I megaliti dell’Argimusco: la ”Stonehenge” italiana a Montalbano Elicona

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Sicilia – Altopiano dell’Argimusco: visione del megalite dell’Orante (la figura femminile a mani giunte delineata a destra) in uno splendido controluce al tramonto – Ph. Massimo Calcagno – All rights reserved – FdS: courtesy dell’Autore

di Redazione FdS

Oggi vi portiamo in uno degli angoli meno conosciuti ma più suggestivi del Sud e precisamente sull’altopiano dell’Argimusco suddiviso tra i comuni di Montalbano Elicona (uno fra i Borghi più belli d’Italia), Tripi (paesino che sorge sul sito dell’antichissima Abacaenum) e Roccella Valdemone, tutte località in provincia di Messina. Il luogo si trova poco a nord dell’Etna, all’incirca al confine tra i monti Nebrodi e i Peloritani. Qui si erge un affascinante complesso di megaliti intorno ai quali aleggia ancora un’aura molto densa di mistero, probabilmente destinato ad non essere mai sciolto. Un gruppo di grandi rocce di arenaria quarzosa svettano sugli oltre mille metri di altitudine dell’altopiano modellati in forma curiosa e suggestiva. La tradizione popolare riconduce questi megaliti all’opera di popolazioni preistoriche: si tratterebbe quindi di antichi menhir e quasi irriconoscibili dolmen. Ma i geomorfologi e gli archeologi propendono piuttosto per una loro origine assolutamente naturale, dovuta in particolare all’erosione eolica, anche perchè nei loro pressi non sono stati trovati resti significativi di presenza umana come ceramiche, utensili, ossa, ecc. Resta comunque il fatto che tali pietre mostrano segni che, a detta di qualcuno, testimonierebbero almeno una attenzione dell’uomo nei loro confronti riconducibile ad attività di osservazione del cielo e a qualche pratica rituale forse legata ai cicli delle stagioni e ai principali fenomeni astronomici dell’anno. Qualunque sia la verità, certo è che il luogo è diventato meta di appassionati di archeoastronomia o di semplici curiosi con la passione per il Mistero. Le curiose forme dei megaliti che ora vi illustreremo e le atmosfere naturali mozzafiato che vi si respirano, certo contribuiscono a rendere l’Argimusco un luogo di assoluto appeal.

Vi segnaliamo quindi un percorso alla scoperta dei megaliti dell’Argimusco per effettuare il quale potrete fissare nel corso di un week-end il vostro quartier generale in uno dei B&B o agriturismi della zona, da cui raggiungerete il borgo di Montalbano Elicona (centro ricco di storia, di arte e tradizioni, considerato a ragione uno dei borghi più belli d’Italia, dominato da un maestoso castello federiciano e circondato da boschi secolari e profumati) e poi seguirete i cartelli per il Bosco di Malabotta, splendida Riserva Naturale Orientata che si trova nei pressi, anch’essa assolutamente da visitare.

I MEGALITI DELL’ARGIMUSCO

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Sicilia – Uno degli elementi del complesso megalitico dell’Argimusco – Ph. Elisa Ranno – All rights reserved – FdS: courtesy dell’Autrice

Le testimonianze storiche su questo luogo sono alquanto scarne, ma esso risulta noto ai cronisti medievali almeno dal XIII secolo d.C. La prima attestazione storica compare nell’Historia Sicula di Bartolomeo di Neocastro, che ricorda, nel 1282, il transito di Pietro III d’Aragona nei pressi della località Argimustus. Dalla descrizione apprendiamo quanto, già a quel tempo, il luogo fosse apprezzato per i panorami a perdita d’occhio, consentendo a nord un ampio sguardo su Milazzo, la costa tirrenica, i vicini rilievi e il borgo di Tindari, le isole Eolie, e sul versante opposto il profilo del vulcano Etna. Altro documento storico che fa riferimento al luogo è un’epistola di Federico III indirizzata a Giacomo II, nella quale il sovrano risponde ad una proposta di tregua nei confronti di Roberto d’Angiò, duca di Calabria; la lettera risulta inviata proprio dall’Argimusco, nella cui zona Federico III evidentemente risiedeva. Successivamente i documenti tacciono almeno fino alle carte geografiche del XVI sec. come quella del “Siciliae Regnum” del Mercatore che segnala, poco a sud di Montalbano, la presenza di una “Lagrimusco fons”, un toponimo assonante con l’altipiano dell’Argimusco, che del resto ancora oggi comprende la sorgente del Lagrimusco, proprio a poche centinaia di metri dai megaliti. Le carte dei secoli successivi continuano, talora a fasi alterne, a segnalare la contrada con il suo nome, ponendola al centro di un importante crocevia di strade che collegavano i vari versanti della Sicilia.

Unico esempio di sito megalitico in Sicilia, l’Argimusco evoca quindi, come dicevamo, epoche remote nelle quali luoghi alti e ben orientati si prestavano all’osservazione del cielo, a quel tempo motivo di interesse pratico ma anche fonte di ispirazione mistico-rituale. Osserviamo quindi i megaliti secondo un itinerario tracciato sull’altopiano, lasciandoci trasportare dalle suggestioni che forme e collocazione riescono a trasmettere. Indicheremo solo i principali (ad alcuni di essi si riferiscono le immagini), quelli cioè che per forme, dimensioni e segni misteriosi hanno maggiormente sollecitato la fantasia popolare o un interesse scientifico che è ancora ben lontano dall’essere stato portato a termine. Al luogo si accede a piedi tramite un piccolo cancello che da su un sentiero in terra battuta.

