I Luoghi del Mito | A Francavilla Marittima le pietre di Lagaria parlano di Epeo, costruttore del cavallo di Troia

Il cavallo di Troia utilizzato nel film Troy  di Wolfgang Petersen (2004), a Çanakkale, a poca distanza dal sito archeologico di Troia, Turchia

Il cavallo di Troia utilizzato nel film Troy di Wolfgang Petersen (2004), oggi esposto a Çanakkale, città a poca distanza dal sito archeologico di Troia, Turchia

A Francavilla Marittima si conservano i resti di una città enotrio-greca identificata con la mitica Lagaria, che la leggenda vuole fondata da Epeo, il costruttore del celebre cavallo di Troia. Dal prossimo aprile una sua ricostruzione colossale svetterà nell’area archeologica di Timpone della Motta

di Kasia Burney Gargiulo

Statuetta raffigurante la dea Atena, VII sec. a.C., da Timpone della Motta, Museo della Sibaritide - Ph. Museum Francavilla

Atena, VII sec. a.C.

Là sull’altura dove un refolo di brezza marina cattura gli aromi delle prime erbe primaverili, il vento della Storia spira lento e silenzioso, fra pietre e cocci che rivelano le tracce dei più antichi templi mai trovati sul suolo italiano. E la storia di questi edifici sacri – purtroppo ancora sconosciuta ai più – si intreccia con il fascino immortale di una leggenda legata al mito dei nostoi, gli avventurosi viaggi di ritorno in patria dei guerrieri reduci dalla guerra di Troia.

Siamo a Francavilla Marittima (Cosenza), borgo calabrese di circa 3mila anime sulle pendici del versante jonico del Pollino, a poca distanza dal mare; un luogo dove già molto tempo prima che nell’VIII sec. a.C. fossero costruiti quei templi, gli abitanti intrattenevano rapporti con la sponda orientale del Mediterraneo accogliendo e diffondendo semi di civiltà. Qui nei pressi, a partire dai lontani anni Trenta del Novecento, sono emersi i resti di una cultura indigena protostorica, quella degli Enotri, e le notevoli tracce di un insediamento greco-arcaico finito nel VI sec a.C. nella sfera egemonica di Sibari.

ENOTRI E GRECI: A FRANCAVILLA L’INCONTRO FRA DUE CIVILTA’

Resti di uno degli edifici sacri di Timpone della Motta, VIII sec. a.C. - Ph. Alexander Van Loon | CCBY-SA2.0

Resti di uno degli edifici sacri di Timpone della Motta, VIII sec. a.C. – Ph. Alexander van Loon | CCBY-SA2.0

Dopo i primi ritrovamenti sporadici fatti da contadini di Francavilla Marittima [1], a partire dagli anni ‘60 del Novecento regolari campagne di scavo hanno interessato le contrade di Macchiabate e Timpone della Motta, sotto la direzione dell’archeologa Paola Zancani Montuoro, assistita dall’olandese Maria W. Stoop e dalla sua giovane allieva Marianne Maaskant. In cima al Timpone della Motta, sono così affiorate, sui resti di alcune precedenti abitazioni enotrie, le cospicue tracce di un insediamento greco, con tre edifici a pianta rettangolare facenti parte di un santuario dedicato alla dea Atena (Athenaion) e databili a un periodo che va dal VIII sec. a.C. all’inizio del III sec. a.C. In contrada Macchiabate è invece emersa una necropoli indigena di origine enotria, le cui sepolture a tumuli di pietre fluviali (le più antiche con corredi della prima Età del ferro), hanno restituito ceramiche ed altri oggetti, come punte di lance in bronzo, scuri, fibule ad arco, strumenti musicali in bronzo, e una coppa fenicia in bronzo sbalzato della prima metà del secolo VIII a.C., oltre ai resti di una donna, forse sacerdotessa dell’Athenaion. Proprio questa necropoli, con sepolture che vanno dal IX al VI sec. a.C., dimostra come l’insediamento enotrio non abbia cessato di esistere con l’arrivo dei coloni greci e con la fondazione dell’illustre città di Sybaris. Del resto, come hanno rilevato gli studiosi, anche gli stessi edifici dell’Athenaion sono un’interessante mescolanza di progettazione greca e tecniche indigene.

