Presentata a Foggia la nuova Soprintendenza Archelogia, Belle Arti e Paesaggio. Bonomi: «Necessaria la collaborazione di tutti»

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Simonetta Bonomi, titolare della nuova Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio per le province di Foggia e BAT - Ph. © Ferruccio Cornicello

Simonetta Bonomi, titolare della nuova Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio per le province di Foggia e BAT – Ph. © Ferruccio Cornicello

di Enzo Garofalo

Dalla Capitanata, per la precisione da Foggia, è partita una nuova sfida per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico della Puglia con la nascita della Soprintendenza “Archeologia, Belle Arti, Paesaggio” competente per il territorio delle province di Foggia e Barletta-Andria-Trani, uno dei più ricchi in Italia di testimonianze storico-archeologiche. Basti citare siti di straordinaria importanza come Herdonia, il Parco degli Ipogei dell’Età del Bronzo di TrinitapoliCanosa, Ascoli Satriano. Se ne è discusso ieri mattina, con la neo-nominata Soprintendente Simonetta Bonomi, presso l’Auditorium Santa Chiara, annesso all’omonimo monastero cinque-settecentesco, nell’ambito degli appuntamenti di “Foggia dialoga – Il piacere di Capire”, manifestazione promossa dalle Fondazioni Apulia Felix e Banca del Monte di Foggia “Domenico Siniscalco-Ceci”. Un incontro inconsueto – credo sia la prima volta che una Soprintendenza si “presenti” a un pubblico composto da addetti ai lavori e non – che ha subito identificato parte della sua ragion d’essere nella ricerca di solide forme di sinergia con tutti i soggetti del territorio. Un’esigenza particolarmente sentita in un momento in cui la riforma del settore voluta dal ministro Franceschini, che ha separato tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, subordinato di fatto le soprintendenze alle prefetture, scorporato istituzioni e relativi funzionari, unito Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, cambiando sedi ed uffici, attende con urgenza di essere messa a punto sotto il profilo organizzativo.

Un momento dell'incontro di Foggia - Ph. Fondazione Apulia Felix

Un momento dell’incontro di Foggia – Ph. Fondazione Apulia Felix

A segnalare, con estrema franchezza, una situazione in cui “mancano ancora tante cose”, è la stessa Soprintendente Bonomi, reduce da sei anni in Calabria e dalla breve direzione della soprintendenza veneta prima che questa venisse soppressa dalla riforma lo scorso luglio. Il tempo insomma di rivedere la sua città natale, Padova, e rieccola subito catapultata al Sud ad assumere le redini di una nuova istituzione le cui dinamiche – soprattutto il rapporto con la prefettura – “sono tutte da inventare” e la cui azione insiste su un patrimonio ricchissimo ma denso di problematiche.

Introdotta dal prof. Giuliano Volpe, archeologo, Presidente del Consiglio Superiore per i Beni culturali e paesaggistici e della Fondazione Apulia Felix, nonché strenuo promotore dell’attivazione di “un ente che possa garantire un rapporto più stretto con il patrimonio territoriale”, Simonetta Bonomi ha subito evidenziato come “di solito le Soprintendenze non si presentano” e come questa volta fosse il caso di farlo proprio per la situazione in cui versa il nuovo ente, per certi versi non dissimile da quella di altri in Italia. Infatti i funzionari, già ridotti al minimo e oberati di pratiche, attendono ora di essere integrati con ulteriori risorse umane, come promesso dal Ministero, ma intanto hanno ereditato il carico di lavoro di chi è andato in pensione.“Qui siamo appena 24, fra nucleo operativo per l’archeologia e quello per i beni architettonici, decisamente pochi per la mole di compiti che dobbiamo assolvere, – ha detto la Bonomi – mentre secondo il nuovo decreto Franceschini sugli organici virtuali dovremmo essere 69. Per ora ci avvaliamo di diversi tecnici di Bari, ma ciò rende il tutto più faticoso perchè comporta un via vai di carte fra le due città. Io aspiro ad avere a Foggia un organico completo per il 2017. La mancanza di personale ha infatti provocato altrove la chiusura di diverse aree archeologiche. Questa tutela unitaria è infatti più facile a dirsi che a farsi. Si tratta di costruire ex novo un sistema di coordinamento per cui ringrazio i miei collaboratori che mi stanno sostenendo con entusiasmo in questa non facile impresa.”

