Torna l’incubo trivellazioni nel mare di Puglia. Il Ministero per l’Ambiente le autorizza fra Bari e Brindisi

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Puglia - La spiaggia di Lama Monachile a Polignano a Mare (Bari), una delle località minacciate - Image edited from photo by Patrick Denker | CCBY2.0

Puglia – La spiaggia di Lama Monachile a Polignano a Mare (Bari), una delle località minacciate. Nel riquadro il logo del Coordinamento Nazionale No Triv – Image edited from photo by Patrick Denker | CCBY2.0

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di Redazione FdS

A non molti mesi dall’ennesimo allarmante annuncio di numerosi scienziati sulla necessità di abbandonare i combustibili fossili i cui effetti hanno già pesantemente alterato l’ambiente ed il clima del pianeta e a pochi giorni dalla divulgazione degli esiti dell’indagine Europcar (realizzata da Doxa) che vede la Puglia al vertice delle destinazioni italiane preferite per le vacanze, ecco arrivare come una doccia fredda la notizia che il Ministero dell’Ambiente ha definitivamente autorizzato le prospezioni geosmiche per la ricerca di petrolio a largo della costa pugliese, nel tratto compreso tra Bari e Brindisi, incluse Polignano e Monopoli. Come dire uno dei massimi pericoli ambientali nei pressi di uno fra i tratti più belli della costa adriatica pugliese.

A darne per primo la notizia il webzine PolignanoWeb, voce on line di una delle località costiere più conosciute e amate in provincia di Bari, che ha ripreso un post su Facebook di Giuseppe Deleonibus, dottore in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, Esperto in Gestione dei Rifiuti e Acustica Ambientale, impegnato fin dal 2009 nella battaglia contro le trivellazioni. Come viene ricordato nell’articolo, già nel 2013 Deleonibus aveva paventato un esito del genere sostenendo che senza dubbio a breve il governo italiano avrebbe concesso tutte le autorizzazioni. E così è stato: a beneficiare delle medesime è la Northern Petroleum, a cui è stato rilasciato un parere di compatibilità ambientale che autorizza la ricerca degli idrocarburi al largo delle coste pugliesi con la tecnica dell’airgun.  Come spiega Deleonibus, si tratta di una procedura che innanzitutto prevede un sondaggio effettuato con una imbarcazione che trasporta cannoni ad aria compressa, attraverso i quali si va a verificare, con esplosioni al ritmo di una ogni 5 o 10 minuti, l’esistenza di sacche di idrocarburi nel sottosuolo marino. Qualora venisse accertata la presenza di petrolio, si procederà con la trivellazione di un pozzo sul fondale, a scopo estrattivo, definito pozzo di prova in quanto finalizzato anche a classificare il tipo di petrolio rinvenuto. Il provvedimento – spiega l’esperto – è già esecutivo per cui l’azienda dovrebbe comunicare a breve la data di inizio dei lavori.

Sembra, almeno per ora, che non ci sia nulla da fare, considerato che in anticipo su questa decisione governativa la Regione Puglia aveva espresso parere negativo circa la compatibilità ambientale ed alcuni comuni della fascia costiera avevano a loro volta prodotto delle osservazioni (fatta eccezione – dice Deleonibus – per la vecchia amministrazione di Polignano a Mare che “non ha prodotto uno straccio di osservazioni”). Lo studioso nega recisamente che ci siano margini per poter innescare ora una qualche azione impeditiva a carico della Northern Petroleum, mentre invoca “un apparato politico che abbia la volontà di mettersi a tavolino con degli esperti e verificare qual è il percorso più giusto da intraprendere…per le prossime trivellazioni…”. Già, perchè a quanto pare ne sono già pronte delle altre, considerato che – prosegue Delonibus –  “la settimana scorsa è stata autorizzata la Spectrum Geo, che occuperà tutta la fascia dell’Adriatico. Alcune aree, quelle di Polignano e Monopoli, coincidono con quelle assegnate alla Northern Petroleum. Quindi è un’invasione di trivellazioni anche sullo stesso punto”.