Anello (kernos) con recipienti per acqua miniaturistici (hydriskai), VII sec. a.C., Museo della Sibaritide

Anello (kernos) con recipienti per acqua miniaturistici (hydriskai), VII sec. a.C., Museo della Sibaritide

Si tratta dunque di aree di grande interesse storico-archeologico che testimoniano l’incontro fra gli abitanti di un villaggio indigeno ed immigrati ellenici, secondo una rapporto di progressivo scambio fra due culture i cui primissimi contatti pare risalgano già ai lunghi viaggi via mare – anteriori alla grande colonizzazione greca – che condussero a queste latitudini le prime genti dalle sponde orientali del Mediterraneo. I ritrovamenti sull’acropoli di Timpone della Motta ci parlano proprio di questa contaminazione fra culture e consistono – oltre che nei resti degli edifici sacri – in terrecotte raffiguranti la dea Atena, in migliaia di piccole hydriai (brocchette per l’acqua) e coppette per bere, frammenti di ceramica protocorinzia e corinzia, una statuetta in stile dedalico, anellini d’argento e di bronzo, grani di collana in pasta vitrea e una lamina di bronzo con un’iscrizione dedicata espressamente alla dea da un atleta olimpionico di nome Kleombrothos, forse della vicina città greca di Sibari. Il tutto su un’area, come già accennato, abitata da gente enotria, alla quale si riferisce appunto la necropoli di Macchiabate i cui reperti, insieme a quelli dell’acropoli, hanno formato i primi nuclei del Museo Nazionale della Sibaritide.

Lamina in bronzo con dedica ad Atena dell'atleta Kleombrothos, VI sec. a.C., Timpone della Motta, Museo della Sibaritide

Lamina in bronzo con dedica ad Atena dell’atleta Kleombrothos, VI sec. a.C., Timpone della Motta, Museo della Sibaritide

L’avvento degli scavi di Sibari distolse purtroppo l’attenzione da Francavilla Marittima e il luogo rimase per anni preda degli scavatori clandestini che rifornirono di preziosi reperti collezionisti e musei esteri, costretti nel 2002 dal Ministero italiano dei Beni Culturali a restituire circa 6 mila reperti illegalmente scavati al Timpone della Motta e ora confluiti nelle collezioni del Museo di Sibari. Nel periodo 1982-83 gli scavi erano intanto ripresi e si è scoperto che due dei tre templi dell’acropoli erano stati costruiti in legno fra VIII e VII sec. a.C. prima di passare a strutture in ciottoli di fiume e alla costruzione del terzo edificio. Altre indagini dell”86-’87 portarono poi alla identificazione di un quarto edificio (IV sec. a.C.), interpretato come portico di servizio del santuario. Dal 1991, a Timpone della Motta è tornata a scavare Marianne Maaskant con una missione dell’Università olandese di Groninge, oltre a numerosi studenti di università italiane e straniere, inaugurando così una nuova stagione positiva per questo sito.

Pendente bronzeo enotrio a doppia spirale, da Timpone della Motta, VIII sec. a.C., Museo della Sibaritide

Pendente bronzeo enotrio a doppia spirale, da Timpone della Motta, VIII sec. a.C., Museo della Sibaritide

La prima nuova importante scoperta è stata quella di un quinto edificio sacro, dell’VIII sec. a.C.: era interamente in legno ma ricostruito nel VI sec. con fondazioni in pietra. Il dato forse più rilevante è però l’aver scoperto che in quello stesso luogo adibito al culto, c’era già stato un altare all’aperto ed una capanna con un grande telaio col quale forse un gruppo di sacerdotesse tesseva pepli per una divinità femminile. Da questo spazio, denominato “Casa delle tessitrici”, sono emersi fornelli in terracotta, grandi vasi d’impasto usati forse per contenere la  lana e due serie di pesi da telaio con decorazioni “a labirinto”. Secondo la Maaskant si trattava di un luogo destinato a pratiche di tessitura sacra in omaggio a una “dea del telaio” enotria. Un culto poi proseguito negli edifici successivi, ma trasferito sulla figura di Atena, dea che vantava il lavoro della tessitura fra i suoi attributi e alla quale i fedeli rendevano omaggio con stoffe e pepli. A provarlo sono le statuette che la ritraggono e l’iscrizione su bronzo dell’atleta Kleombrothos a lei espressamente dedicata.