Altro problema, la mancanza di una sede: “per ora – ha detto la Bonomi – non abbiamo una sede per cui continuiamo a far capo al vecchio distaccamento di via Alvarez e all’ufficio di via De Nittis. Una duplicazione che certo non aiuta lo svolgimento del nostro lavoro. C’è bisogno di una sede unica: si è ipotizzato l’uso di Palazzo Filiasi [già sede del’Archivio di Stato – NdR], ma occorrerebbe restaurare due piani, mentre io ho bisogno di trovare una soluzione entro fine anno. Insomma cerchiamo casa, ma non possiamo pagare l’affitto.” Bonomi ha ammesso così di essere arrivata in Puglia col “mito” di una realtà all’avanguardia, ma di essersi invece trovata a dover fronteggiare una serie di problemi per la cui soluzione chiede il massimo supporto da parte di tutti i soggetti del territorio. A tal proposito ha ricordato quanto sia in generale difficile il rapporto con i comuni: “fanno accordi con le soprintendenze, ma spesso poi non garantiscono gli impegni di gestione, hanno problemi di costi e non sempre sono aperti all’adozione di criteri di manutenzione costante che consentirebbero loro di ridurre gli sforzi.” Ha quindi rimarcato l’importanza di aprirsi a forme condivise di collaborazione “per non rischiare di mandare in malora il patrimonio. Dobbiamo tutti rimboccarci le maniche e metterci attorno a un tavolo – ha concluso – partendo dall’assunto che la cultura è un servizio alla persona e che essa può dare da mangiare. Occorre però non affidarsi solo ad opere di volontariato, perchè i luoghi della cultura non possono essere gestiti in modo velleitario.”

In questa accorata richiesta di collaborazione Bonomi ha subito trovato appoggio nelle parole di Maria Tirone, Prefetto di Foggia – carica già rivestita a Crotone – che l’archeologa ha personalmente conosciuto durante la sua recente esperienza calabrese: “Si è abituati a vedere il Soprintendente come il nemico – ha detto la funzionaria – come colui che blocca i progetti, ma invece non è così; al contrario, esso si fa carico di individuare e promuovere soluzioni che possano contemperare i vari interessi in campo. Io credo quindi che, nell’interesse generale, si possa e si debba cooperare per garantire il funzionamento della macchina amministrativa, la cui semplificazione in questo campo è senz’altro una cosa positiva”.

E a proposito di cooperazione, il prof. Giuliano Volpe ha sottolineato come occorra “pensare a nuove forme di gestione, che vedano coinvolti non solo gli enti pubblici ma anche privati, associazioni, fondazioni, per la salvaguardia di un patrimonio straordinario che non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità.”

Fra i numerosi interventi di soggetti pubblici e rappresentanti della società civile, anche quello di Silvia Pellegrini, dirigente della giunta regionale pugliese presso la sezione Beni culturali del Dipartimento “Turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio”, la quale ha evidenziato come la competenza regionale, e il relativo impiego di fondi, copra solo il settore della valorizzazione: “L’ente regionale non vuole sottrarsi alle proprie responsabilità e si interroga quotidianamente su come collaborare nel miglior modo con gli altri enti chiamati a gestire il patrimonio culturale sul quale, occorre ricordarlo, la Regione ha competenze solo in merito alla valorizzazione. Diversi sono stati ad oggi gli investimenti posti in essere, come quelli per Arpi, per gli ipogei urbani di Foggia e per Canosa, dei quali ora attendiamo di valutare l’impatto.” Ha infine prospettato le difficoltà che deriverebbero dalla annunciata riforma costituzionale “che va a sottrarre alle regioni la valorizzazione, accentrandola nelle mani dello Stato insieme alla tutela”, interrogandosi se questa sia o meno la soluzione ottimale. “Certo è – ha concluso Pellegrini – che in questo settore perderemo il contatto con il territorio.”

Nella direzione di una necessaria e stretta collaborazione fra più soggetti anche Saverio Russo, storico e presidente della fondazione Banca del Monte di Foggia “Domenico Siniscalco-Ceci”, il quale ha voluto ricordare come il progetto di una autonoma Soprintendenza per il territorio foggiano non sia cosa recente: “L’iniziativa affinchè a Foggia si passasse da due uffici periferici per i beni culturali ad una vera e propria Soprintendenza, risale almeno agli anni ’80, quando la compianta archeologa Marina Mazzei, nel suo emblematico scritto “L’oro della Daunia” promuoveva l’opportunità di una politica culturale unitaria per questo territorio, in grado di superare inutili particolarismi. Questo nuovo organo è stato istituito proprio per essere più vicino alle molteplici realtà locali e sono convinto che tale più stretto legame col contesto permetterà di dare risposte migliori alle esigenze dei beni culturali. Le difficoltà non mancheranno, per cui dovremo fare uno sforzo collettivo per garantire un generale coordinamento.”

Russo ha quindi sollevato anche il problema, peraltro nazionale, degli archivi: “Foggia rischia di non avere più un archivista. Certe competenze non si sviluppano in 6 mesi, per cui bisogna fare in fretta prima che sia troppo tardi”. Non ha, infine, risparmiato una piccola stoccata alla Regione Puglia: “Occorre fare rete a vari livelli istituzionali, ricordandosi che la Puglia non finisce al fiume Ofanto. Fino ad oggi diversi progetti culturali di qualità, partiti da questo territorio non hanno goduto di alcun finanziamento.” Nell’augurare buon lavoro a Simonetta Bonomi, ha da ultimo sottolineato l’importanza di una collaborazione che eviti di deprimere le energie messe in campo da molti operatori, spesso in modo volontario, e che permetta “una gestione non precaria dei siti, come purtroppo spesso avviene”, impegnandosi  a rendere “sempre più stabili i presìdi di cui essi hanno bisogno”.

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