Il mistero della Tavola degli Dei: spunta una seconda Tabula Osca, in mostra ad Agnone per un anno

La Tavola degli Dei - Agnone (Isernia) in mostra dal 1° agosto 2015

La Tavola degli Dei, Agnone (Isernia) in mostra dal 1° agosto 2015

di Redazione FdS

Evidentemente il fatto era giĂ  noto a piĂą persone se recentemente – come riportato dalla nostra Kasia Burney Gargiulo nel suo articolo sulla Tabula Osca –  Paolo Nuvoli e Bruno Paglione, nel loro libro Gli enigma. La Tavola Osca e Pietrabbondante, avevano “ipotizzato” che qualche raffinato artigiano di Agnone avesse realizzato una copia perfetta della celebre iscrizione in lingua osca su bronzo e che questa, non l’originale, fosse finita nel 1867 nelle mani dell’antiquario romano Castellani e quindi al British Museum di Londra sette anni dopo. E’ infatti sorprendente notizia delle ultime ore che una “Tavola gemella” sarĂ  esposta al Palazzo Bonanni di Agnone (Isernia) dal prossimo 1° agosto in una mostra che farĂ  discutere il mondo degli studiosi dell’Italia antica.

Un esemplare del tutto simile alla famosa Tabula Osca, conosciuta nel mondo scientifico anche come Tavola di Agnone, risalente al III-II secolo a.C., sarà dunque protagonista di una esposizione dedicata al famoso reperto trovato nel 1848 presso Fonte del Romito in agro di Capracotta (Isernia) ed oggi conservato al British Museum di Londra, oggetto di innumerevoli studi da parte di archeologi e epigrafisti di tutto il mondo e giudicata fra i più importanti reperti linguistici dell’etnia italica. Senza dubbio il più importante mai trovato per la lingua osca e la religione dei Sanniti dei quali svela una gran parte del pantheon agreste.

COPIA PERFETTA O ORIGINALE?

Questa “seconda Tavola” è stata rintracciata presso i discendenti della famiglia di Vincenzo Paolo D’Onofrio l’orafo agnonese che nel 1863 vendette l’altro esemplare all’antiquario Castellani di Roma il quale a sua volta lo cedette al museo londinese nel 1873. La domanda al quale sono ora chiamati a rispondere gli esperti è se l’orafo agnonese vendette a Roma una copia fatta nel suo laboratorio trattenendo per sè l’originale, gelosamente conservato da quattro generazioni dei suoi discendenti, oppure il contrario. Ma l’ipotesi è anche un’altra: che la tavola in mostra ad Agnone possa essere un secondo originale. Il giallo, dunque, si fa sempre più coinvolgente.

Il prof. Adriano La Regina, primo studioso a cui è stato consentito di esaminare da vicino il reperto, si è dichiara ammirato dalla eleganza della scrittura osservata sul “nuovo” bronzo ma non si è pronunciato sulla sua antichità attendendo di esaminarlo più a fondo dopo le indagini scientifiche in corso presso l’Istituto Tecnologie applicate ai Beni Culturali del CNR di Roma.

Ovviamente ci si chiede come si sia arrivati a rintracciare questo secondo bronzo. Ebbene,  tutto è iniziato grazie a documenti conservati presso la Soprintendenza di Napoli e solo di recente scoperti ed esaminati dal curatore della mostra Nicola Mastronardi, giornalista, scrittore e responsabile della Biblioteca Labanca di Agnone. Leggiamo pertanto, qui di seguito, quanto scrive lo stesso Mastronardi nel presentare la mostra in programma ad Agnone:

– Il Dossier Maiuri 

Nel settembre del 2013 grazie alla segnalazione di Giuseppe Ciaramella, giovane avvocato di origine campobassana, torna alla luce un dossier sepolto dell’archivio storico della Soprintendenza archeologica di Napoli.  Si tratta di una cartella contenente un centinaio di fogli documenti fra lettere, verbali e fotografie, riguardanti una tavola di bronzo con iscrizione osca prima sequestrata poi restituita ad una famiglia di origine agnonese.