IL RITO DELL’ACQUA E LA LEGGENDA DI EPEO, COSTRUTTORE DEL CAVALLO DI TROIA

Frammenti e ricostruzione di pinax con scena di processione verso il santuario di Atena a Timpone della Motta, VI sec. a.C., Museo della Sibaritide - Ph. Museum Francavilla

Frammenti e ricostruzione di pinax con scena di processione verso il santuario di Atena a Timpone della Motta, VI sec. a.C., Museo della Sibaritide – Ph. Museum Francavilla

La cosiddetta Pisside del Canton Ticino, con scena di offerta dell'acqua alla dea Atena, VII sec. a.C. - Ph. Museum Francavilla

La cosiddetta Pisside del Canton Ticino, con scena di offerta dell’acqua alla dea Atena, VII sec. a.C. – Ph. Museum Francavilla

Rimaneva però da spiegare la presenza di così tante brocchette (hydriskai) e coppette per l’acqua nell’area del santuario. La risposta è arrivata dalla Maaskant, secondo la quale la massiccia ricorrenza di questi stessi oggetti denotava la presenza di un culto incentrato sulla offerta di acqua da parte dei devoti, che usavano portare in processione il prezioso liquido al santuario con le brocche votive e versarlo in onore della dea. Testimonianza preziosa di questa pratica, dice la studiosa, è un vaso dell’VIII sec. a.C. qui trafugato e finito in una collezione privata del Canton Ticino. Di esso ci resta solo l’immagine fotografica e un frammento del coperchio ritrovato anni dopo: è una pisside con scena di corteo festoso composto da uomini armati, da un suonatore di lira e da una fila di donne che raggiunge una dea in trono. La capofila porta una hydria, il tipico vaso contenente l’acqua, versata in una coppetta che la dea fa il gesto di porgere. Ecco dunque svelato l’uso di quelle migliaia di brocchette, abbandonate nei pressi del santuario una volta compiuto l’atto rituale. Rimaneva però il mistero dell’origine del rito: ebbene, secondo la Maaskant questo veniva praticato nella speranza di ricevere da Atena la stessa protezione che, secondo il mito, la dea assicurò ad Epeo, costruttore del cavallo di Troia e più tardi fondatore di Lagaria. E che Lagaria sia proprio l’antico insediamento ritrovato a Francavilla Marittima è la tesi sostenuta dalla studiosa olandese per via della sorprendente corrispondenza tra i risultati della  ricerca archeologica e le fonti letterarie antiche.

Epeo che con l’aiuto di Atena costruisce un modello del Cavallo di Troia, part. di kylix attica a figure rosse, ca. 480 a.C., da Vulci, Monaco, Staatliche Antikensammlungen

Epeo con l’aiuto di Atena costruisce un modello del Cavallo di Troia, part. di kylix attica a figure rosse, V sec. a.C., da Vulci, Monaco, Staatliche Antikensammlungen

La leggenda racconta infatti che dopo aver costruito il cavallo di legno che determinò le sorti di Troia, durante il viaggio di ritorno in patria, Epeo approdò nell’Italia meridionale dove fondò la città di Lagaria, così chiamata in memoria di sua madre. In questo luogo avrebbe consacrato alla dea Atena gli attrezzi da falegname con i  quali aveva fabbricato il cavallo. La città viene ricordata da numerose fonti antiche, e in particolare il poeta siciliota Stesicoro menziona Epeo nel ruolo di colui che a Troia portava instancabilmente l’acqua agli eroi greci in battaglia, al punto da muovere a compassione la stessa Athena. Sarebbe dunque questa la radice del rito dell’acqua: i devoti di Timpone della Motta non avrebbero fatto altro che replicare il gesto del mitico fondatore della loro città nella speranza di ricevere anch’essi il favore della dea. Il geografo Strabone non a caso menziona Lagaria come città ubicata dopo Sibari e fondata da Epeo e da abitanti della Focide, mentre il poeta tragico Licofrone, nella sua tragedia Alessandra, riporta addirittura come la profetessa troiana Cassandra avesse predetto che Epeo avrebbe fondato Lagaria e lasciato in dono i suoi attrezzi da lavoro in un santuario di Atena sulla costa ionica, tradizione riportata anche dallo Pseudo-Aristotele, che colloca la vicenda nei pressi di Metaponto, città che invece, secondo la Maaskant, avrebbe ripreso a posteriori il culto di Atena proprio da Lagaria.

