Il fungo cannone: una bizzarria della natura sulla Catena Costiera calabrese

Colonia di fungo Pilobolus

Colonia di Pilobolus kleinii Tiegh.

di Domenico Puntillo

E’ vero quell’aforisma che recita: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”. Aggiungo: “dal letame nascono non solo i fiori ma anche i funghi”. Questo però lo sapevamo già. Infatti i comuni prataioli (champignon) vengono coltivati in grotte su uno strato di letame equino. Niente quindi di sorprendente. Ma quando dal letame nasce un “fungo cannone” allora c’è da meravigliarsi davvero.

In una delle mie scorribande botaniche sulla Catena Costiera calabrese, condivisa con l’amico Andrea Pizzini, mi sono imbattuto in una copiosa cacca di bovino stranamente ricoperta da tante piccole macchie arancioni. Mi abbasso per osservare meglio lo strano fenomeno e ad una prima esplorazione mi accorgo che si tratta di tanti piccoli dischetti gialli: i corpi fruttiferi di un funghetto. Si tratta di Cheilymenia theleboloides (Alb. & Schwein.) Boud (nella foto seguente). Riprendo con la mia fotocamera questo fenomeno e ne raccolgo qualche campione per esaminarlo con calma e per preservarne qualcuno nel piccolo erbario micologico dell’Orto Botanico dell’Università della Calabria.
 

Colonia di Cheilymenia theleboloides (Alb. & Schwein.) Boud.

Colonia di Cheilymenia theleboloides (Alb. & Schwein.) Boud. – Ph. © Domenico Puntillo

Sotto l’ingrandimento del microscopio binoculare mi si svela la sorpresa: insieme a questo fungo più vistoso ne scopro un altro ancora più piccolo: appunto il fungo cannone. Così piccolo che mi sarebbe passato inosservato senza l’ausilio delle lenti d’ingrandimento.
 

Cheilymenia theleboloides (Alb. & Schwein.) Boud.

Colonia di Cheilymenia theleboloides (Alb. & Schwein.) Boud. e, indicato dalla freccia rossa, il fungo ”cannone” – Ph. © Domenico Puntillo

Prima di svelarne le peculiarità vediamo l’etimologia del fungo. Il nome Pilobolus deriva dal greco πῖλος (pilos, berretto) e βῶλος (bôlos, grumo, massa) o βάλλω (gettare) per indicare la massa nera (lo sporangio) che ricopre la sacca rigonfia che lo sostiene. E’ un genere di fungo appartenente ai Zigomiceti dell’ordine Mucorales. Il funghetto, visibile nella foto che segue, si presenta dapprima filiforme, di colore giallastro e di dimensioni di 1 o 2 mm.; successivamente sviluppa un piede che reca sulla sommità una sacca rigonfia trasparente e su di questa un cappello, appunto lo sporangio, dapprima giallastro, poi quando maturano le spore nero (v. foto di apertura in alto).

Ma cosa ha di spettacolare questo fungo?

Dentro la sacca trasparente si crea una pressione osmotica che raggiunge 7 atmosfere che la fa esplodere proiettando lo sporangio (il dischetto nero sopra la sacca trasparente) contenente molte spore a notevole distanza (circa due metri). Per capirci l’esplosione della sacca (sporangioforo) comporta un’accelerazione da 0 a 20 km/h in soli 2 μs, sottoponendolo a oltre 20,000 G (forza gravitazionale), equivalente ad un lancio umano di 100 volte la velocità del suono (33,831 m/s al livello del mare, pari a 121,791 km/h): un vero cannone.

Dimenticavo che il ‘cannone’ spara i suoi proiettili in una direzione ben precisa: verso una sorgente luminosa che di solito è la luce solare. C’è da precisare che nessuna mucca mangerebbe la propria o la cacca dei suoi simili: da qui la necessità del fungo si disperdere le spore quanto più lontano possibile. Infatti le spore “sparate” dal fungo cannone cadono nell’erba vicina alla “cacca” e quando un altro animale mangia l’erba ingoia anche le spore che non vengono digerite dall’animale e ritornano così al suolo dove germinano e iniziano un altro ciclo.

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Pilobolus kleinii Tiegh - Ph. © Domenico Puntillo

Pilobolus kleinii Tiegh – Ph. © Domenico Puntillo

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