Una prospettiva agghiacciante per la flora e la fauna marina che – aggiunge lo studioso – “saranno sottoposte a più bombardamenti”.  Infatti spiega come gli airgun lancino “bombe d’aria compressa che viaggiano alla velocità di oltre 10mila Km orari”. Fra le prospettive nefaste di questa operazione sconsiderata, ci sono dunque danni alla biodiversità marina e anche danni per la pesca, che dovrebbe subire una riduzione del pescato pari al 70% nel raggio di 8 Km.  Una follia in un territorio SIC, con il posidonieto di San Vito a Polignano esposto a gravi conseguenze (la posidonia è un’alga capace di immettere in acqua 16 litri per metro quadrato al giorno di ossigeno, fungendo da depuratore naturale delle acque). Insomma uno scenario raccapricciante a cui si aggiunge anche la visibilità delle operazioni dalla costa in piena stagione estiva, tenuto conto che il punto più vicino sarà ad appena 25 Km da Polignano a Mare.

Si potrebbe ipotizzare una protesta di massa, con azioni dimostrative, ma secondo Delonibus al momento “non si può confidare nella presenza di un Comitato attento”.  E tutto questo – conclude – per del petrolio scadente (cd. “amaro”), con una probabilità di presenza di appena il 17% e che, ove estratto, “andrebbe comunque trasportato all’estero per la lavorazione”.  Deleonibus è durissimo nei confronti dei comitati contrari alle trivellazioni e pro energie rinnovabili, da cui si aspettava una pronta risposta in merito alla ferale notizia, che almeno nell’immediato è mancata. Effettivamente c’è da rimanere sconcertati che una notizia come quella di cui stiamo parlando sia dovuta passare, 48 ore dopo,  attraverso un post su Facebook di uno studioso, piuttosto che attraverso quei soggetti che vorrebbero farsi paladini dell’integrità dell’ambiente.

Intanto, la notizia, sia pure con un bel po’ ritardo, non è passata sotto silenzio. Per il prossimo mercoledì 17 giugno, alle 10.00, il sindaco di Polignano a Mare, Domenico Vitto, ha chiamato a raccolta i rappresentanti dei Comuni costieri da Mola a Fasano. L’intenzione del primo cittadino della splendida località costiera è quella di invocare il sostegno “di chi ama il nostro territorio e l’azzurro del nostro mare” allo scopo di mobilitarsi “per difendere quanto abbiamo di bello!”. Per dire no alle trivelle sui fondali della Puglia sarà presente anche il presidente uscente del Consiglio regionale Onofrio Introna, secondo il quale la decisione che favorisce le ricerche di idrocarburi nell’Adriatico pugliese è “un atto autolesionistico” che rende quanto mai necessaria una tempestiva convocazione delle comunità locali per fare squadra. E’ una battaglia che va combattuta – ha detto Introna – per difendere le coste minacciate dai progetti delle Compagnie petrolifere e dalla inequivocabile scelta di campoposta in essere dal Governo nazionale.

A Farsi sentire è anche il comitato “No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili”, attraverso la portavoce Silvia Russo che accusa il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di voler cancellare la storia di un’intera Regione, di quegli amministratori locali che hanno reagito alla forza delle compagnie petrolifere, servendosi di tutti i possibili canali istituzionali, di tutti quei movimenti ambientalisti che hanno invocato queste scelte, puntando a sensibilizzare interi territori e a fare rete per dimostrare che è possibile un altro modello di sviluppo. Il Governo – ha detto Russo – finge di ignorare che contro tali autorizzazioni 40.000 persone hanno manifestato in Piazza al No Triv di Lanciano dello scorso 24 maggio. Occore – ha sottolineato – che società civile e politica locale tornino protagoniste in una battaglia unitaria ed ha invocato l’opportunità che rappresentanti politici locali, delle Città Metropolitana e della Regione intervengano con forza su questa vicenda, valutando ogni iter possibile per contrastare le scelte “scellerate” effettuate dal Ministero sulla pelle di chi vive nei territori presi di mira dalle multinazionali del petrolio.

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aliamedia

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