Epeo carpentiere, disegno dell'arch. Panaiotis Kruklidis - Ph. Itineraria Bruttii

Epeo carpentiere, disegno dell’arch. Panaiotis Kruklidis – Ph. Itineraria Bruttii

L’approccio scientifico al racconto mitico ha portato la Maaskant ad avanzare l’ipotesi che la tradizione del leggendario fondatore si sia diffusa, forse già in epoca precoloniale, a seguito dei contatti fra Enotri e immigrati greci tendenti ad interpretare il mondo nell’orizzonte della loro civiltà e quindi pronti a collocare il mito di Epeo nell’Enotria, probabilmente perchè colpiti dall’abilità artigianale della popolazione locale. Insomma il mito usato come ”ponte” fra le due civiltà. Del resto – dice l’archeologa – ci troviamo in una zona in cui la lavorazione del legno doveva essere molto sviluppata, come sembrano dimostrare gli attrezzi del mestiere rinvenuti dalla Zancani Montuoro in una tomba dell’VIII sec., e la presenza di ricchi boschi sulle vicine vette del Pollino. In sostanza sarebbero stati i nuovi arrivati a dare una ambientazione reale al mito di Epeo, finendo con l’influire anche sul culto religioso nel santuario, trasferito dalla locale “dea del telaio” alla greca Atena ed arricchito col rito dell’acqua, riproduzione in chiave mistica del ruolo di Epeo quale ‘portatore d’acqua’ caro alla dea. L’originaria divinità enotria, spesso accompagnata da un giovane consorte – come testimoniano i tanti bronzetti raffiguranti la sacra coppia – ha visto così mutare la sua iconografia e taluni elementi ideologici, fino ad essere assimilata con Atena, ma senza perdere le sue originarie attribuzioni di dea della rigenerazione, della natura, della fertilità e della protezione dei giovani.

IL FANTASMA DI TROIA FRA LE ROVINE DI LAGARIA

Pinax con Atena in trono che regge in grembo il peplo, VII sec. a.C. - Ph. Museum Francavilla

Pinax con Atena in trono che regge in grembo il peplo, VII sec. a.C. – Ph. Museum Francavilla

Se il rigore scientifico impone di considerare i miti secondo una chiave prevalentemente simbolica, resta il fatto che a Timpone della Motta ci sono vari elementi in grado di evocare, in modo sorprendente, il fantasma della città di Troia. A cominciare dalla stessa tipologia della dea qui venerata, che – spiega la Maaskant in un’intervista – è quella dell’Athena Ilias, ossia l’Athena troiana: la vediamo talora raffigurata in statuine di terracotta seduta con il peplo raccolto in grembo, descritta da Strabone e Licòfrone quale effige cara ad Ecuba, moglie di Priamo, re di Troia. Inoltre – aggiunge la studiosa – frammenti di pinakes provenienti dal Timpone della Motta ma poi finiti al Getty Museum di Los Angeles, mostrano carri da guerra in corteo e sono decorati con fregi troiani. Senza trascurare la presenza di toponimi significativi come Dardano dato a uno dei calanchi che solcano il Timpone della Motta e coincidente col nome del leggendario fondatore di Troia. Quello per Atena sarebbe stato dunque un culto che, sia pure nella diversità di espressione, accomunava troiani e greci, e che insieme ad altri elementi sembra suggerire l’idea che in Calabria gli acerrimi nemici narrati da Omero siano riusciti addirittura a convivere: “E probabile, – osserva la Maaskant – ma siamo sempre nel campo di un’ipotesi, suggestiva di certo, ma che necessita di essere approfondita.” Un’ipotesi dunque cautamente formula dalla studiosa, secondo la quale “oltre la scienza c’è l’immaginazione, l’istinto più che la razionalità, elementi in base ai quali può dirsi che profughi della guerra troiana potrebbero essersi integrati con gli Enotri.”

