Attentato contro il futuro. Autorizzate le trivellazioni anche nel Mar Jonio

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Piattaforma petrolifara in mare aperto

Piattaforma petrolifara in mare aperto

di Redazione FdS

Dopo le autorizzazioni rilasciate dal Governo per eseguire ricerche petrolifere nel Mar Adriatico e l’annuncio di Legambiente Puglia di voler promuovere un’azione internazionale di protesta, giunge notizia di un’analoga autorizzazione rilasciata anche per il Mar Jonio settentrionale, ossia per il tratto di mare italiano che coinvolge, oltre alla Puglia, anche la Basilicata e la Calabria, regioni dove da mesi la società civile è sul piede di guerra respingendo scenari di un’economia sorpassata, poco redditizia, pericolosa per l’ambiente ed in totale disarmonia con un futuro orientato a fatica verso lo sviluppo del turismo e dell’enogastronomia.

L’autorizzazione è stata infatti concessa alla Società Enel Longanesi Developments S.r.l. nonostante i pareri contrari dei comuni e delle associazioni. L’area esposta alle trivellazioni interessa 848 Kmq e il progetto coinvolge le Regioni Calabria, Basilicata e Puglia; le Province di Crotone, Cosenza, Matera, Taranto e Lecce; i Comuni di Cirò, Cirò Marina, Crucoli, Cariati, Scala Coeli, Mandatoriccio, Pietrapaola, Calopezzati, Crosia, Rossano, Corigliano, Cassano, Villapiana, Trebisacce, Albidona, Amendolara, Roseto Capo Spulico, Montegiordano, Rocca Imperiale, Nova Siri, Rotondella, Policoro, Scanzano, Pisticci, Bernalda, Ginosa, Castellaneta, Palagiano, Massafra, Taranto, Leporano, Pulsano, Lizzano, Torricella, Maruggia, Manduria, Porto Cesareo, Nardò, Galatone, GaIlipoli, Taviano, Racale, AlIise, Ugento, Salve, Morciano, Patù e Castrignano del Capo. Il progetto prevede un’indagine finalizzata, attraverso strumentazione idonea, all’individuazione di accumuli di idrocarburi nel sottosuolo marino, ad una distanza minima dalla costa pari a 35 km.

“Presenteremo subito ricorso al Tar contro l’autorizzazione alla ricerca di idrocarburi nello Jonio concessa dal Ministero dell’Ambiente alla società Enel Longanesi Development Srl. Ma siamo pronti ad azioni di disobbedienza civile per difendere la salute del nostro mare e dei nostri cittadini. Se sarà necessario porteremo la protesta a Roma e difenderemo i nostri diritti davanti al Parlamento.” È quanto annuncia il sindaco di Amendolara, Antonello Ciminelli, che lunedì 22 giugno presiederà l’incontro presso la Sala consiliare fra i rappresentanti delle tre regioni (Calabria, Puglia e Basilicata) in cui il problema delle trivellazioni è maggiormente sentito.

All’assemblea parteciperanno i Primi Cittadini di Albidona, Corigliano Calabro, Plataci, Francavilla Marittima, Montegiordano, Rocca Imperiale, Roseto Capo Spulico, Rossano, Trebisacce, Villapiana, Castellaneta, Gallipoli, Ginosa, Palagiano, Nova Siri, Policoro, Rotondella, Scanzano, Pisticci, Legambiente, le associazioni culturali di Amendolara, l’associazione Raspa e il presidente del Comitato Mediterraneo No Triv, Felice Santarcangelo.

 “Siamo stanchi della politica di questo Governo – ha detto Ciminelliin materia di idrocarburi. Abbiamo raggiunto il limite della sopportazione. La VIA  [Valutazione di Impatto Ambientale – NdR] non tiene conto di criteri vitali per il nostro ecosistema. Non permetteremo che il nostro mare venga rovinato da scelte scellerate di politica energetica. L’AIR-GUN è infatti una tecnica di ricerca degli idrocarburi molto invasiva. Onde sonore vengono “sparate” a 250 decibel determinando gravi danni per la vita marina. Sto per inviare un esposto ad hoc alla Procura della Repubblica. L’air-gun è una tecnica di ricerca incompatibile con la ZSC (Zona speciale di conservazione) in cui si trova la Secca di Amendolara.”

 “Il Governo – ha aggiunto Ciminelli – è pronto a svendere il nostro mare. E quanto e chi ci guadagna? Solo le compagnie petrolifere avranno utili. Le royalties in Italia sono bassissime. I cittadini pagheranno il prezzo più alto. Basta rivolgere lo sguardo a Nord, nella vicina Basilicata. I lucani vivono un incubo quotidiano per colpa di gas e petrolio. Noi non vogliamo che questo accada nella Sibaritide. Decidere di investire su una politica energetica ad alto impatto ambientale significa indebolire ancora di più il settore turistico che fa leva su una natura al riparo da attacchi indiscriminati. Mi aspetto un sostegno da parte di tutte le forze politiche in questa nostra battaglia. Non possiamo abdicare al decisionismo senza logica di Renzi anche in materia ambientale. Qui è in gioco l’avvenire di troppe generazioni.”

ANCHE LA BASILICATA SI OPPONE ALLE TRIVELLAZIONI

L’annuncio delle autorizzazioni ha creato un tale scompiglio da provocare polemiche anche fra gli stessi oppositori della politica governativa sugli idrocarburi. Infatti la Regione Basilicata, accusata dal Movimento Mediterraneo NoTriv di essere “assente ingiustificata” sulla questione, ha ritenuto opportuno spiegare la propria posizione con una nota stampa in cui dichiara di essere da mesi fermamente in disaccordo con le politiche governative.

“In riferimento a dichiarazioni del movimento Mediterraneo No Triv – si legge nella nota – riprese nei giorni scorsi dagli organi di stampa, si precisa che la Regione Basilicata ha espresso già a dicembre scorso una posizione netta e contraria alla ricerca di petrolio nel mar Jonio. Lo si evince dalla delibera di giunta n. 1494/2014 attraverso la quale il governo regionale ha espresso parere contrario al rilascio del giudizio favorevole di compatibilità ambientale da parte del ministero dell’Ambiente sul permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominato “d 79 F. R- EN”, presentato dalla società Enel Longanesi Developments srl.

“Nella delibera – prosegue la nota –  la Giunta si è pronunciata con un secco diniego, poiché l’intervento è stato ritenuto contrastante con gli obiettivi di tutela ambientale e di rilancio ecoturistico della costa jonica lucana. Una decisione presa all’unanimità dal governo regionale, scaturita dopo un’attenta analisi della Sia e della documentazione rilasciata dalla società Enel Longanesi, che non ha chiarito i dubbi circa il possibile innesco di impatti negativi per l’ambiente marino e le fasce costiere interessate.

“In questo senso  – conclude il documento –  l’esecutivo lucano ha condiviso le preoccupazioni prodotte da parte delle amministrazioni comunali della costa jonica e della provincia di Matera, che hanno rimarcato il rischio di impatti negativi a carico di tutto quel delicato sistema coinvolto, che tra l’altro possono provocare gravi ripercussioni sul sistema economico locale.  Non rispondono, dunque, al vero le affermazioni di una Basilicata “assente ingiustificata” nel procedimento di rilascio autorizzativo per l’esplorazione del fondale marino per la coltivazione di idrocarburi. La Regione, invece, ha assunto una posizione chiara, precisa e trasparente adottata con un atto pubblico.”

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