Scomparso l’abruzzese Giorgio Coraluppi, padre della videoconferenza

L'ingegnere aquilano Giorgio Coraluppi

L’ingegnere aquilano Giorgio Coraluppi

A lui si deve la creazione dell’algoritmo che ci pemette di utilizzare strumenti di videoconferenza come Zoom, Teams, FaceTime e WhatsApp

di Redazione FdS

Lo scorso 28 settembre è scomparso a 88 anni lo scienziato abruzzese Giorgio Coraluppi, uno dei geni della tecnologia digitale, venerato negli Stati Uniti ma praticamente sconosciuto in Italia (era stata impostata, con nome errato, e poi cancellata, una pagina a lui dedicata su Wikipedia). Eppure è l’inventore dell’algoritmo oggi alla base di tutti i sistemi di videoconferenza come Zoom, Teams, FaceTime, WhatsApp, ossia quegli strumenti ormai irrinunciabili nel telelavoro oltre che nella vita ordinaria di tutti (le video-chiamate ci hanno ad esempio consentito di mitigare in modo determinante lo stato di isolamento determinato dalla pandemia) ; il suo algorirtmo già negli anni Ottanta aveva permesso alla Nasa di mettere in collegamento migliaia di tecnici e ingegneri impegnati nella preparazione dei lanci delle missioni Apollo e degli Shuttle; suo anche il DeepBlue, il supercomputer IBM che nel 1997 ha battuto il campione del mondo di scacchi Garry Kasparov e dal quale successivamente è stato sviluppato il sistema di intelligenza artificiale Watson. Al 2019 risale invece il brevetto di un sistema per intercettare e decifrare rapidamente le comunicazioni crittografate tra organizzazioni terroristiche, nonché un metodo per preavvisare automaticamente le forze dell’ordine della presenza di una potenziale minaccia.

Coraluppi è stato insomma una di quelle figure-chiave in grado di cambiare il mondo senza troppi clamori, impegnato a “fare” più che a far parlare di sè; il suo lavoro ha infatto parlato per lui e i prestigiosi riconoscimenti non sono mancati come il Pittsburgh Technology Council CEO of the Year Award nel 2013 e, da ultimo, il suo inserimento, voluto nel 2020 dalla Space Foundation, nella Space Technology Hall of Fame, ovvero l’olimpo degli scienziati innovatori a cui si deve la creazione di tecnologie che cambiano la vita. Il riconoscimento, andato anche alla sua azienda Compunetics Inc., gli è stato conferito in occasione del 36° Space Symposium annuale tenutosi a Colorado Springs. La ragione del premio è stata la creazione per la NASA negli anni ’80 dei bridge per l’audioconferenza alla base del Sistema Voice Switching System (VSS), poi diventato Voice Communications System (VCS); un sistema a 4.000 porte in grado di garantire una connessione continua e affidabile tra le persone a terra e nello spazio senza interrompere le comunicazioni. Esso ha permesso alla NASA la possibilità di condividere istantaneamente voce e dati tra gruppi geograficamente distanti e di impostare un ulteriore livello di comunicazioni che consentisse ai controllori delle missioni di ascoltare ed entrare in qualsiasi momento in ciascuna delle singole conversazioni. A questo sistema hanno via via avuto accesso le grandi aziende private, i provider di servizi di comunicazione e le agenzie governative, finendo col diventare la tecnologia alla base di tutte le piattaforme di videoconferenza oggi utilizzate da miliardi di persone.

Nato il 20 febbraio 1934 a L’Aquila da Guido e Annamaria, nel 1942 si trasferì a Milano insieme alla famiglia che includeva anche i fratelli Paolo, Carlamaria e Alberto. Dopo una laurea e un dottorato in ingegneria al Politecnico di Milano, è stato Assistente di Ricerca presso l’Istituto di Fisica Tecnica del Politecnico di Milano prima di prestare servizio come Luogotenente nell’Aeronautica Militare Italiana per 18 mesi. A partire dal 1961 ha lavorato nel Laboratorio di Ricerca Elettronica dell’Olivetti e anche per la IBM ricoprendo nello stesso periodo anche un incarico di docente al Politecnico di Milano. A metà degli anni ’60 decise di trasferirsi negli Stati Uniti con la moglie Laura, andando ad abitare a Monroeville in Pennsylvania, a mezz’ora di macchina da Pittsburgh. Qui sarebbe dovuto rimanere per due anni ma alla fine si è fermato per circa 60 anni, trascorrendovi l’intera vita; un’esistenza trascorsa con l’obiettivo, per lui estremamente appassionante, di risolvere problemi complessi, lasciando del tutto in secondo piano la ricerca del successo economico. A Pittsburgh prese la seconda laurea, in Ingegneria Elettrica e Informatica, presso la Carnegie Mellon University, la stessa dove all’inizio del 2022 ha contribuito alla fondazione della Giorgio Coraluppi Headship in Electrical and Computer Engineering (v. video seguente). Nel 1964 entrò a far parte della Space Defense Division dell’American Optical Company a Pittsburgh, mentre al 1968 risale la fondazione della Compunetics Inc. seguita, negli anni successivi, dalle società affiliate Compunetix Inc. e Chorus Call Inc., aziende con 650 dipendenti (lo chiamavano affettuosamente Dr. C) che ha continuato a dirigere come Presidente e CEO fino agli ultimi giorni della sua vita. In un libro dedicato a una delle sue aziende scrisse: “Quarant’anni fa, quando ho fondato Compunetics, qualcuno mi chiese: “Ci sono così tante buone aziende. Perché crearne un’altra?”. Risposi: “Ci sono così tante brave persone. Perché farne altre?”. Vedevo l’azienda come un organismo vivente, che cresce e sviluppa la propria cultura e la propria personalità unica. Sapevo che mia moglie Luisa [la seconda moglie – NdR] condivideva la mia visione e sarebbe sempre stata al mio fianco”. Lascia la moglie e quattro figli, anch’essi impegnati nelle società da egli fondate nel corso degli anni.
 

 
Tra i primi in Italia a dare notizia della sua morte è stato Alfonso Fuggetta, amministratore delegato del Cefriel, centro di innovazione digitale fondato dal Politecnico di Milano nel cui consiglio di amministrazione siede anche Monica, figlia di Giorgio Coraluppi, essendo Computenix socia del Cefriel col quale ha anche un laboratorio in comune a Pittsburgh: “Conoscevo il dottor Coraluppi da più di vent’anni – ha scritto Fuggetta in un twitt – (…) era una persona straordinaria, un inventore e nonostante negli Usa fosse riverito come un genio si trattava di una persona con una pacatezza e una umanità incredibili: un mentore oltre che un imprenditore e un grandissimo ricercatore. Andavo a trovarlo ogni anno a Pittsburgh, oppure veniva lui in Italia fino a pochi anni fa, e ogni volta imparavo qualcosa. Era una grande persona”. Sentimenti analoghi quelli espressi dagli amici americani nel necrologio apparso dopo la morte sulla Pittsburgh Post-Gazette “Giorgio ha dedicato la sua vita alla sua famiglia, alla sua fede, alla sua ricerca matematica e al suo lavoro professionale, cercando di rendere il mondo un posto migliore”.

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