Alla scoperta dell’oasi Salina di Punta della Contessa in compagnia di Martine Balanza, maestra di Tai Chi

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Puglia - Scorcio dell'Oasi Punta della Contessa, Brindisi - Ph. Reise nach Apulien | CCBY2.0

Puglia – Scorcio dell’Oasi Punta della Contessa, Brindisi – Ph. Reise nach Apulien | CCBY2.0

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di Redazione FdS

Martine Balanza, maestra di Tai Chi

Martine Balanza, maestra di Tai Chi

Sul versante sud del territorio brindisino, nel tratto compreso tra Capo di Torre Cavallo e Punta della Contessa, c’è una Zona di Protezione Speciale compresa fra le aree di tutela europea della Rete Natura 2000. E’ il Parco naturale regionale Salina di Punta della Contessa un angolo ricco di biodiversità posto lungo la rotta degli uccelli selvatici migratori, tanto più prezioso perchè sopravvissuto alla vicinanza di alcuni grossi complessi industriali. Sebbene sia meno noto di aree naturalistiche come Cesine o Torre Guaceto, il Parco di Punta della Contessa merita di essere conosciuto per la particolarità dell’habitat che custodisce e per la bellezza del paesaggio. Un’occasione eccezionale per scoprire questo luogo è offerta domenica prossima 14 giugno dalla iniziativa organizzata da Legambiente che permetterà a chiunque lo voglia, dalle ore 17.00, di passeggiare all’interno del Parco e di praticare le tradizionali discipline cinesi del Tai Chi e del Qi Gong in compagnia di Martine Balanza responsabile per la Puglia della International Tai Chi Chuan Association Italia (l’invito è aperto a tutti, anche ai principianti, ed è gratuito – Info: Lega ambiente 320 6750088 – Martine Balanza 335 6346106. Per indicazioni su percorso da fare per raggiungere il Parco, contattare Fabio: 320.6750088. Per visite gratuite nelle domeniche successive, fino al 28 giugno, nell’ambito di Discovering Puglia, telefonare al n. +39 0831523072).

Il Parco si trova lungo il litorale adriatico, costellato in questo tratto da ampi bacini costieri di acqua dolce alimentati da locali sorgenti e da diversi canali che convogliano verso il mare l’acqua piovana. A separarli dal mare vi è una serie di dune, tuttavia non sufficientemente alte da impedire all’acqua salata di raggiungere tali bacini, e da una spiaggia talora larga una quindicina di metri. L’area naturalistica è composta dalle zone umide della “Salina Vecchia”, estesa per circa 165 ettari, della più piccola “Salinella”e del cosiddetto “invaso dell’Enichem”. Un tratto caratterizzante le sponde dei bacini costieri e le contigue depressioni umide, è la presenza di estesi salicornieti, un ecosistema formato da diverse specie vegetali (fra cui Salicornia europaea, Artrhocnemum macrostachyum, Limonium bellidifolium, Limonium serotinum, Limonium virgatum, etc.) che proliferano sui terreni salmastri grazie a peculiari adattamenti alle alte concentrazioni saline. Proprio i salicornieti sono fra gli spazi privilegiati per la nidificazione e il rifugio dell’avifauna lungo le zone umide costiere. Non a caso nell’area è segnalata la presenza di circa 14 specie di uccelli nidificanti tra cui molte d’interesse internazionale, oltre ad animali di diversa specie come la tartaruga Emys orbicularis, la cui popolazione negli ultimi decenni ha subito una forte decrescita demografica.

La formazione di questo particolare habitat è stata favorita dall’abbandono in cui l’area, prima utilizzata per l’estrazione del sale (da cui il nome Salina), è rimasta a partire dal ‘700, con il conseguente venir meno di un regime regolato delle acque ed il formarsi di una zona umida risultata particolarmente ospitale per gli uccelli migratori. Fra l’altro si trova geograficamente lungo l’asse Europa-Africa per cui costituisce un’importante area di sosta, di svernamento e di nidificazione per diverse specie, alcune delle quali piuttosto rare.

Fenicotteri nel Parco Salina Punta della Contessa - Ph. Facebook page del Parco

Fenicotteri nel Parco Salina Punta della Contessa – Ph. Facebook page del Parco

Riconosciuta come oasi faunistica e sottoposta a vincolo idrogeologico e di salvaguardia ambientale, è stata poi proposta come SIC (Sito di interesse comunitario), ai sensi della Direttiva “Habitat”, e come Zona di protezione speciale (ZPS) secondo la Direttiva “Uccelli”. Finalmente nel 2002 è definitivamente diventata Parco Naturale Regionale col nome di “Salina di Punta della Contessa”.

Accanto ad una zona a più rilevante valore naturalistico e paesaggistico, il Parco comprende un’area maggiormente antropizzata. Si sviluppa per circa 1600 ettari, di cui circa 200 sono catalogati come area SIC mentre il resto è costituito prevalentemente da terreni agricoli. Proprio per la sua stretta vicinanza al polo chimico e alla centrale Enel di Brindisi il parco figura fra le zone “a rischio ambientale”, una vulnerabilità che espone a grave pericolo soprattutto la ricca avifauna, vera grande risorsa naturale del parco: a seconda delle stagioni, ma soprattutto nei periodi cruciali del passo e dello svernamento, è tutto un pullulare di germani reali, alzavole, folaghe, svassi, diverse varietà di aironigabbiani, cormorani, pavoncelle o, nelle zone più interne, fagiani, diverse varietà di rapaci e numerosissimi passeriformi fra cui le allodole, gli usignoli di fiume e i culbianchi, solo per citare una piccola parte dei preziosi abitanti di questo splendido e fragile habitat.

Tramonto sulla Salina di Punta della Contessa - Ph. Facebook page del Parco

Tramonto sulla Salina di Punta della Contessa – Ph. Facebook page del Parco

Non meno preziosa è la vegetazione del parco, senza la quale non sarebbe pensabile la presenza di qualsivoglia specie di animale, in stretto legame quasi simbiotico con il contesto che la ospita. Fra lagune costiere e stagni temporanei mediterranei, non poteva mancare, oltre ai già menzionati salicornieti e alle steppe salate, la presenza di una rigogliosa vegetazione sommersa, accanto a quella costituita dalle piante psammofile che proliferano lungo la stretta striscia dunale, alle macchie di cannuccia di palude che circondano ampiamente i bacini e a diverse altre specie tipiche degli ambienti umidi.

L’appuntamento di domenica prossima va ad aggiungersi ai percorsi e alle esperienze di birdwatching che il Comune di Brindisi, ente gestore dell’area, da anni propone anche grazie al sostegno di finanziamenti europei.

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