Grande tradizione operistica e leggiadria da musical: la magica formula del Giovane Artù di Scardicchio

Il giovane Artu ph Carlo Cofano 6

La scena culminante della incoronazione di Artù – Ph. Carlo Cofano

Grande tradizione operistica e leggiadria da musical: la magica formula del Giovane Artù di Scardicchio. Boom di prenotazioni già alla vigilia del debutto

di Enzo Garofalo

Prendete uno stimato compositore pugliese contemporaneo – con un ampio repertorio che va dalla musica sinfonica a quella cameristica, dalla musica sacra alle musiche di scena, dall’opera alle colonne sonore – affidategli l’incarico di scrivere un’opera per ragazzi ispirata ad uno dei grandi miti della cultura e della letteratura occidentali, quello di Re Artù – qualcosa che sappia coinvolgere, piacevolmente suggestionare e possibilmente stimolare nei più giovani il desiderio di accostarsi alla musica e al teatro – ed egli vi “servirà” un piccolo capolavoro di circa un’ora che ha la sapienza compositiva della grande tradizione operistica e la leggiadria del musical.

E’ questa la magica formula seguita dalla Fondazione Petruzzelli e dal Soprintendente Massimo Biscardi quando hanno deciso di commissionare a Nicola Scardicchio la composizione de “Il Giovane Artù”, un lavoro per orchestra coro e attori-cantanti, in scena al Teatro Petruzzelli di Bari fino al 27 novembre con due spettacoli al giorno per un totale di 16 repliche (QUI tutte le date). Un’iniziativa che fa parte del più ampio progetto “Il Petruzzelli dei Ragazzi” e che si è rivelata fin da subito un grande successo se si considera che già alla vigilia del debutto, avvenuto lo scorso 15 novembre, aveva superato le 16 mila prenotazioni.

Di Artù nell’opera si racconta l’infanzia e l’adolescenza, il rapporto conflittuale con la sorellastra Morgana e la sua condizione di figlio adottivo di sir Ettore, genitore a cui il destino ha riservato il delicato compito di allevare un futuro re. E poi c’è Merlino, mago e maestro, vero faro per la crescita morale, culturale ed affettiva del ragazzo. E’ lui a formarlo alla luce di valori universali come il coraggio, la generosità, la determinazione, la magnanimità. Ed è attraverso la narrazione del loro rapporto che passa il vero messaggio di quest’opera: quello secondo cui non c’è evoluzione alcuna senza sacrificio e abnegazione e soprattutto senza la disponibilità a rinunciare alla via più “comoda” a favore di quella più giusta. L’unica scelta che permette all’uomo-eroe di “estrarre la spada dalla roccia”.

Se Scardicchio ha curato da par suo la parte musicale, nella quale è riuscito mirabilmente ad unire ricchezza e raffinatezza di scrittura strumentale e vocale con l’esigenza di coinvolgere un pubblico di ragazzi, per definizione poco inclini a garantire elevati livelli di attenzione, determinante è stato anche il contributo della scrittrice Teresa Petruzzelli che ha elaborato i dialoghi e la parte narrativa del libretto (Scardicchio ha curato i versi cantati) secondo un taglio moderno e accattivante pur riferendosi ad una storia ambientata nel V-VI secolo d.C. La eccellente regia di Marinella Anaclerio ha assicurato grande vivacità e dinamismo alla rappresentazione mentre alla indiscussa maestria di Tommaso Lagattolla si devono le scene e i costumi che danno forma, vivida e suggestiva, all’atmosfera fiabesca di cui è pervasa la vicenda narrata nell’opera.

Difficile il compito affidato agli interpreti in scena che – fatta eccezione per il coro, composto da cantanti professionisti – provengono dal mondo del teatro di prosa e per l’occasione si sono dovuti cimentare anche nel canto. Apprezzabili tutti dal punto di vista attoriale (una menzione speciale va a Tony Marzolla nei panni di Caio, fratello scapestrato di Artù), da quello canoro gli esiti sono stati invece diseguali. Sotto questo profilo a convincere maggiormente è stato il giovanissimo Carlo Callea, che con marcata disinvoltura scenica e vocale ha delineato efficacemente il personaggio di Artù, da ragazzino imberbe ad aspirante sovrano. E’ una Morgana di grande temperamento e giovanile sfrontatezza quella dell’attrice Antonella Carone, con buone chance di ulteriore maturazione sul piano canoro. Più sornione che austero, ma comunque simpatico il Merlino dell’attore Totò Onnis (suo anche il divertente Arcivescovo di Brice), peraltro poco a suo agio nelle parti cantate. Ottimamente tratteggiato il sir Ettore di Loris Leoci, anch’egli però non particolarmente convincente come cantante. La bellezza complessiva dello spettacolo riesce peraltro a farsi perdonare questi ‘’nei’’ ai quali aggiungerei anche la mancanza dei sopratitoli, che avrebbero aiutato il pubblico a seguire meglio il testo.

Eccellente la cura espressiva applicata alla partitura dall’Orchestra e dal Coro (preparato dal M° Franco Sebastiani) del Teatro Petruzzelli, per l’occasione diretti dallo stesso Nicola Scardicchio, notoriamente direttore d’orchestra oltre che compositore.

Un teatro stracolmo di giovanissimi, e non solo, ha salutato con prolungati ed entusiastici applausi il debutto di un’opera che mostra di avere le carte in regola per intraprendere un viaggio di sicuro successo attraverso i palcoscenici nazionali.

 

 

Rispondi

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono segnalati *

*

Torna su