Riappare a Londra una splendida veduta di Salerno, in mostra a Caserta da settembre

Jacob Philipp Hackert, Il porto di Salerno visto da Vietri, con mandriani e altre figure in primo piano. Sullo sfondo il Castello di Arechi e vascelli nella baia - Coll. priv.

Jacob Philipp Hackert, Il porto di Salerno visto da Vietri, con mandriani e altre figure in primo piano. Sullo sfondo il Castello di Arechi e velieri nella baia – Coll. Lampronti, Londra

di Redazione FdS

Il pittore Jacob Philipp Hackert (1737-1807) torna ad ammaliare il pubblico italiano con una veduta inedita proveniente da Londra, dove fa bella mostra di sé nelle collezioni dell’antiquario Cesare Lampronti i cui dipinti saranno al centro dell’esposizione “Da Artemisia a Hackert. Storia di un antiquario collezionista alla Reggia” in programma dal 16 settembre 2019 al 16 gennaio 2020 nella Sala degli Alabardieri, nella Sala delle Guardie del Corpo e nelle Retrostanze settecentesche degli appartamenti storici della Reggia di Caserta, con il coordinamento di Vittorio Sgarbi. Fra le preziose opere in mostra spiccherà una grande tela di 2,20 metri per 1,35, firmata da Hackert, datata 1797, e raffigurante il porto di Salerno visto da Vietri sul Mare, con mandriani e altre figure in primo piano, il Castello di Arechi sullo sfondo e velieri nella baia. Si tratta di un quadro che – racconta Lampronti – “era nello studio del pittore, è poi finito a Londra e io, poco tempo fa, l’ho comprato a un’asta da Christie’s per 550mila euro. Ora sono felice di mostrarlo al pubblico italiano grazie a questa mostra che è nata da un’idea dell’allora direttore della Reggia di Caserta Mauro Felicori passato nella mia galleria londinese proprio per vedere questo dipinto”. Oltre alla tela di Hackert, la mostra, curata della galleria d’arte antica Lampronti Gallery di Londra, vedrà esposte 85 opere che vanno dai caravaggeschi alla pittura del Seicento, ai vedutisti del Settecento, alle nature morte: dipinti fra i cui autori spiccano i nomi di Artemisia Gentileschi, Bernardo Cavallino, Mattia Preti, Massimo Stanzione, Micco Spadaro e Gaspare Vanvitelli, del quale sarà esposta quella che alcuni considerano la più bella veduta della Riviera di Chiaia.
 

Gaspare Vanvitelli, Napoli. Veduta della Riviera di Chiaia - Coll. Lampronti, Londra

Gaspare Vanvitelli, Napoli. Veduta della Riviera di Chiaia – Coll. Lampronti, Londra

Il dipinto di Hackert, misteriosamente finito in Inghilterra, fa parte del ciclo di 17 opere che, su commissione di re Ferdinando IV di Borbone, avrebbero dovuto ritrarre i porti del Regno di Napoli, nella cui capitale l’artista si era trasferito dal 1786 come pittore di corte. Il progetto artistico, destinato alla Villa Favorita di Resina a Ercolano, nacque dalla volontà del sovrano di emulare quanto aveva fatto nel 1753 il re di Francia, Luigi XV, affidando al pittore Claude Joseph Vernet l’incarico di eseguire la serie di vedute dei Porti di Francia. Hackert realizzò le tele dal 1788 al 1794 sulla base di numerosi schizzi da egli stesso disegnati, poi confluiti in una raccolta di 136 cartelle di disegni preparatori oggi conservata presso lo Staatliche Museeum di Berlino.

Hackert – già protagonista nel 2017 in Puglia di una mostra al Castello di Gallipoli dedicata alle vedute dei porti pugliesi, elementi dello stesso ciclo, oggi custodito a Caserta, che includeva anche il dipinto londinese – tornerà dunque ad affascinare gli appassionati con questa tela, fino ad oggi rimasta ignota ai più. In essa ritroviamo tutto il suo realismo intriso di virtuosismo tecnico e poesia, la poesia dei paesaggi italiani, fra panorami, monumenti, scene campestri e marine popolate di figure tipiche della società del Secolo dei Lumi. Quel Settecento che dalla nativa Germania lo aveva visto viaggiare in tutta Europa prima di approdare sulla scena italiana fra Roma, Firenze, Napoli, e infine ancora Firenze (dove morì nella sua tenuta a S. Pietro di Careggi), sbalordendo tutti con lo straordinario equilibrio di cromìe e composizione, e un gusto per il dettaglio che spesso fa assumere alle sue opere uno straordinario valore storico-documentario.

La mostra di Caserta è la prima occasione in cui la Reggia ospita la collezione di un antiquario. Lampronti, che donerà al Palazzo Reale “Il supplizio di Sant’Apollonia” del pittore napoletano Salvator Rosa, si è infatti detto molto onorato di questa scelta, considerata “la diffidenza che spesso c’è verso gli antiquari, anche se – ha sottolineato – negli ultimi tempi si attinge spesso alle nostre collezioni per l’allestimento di mostre, specie in Inghilterra dove il nostro ruolo sociale, ossia quello di raccogliere opere d’arte e preservarle, è fortemente riconosciuto, a differenza di quanto accade in Italia. Del resto è questo uno dei motivi per cui ho trasferito la mia attività a Londra”. I dipinti in esposizione, racconta Lampronti, “sono il risultato di una ricerca condotta con tenacia e passione; opere che nell’arco di una vita sono riuscito a raccogliere senza essere Agnelli o Rothschild, avendo scelto di investire in arte anziché in immobili”. La mostra, ha concluso l’antiquario 77enne, è il coronamento di una carriera iniziata a 19 anni nel 1961 nella galleria che suo padre aveva riaperto a Roma nel 1946, dopo che la guerra aveva portato via tutto alla famiglia Lampronti a causa delle sue origini ebraiche.

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