– Cominciamo dai cosiddetti “menhir” Maschile e Femminile (nella foto seguente), due monoliti ben visibili da due diverse angolazioni che evocherebbero un legame simbolico con la fertilità e la nascita. Sono separati da un varco che consente di osservare il sorgere del sole.

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Sicilia – Argimusco: i cosiddetti menhir Maschile e Femminile – Ph. Bdsklo | CCBY-Sa3.0

E’ poi il turno del megalite detto il Mammut per la forma evocante il preistorico pachiderma. Fra i suoi anfratti crescono bellissimi esemplari di Agrifoglio.

A evocare sembianze umane è invece il megalite detto Il volto. In realtà non è l’unica roccia a ricondurre a profili umani, ma questa si fa notare per la particolare verosimiglianza.

L’Aquila (nella foto seguente) è forse uno dei megaliti più suggestivi dell’intero gruppo perchè richiama allo sguardo e alla mente in modo potente il nobile rapace che nelle antiche culture, oltre ad essere simbolo di regalità, compariva rappresentato con funzioni di animale psicopompo ossia di scorta alle anime dei defunti nel loro viaggio verso l’aldilà. Pare infatti che il becco di questa misteriosa “scultura” dell’Argimusco sia orientato verso una non lontana necropoli.

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Sicilia – Argimusco: megalite detto L’Aquila – Ph. Bdsklo | CCBY-Sa3.0

C’è poi la roccia detta il Santuario o il Pluviometro, che presenta sul fronte strane incisioni parallele che sembrerebbero destinate alla raccolta dell’acqua piovana poi convogliata in alcune concavità scavate nella roccia, forse inerenti a culti legati alla pioggia.

Uno dei monoliti che colpiscono maggiormente l’immaginario del visitatore, soprattutto se osservato nella luce del tramonto, è quello detto dell’Orante o anche della Dea Neolitica (v. foto di apertura in alto): si tratta di un apparente profilo di donna in atteggiamento di preghiera, delineato nella sagoma della roccia. L’effetto ottico crea la sagoma di un’alta figura a mani giunte, avvolta in un lungo peplo, che sembra in atteggiamento contemplativo. Una antica leggenda popolare vuole che quella figura altri non sia stata che una donna virtuosa – detta Marta d’Elicona –  la quale, per sottrarsi alle lusinghe di un demone dei boschi, preferì farsi tramutare in pietra. Qualcuno è dell’avviso che parte dello stesso megalite, associato ad una vasca per la raccolta dell’acqua, abbia svolto funzione anche di Osservatorio luni-solare.

La Grande Rupe è un altro imponente megalite che sembra delineare un gigantesco volto. Si trova allineato con l’Orante da cui lo separa uno spazio che permette di osservare il tramonto.

Posto prima dei complessi Orante-Osservatorio e Grande Rupe, e visibile dal centro del pianoro, è il megalite del Teatraedro, una roccia orientata verso nord e da alcuni considerata con maggiore probabilità un’opera dell’uomo.

Le Rocche Incavalcate sembrerebbero quello che resta di alcuni dolmen crollati di Portella Calvagna.

Non sembrano invece riconducibili a particolari significati, ma solo alla bizzarria degli elementi, i cosiddetti Parti della Roccia, forme di erosione che hanno scavato la superficie rocciosa lasciandone emergere delle sfere o semisfere quasi perfette, di cui il sito presenta diversi esemplari.

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Sicilia – Scorcio dell’altopiano dell’Argimusco visto dalla sommità di uno dei megaliti -Ph. Massimo Calcagno – All rights reserved – FdS: courtesy dell’Autore

NEI DINTORNI DELL’ARGIMUSCO

– IL BOSCO DI MALABOTTA

Una volta raggiunto l’Argimusco sarebbe un vero peccato ripartire senza aver visitato qualche altro sito nei dintorni. A parte un bel giro nel borgo di Montalbano Elicona, vi suggeriamo di visitare la Riserva Naturale Orientata del Bosco di Malabotta, uno straordinario scrigno di biodiversità fra Roccella Valdemone e Montalbano Elicona, dove si è spontaneamente formato un ecosistema ricchissimo di flora e fauna. Il bosco presenta alberi centenari, con vaste radure abitate dai suini neri e torrenti tortuosi in cui vive la rara Trota macrostigma. Gli alberi sono soprattutto querce alte oltre 30 metri, ma non mancano pini, noccioli, castagni, pioppi, aceri e anche una faggeta che, nel territorio di Montalbano Elicona, forma uno splendido bosco integro esteso per circa 80 ettari.

– L’OVILE DI PORTELLA ZILLA – MANDURRA GESUITTU

E’ un ovile costruito, pare, agli inizi del ‘900, non si sa con quale tecnica, utilizzando giganteschi blocchi di pietra provenienti da quello che alcuni considerano un osservatorio astronomico preistorico demolito nei secoli scorsi, di cui sono ancora visibili i resti.

Informazioni Turistiche: Associazione Turistica Montalbanese Pro-Loco, Piazza Maria SS. Della Provvidenza 1, Montalbano Elicona (Messina). Tel. 0941 679384
Visite guidate: l’associazione messinese Progetto Futuro Migliore organizza visite guidate all’Argimusco e a Maontalbano Elicona. Per informazioni telefonare ai nn. 3929619468 3468829976 – 3293913592 o inviare una mail a info@associazionepfm.it

IL LUOGO

 

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