A FRANCAVILLA RIVIVE IL CAVALLO DI TROIA

Proprio muovendo da questo insieme di riferimenti storico-archeologici e di suggestioni mitiche, l’Associazione Itineraria Bruttii, per il prossimo 2 aprile 2016 alle ore 10,00, presso il Parco archeologico di Timpone Motta-Macchiabate di Francavilla Marittima, ha organizzato una conferenza stampa nel corso della quale sarà presentato il progetto di ricostruzione del cavallo di Epeo e la mostra “Eroi, miti e tradizioni di Lagaria”. Del cavallo si potrà vedere un modello in scala ridotta (mt 2×2), mentre la versione colossale sarà inaugurata, insieme alla mostra, il 24 aprile 2016.  Un’iniziativa voluta per promuovere i beni culturali della Sibaritide attingendo alla ricerca scientifica, alla didattica sperimentale dei beni culturali e al marketing turistico territoriale. Nel mese di agosto 2016 si svolgerà invece una rievocazione storica delle Panatenee in onore della dea Atena e di Epeo di Lagaria, ripercorrendo i riti religiosi ed i giochi che presumibilmente si svolgevano a Lagaria in ricordo del fondatore Epeo e in onore della dea Atena, consistenti in gare atletiche e di poesia, danze, e nella processione in cui le donne portavano in dono un peplo tessuto e ricamato dalle fanciulle nobili insieme alle brocche d’acqua offerte alla dea Atena in ricordo del suo protetto Epeo, noto come portatore d’acqua in battaglia, ma anche come atleta lottatore e naturalmente come eccellente falegname [2].

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Rievocazione storica del corteo di Atena, Timpone della Motta, Francavilla Marittima (Cs) - Ph. Itineraria Bruttii

Rievocazione storica del corteo di Atena, Timpone della Motta, Francavilla Marittima (Cs) – Ph. Itineraria Bruttii

Note:
[1] “I reperti venuti alla luce (negli anni Trenta), quasi sempre frutto di scoperte casuali ad opera dei contadini del luogo, furono raccolti con amorevole cura, per oltre un trentennio, dal medico del paese,il dottor Agostino De Santis, appassionato ed esperto di archeologia, ispettore onorario alle antichità, lui stesso scopritore di un’importante tomba in contrada Macchiabate, la cosiddetta “Tomba della strada”. Successivamente “grazie anche alle sollecitazioni del dott. Tanino De Santis, figlio di Agostino e continuatore dell’opera del genitore a favore della ricerca archeologica a Francavilla, i siti di Macchiabate e di Timpone della Motta cominciarono finalmente ad essere studiati e indagati con regolari campagne di scavo” | Cfr. Liguori citato di seguito nei “Riferimenti bibliografici”.

[2] La tutela e la divulgazione del patrimonio archeologico di Francavilla Fontana/Lagaria sono oggi promosse in particolare dall’Associazione Lagaria ONLUS, di cui è presidente Pino Altieri, fondatore – insieme alla Prof.ssa Marianne Maaskant Kleibrink – dell’Associazione per la Scuola Internazionale d’Archeologia “Lagaria” Onlus.
Riferimenti bibliografici:

De Gaudio M., Intervista alla Prof.ssa Marianne Kleibrink Maaskant, in “Calabria”, rivista della Regione Calabria, ottobre 1999
De Santis T., La scoperta di Lagaria, Editrice MIT, Corigliano, 1964
Liguori F., Forse svelato il mistero di Lagaria, la mitica città fondata da Epeo, in Il Serratore, n. 76, 2004
Maaskant Kleibrink M., Dalla lana all’acqua, culto e identità nell’Athenaion di Lagaria, Francavilla Marittima

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