerfolium, lacteridas, sclareiam”.
[5] “Apiago calida est, et homo qui eam comederit,in risum libera, ter movetur, quam calore eius splen tangit, et inde cor laetatur. Cui albugo in oculo crescit, eam eradicet, & stati in salientem fontem per noctem ponat, & deinde ablatam in patella modice calefaciat,, & calidam super oculum in quo albugo crescit ponat, & hoc per tres noctes faciat & albugo evanescet”. Sant’Ildegarda, Phsica. Argentorati apud Ioannem Schottum. MDXXXIII, cap. CIIII, p. 46.
[6] Giovanni Michele Savonarola. Practica canonica. Lugduni, apud Sebastianum Honoratum, MDLXII.
[7] Pietro Andrea Mattioli. Il Dioscoride dell’eccellente dott. Medico M.P. Andrea Matthioli da Siena, con i suoi discorsi da essa la seconda volta illustrati, & diligentemente ampliati. Mantova appresso Iacomo Rossinello, MDXLIX, pp. 250-251
[8] Giuseppe Donzelli. Teatro farmaceutico dogmatico, e spagirico. Venetia, Appresso Gasparo Stotti, MDCLXXXI, p. 610.
[9] Carlo Stefano. Le herbe, fiori, stirpi che si piantano negli horti. In Venegia, appresso Vincenzo Vaugris, MDXLV, p. 32.
[10] Pieter van Foreest. Observationum et Curationum Medicinalium. Ex Officina Plantiniana Raphelengii Libri duo, 1602, cap. XVII oss. I e VIII.
[11] Castore Durante. Il Tesoro della Sanità. In Roma, Iacomo Tornieri, & Iacomo Biricchia, 1586, 95.
[12] Nel 1605 François Hannibal d’Estrées, marasciallo di Francia, poi Duca, recapita a Padre Chartreux della Chartreuse de Vauvert di Parigi un manoscritto contenente la formula di un Elisir di lunga vita. Dopo vari tentativi per dipanare la formula presente nel manoscritto il 1737 il Monastero decide di fare uno studio affidando a Freère Jérome Maube che riesce a fissare definitivamente la formula.
[13] Gerardin E. Histoire et pharmacologie de l’eau de Mélisse dite des Carmes. Bull. Sc. Pharmacol. 1910, p. 670.
[14] Mellissa, Angelica, Mughetto, Crescione, Buccia di Limone, Maiorana, Salvia, Rosmarlino, Lavanda, armoise, Sariette, Camomilla, Timo, Coriandolo, Cannella, Girofle, Noce Moscata, Anice Verde, Finocchio, radice di Genziana, radice di Angelica, legno di Sandalo.
[15] Boyer E. (Propriétaire de “l’Eau de mélisse des Carmes”). Eau de Mélisse des Carmes Déchaussés de la rue de Vaugirard. Paris, Rue Taranne et chez tous le Libraires, 1860, p. 45
[16] Ibidem, p. 22.
[17] Jean-Marie Farina (Distillatore dell’Acqua di Colonia, sotto la composizione di Paolo Feminis, di cui è successore). Précis sur le propriétès médicales de l’eau de Cologne. Warin-Thierry, 1825, pp. 8-10.
[18] Joseph Du Chesne. La ricchezza della riformata farmacopea. In Venetia, appresso Giovanni Guerigli, MDCXIX.
[19] Pierre Jean Baptiste Chomel. Abrege de l’Histoire des plantes usuelles. Paris, chez Charles Osmont, MDCCXII, p. 123.
[20] Sousa (de) A.C. & a., 2004. Melissa officinalis L. essential oil: antitumoral and antioxidant activities. Journal of Pharmacy., 56(5):677-681. Encalada M.A. & al., 2011. Anti-proliferative Effect of Melissa officinalis on Human Colon Cncer Cell Line. Plant Foods for Human Nutrition, 66(4): 328-334.
[21] Stefanovic O. & Ljiljana Comic, 2012. Synergistic antibacterial interaction between Melissa officinalis extracts and antibiotic. Journal of Applied Pharmaceutical Science 2(1): 1-5.
[22] Pavela R., 2004. Insecticidal activity of certain medicinal plants. Fitoterapia.
[23] Joukar S & al., 2014. Efficacy of Melissa officinalis in Suppressing Ventricualr Arrhythmias folllowing Ischemia-Reperfusion of teh Heart: A Comparison with Amiodarone. Med. Princ. Pract. 23:340-345.
[24] Gattas C. R., 2015. Exploring Melissa Officinalis Properties for Glioblastoma Multiforme Treatment. Chemo Oper Access 4(3): 1-3.
[25] De Querioz R.M. & al., 2015. Apoptosis-Inducing Effects of Melissa officinalis L. Essential Oil in Glioblastoma Multiforme Cells. Cancer Investigation 32 (6): 226-235. Perry E.K. & al., 2010. Medicinal Plants and Alzheimer’s Disease: from Ethnobotany to Phytotherapy. Journal Pharmacy and Pharmacology, 51(5): 527-534.
[26] Hasanein P. & al., 2015. Antinociceptive and antihyperglycemic effects of Melissa officinalis essential oil in ad experimental model of diabetes. Med. Princ. Pract. 24(1): 47-52.
[27] Allahverdiyev A. & al., 2004. Antiviral activity of the volatile oils of Melissa officinalis L.against Herpes simplex virus type-2. Phytomedicine 11:657-661. Astani A. & al., 2012. Melissa officinalis Extract Inhibits Attachment of Herpes Simplex Virus in vitro. Chemotherapy 58: 70-77. Mazzanti G. & al., 2008. Inhibitory activity of Melissa officinalis L. extract on Herpes simplex virus type 2 replication. Natural Product Research 22(16): 1433-1440.

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