La documentazione, che va dal 1930 al 1936, non è altro che la cartella di Amedeo Maiuri (1886 – 1963), Soprintendente alle “Antichità della Campania e del Molise” e direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, uno dei più noti archeologi del Novecento. L’oggetto del carteggio, a dir poco, sorprendente:  il bronzo sequestrato era infatti l’esatta copia della c.d. “Tavola di Agnone” conservata dal 1873 presso il British Museum di Londra. Ma la sorpresa dello stesso Maiuri fu anche un’altra: la famiglia di Erasmo Amicarelli, proprietario della “seconda Tavola”, era diretta discendente dell’orafo agnonese Vincenzo Paolo D’Onofrio che cinquantotto anni prima aveva venduto la più famosa tra le epigrafi osche all’antiquario Castellani di Roma il quale l’aveva poi ceduta al museo londinese.

Copia o originale? Da dove veniva la “nuova” Tavola? Trovata da pastori al Monte della Macchia, come Erasmo Amicarelli  dichiarò più volte al Maiuri, ovvero riprodotta dal nonno di sua moglie – Vincenzo Paolo D’Onofrio, appunto – nel suo laboratorio agnonese?

Quesiti che appassionarono immediatamente il celebre archeologo il quale indagò a lungo e puntigliosamente cercando con ogni mezzo, ma inutilmente, di acquisire al Museo napoletano il reperto del quale ebbe a scrivere: “da un esame preliminare della tavoletta io traggo la quasi certezza della sua autenticità”.

– Un reperto da indagare e l’irripetibile occasione di osservarlo

Dalla scoperta dell’ incartamento napoletano nasce l’idea di una mostra permanente – che di certo mancava – dedicata alla Tavola Osca di Capracotta/Agnone, il più importante documento in lingua e alfabeto osci riguardante il pantheon agreste italico. La successiva, magnifica disponibilità della Famiglia Amicarelli – nipoti e pronipoti di Erasmo e attuali proprietari della tavola “gemella” – rende possibile addirittura  l’esposizione per oltre un anno dell’eccezionale reperto indagato dal Maiuri sul quale continuano gli studi da parte del Dipartimento Tecnologie applicate ai Beni Culturali del CNR di Roma che ha messo i suoi laboratori al servizio della scoperta della verità.

Oltre a permettere di osservare da vicino la “Tavola D’Onofrio–Amicarelli”, vero enigma che i curatori sottopongono al mondo archeologico italiano e internazionale,  la mostra fornisce al visitatore l’irripetibile occasione di avvicinarsi alla storia e alla cultura dei Sanniti e degli Italici attraverso la lingua, la scrittura e gli alfabeti da essi utilizzati fra il V e il I secolo avanti Cristo. Particolarmente consigliata a scuole di ogni ordine e grado, essa è affiancata da un apposito spazio laboratoriale nel quale gli alunni potranno dedicarsi ad apprendere l’arte della scrittura presso i popoli antichi con particolare riguardo all’area italica.

La mostra, infine, rappresenta il primo nucleo di un museo dedicato al bronzo di Fonte del Romito e alle altre importanti epigrafi dell’area italica che il Comune di Agnone e l’Aps Altosannio intendono far sorgere a palazzo Bonanni nell’ambito del “Centro Studi sulle antichità italiche”, cuore del progettato “Parco archeologico del’Altosannio”.

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Palazzo Bonanni, Agnone
Salita Martisciano
Inaugurazione 1° Agosto ore 17.00
Orari di apertura: Estivo (1 giugno – 15 settembre): Lunedì-Domenica ore 10.00 – 18.00 / Resto dell’anno: Sabato e Domenica, ore 10 – 18.00. Ogni giorno, su prenotazione, per gruppi e scolaresche
Info e prenotazioni: 0865 779173 – 77722 – 339 7893125
agnonebiblioteca@gmail.com


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