Himera: in Sicilia esce dall’oblio una delle più grandi scoperte archeologiche degli ultimi decenni

Fossa comune dei caduti della Battaglia di Himera del 409 a.C. e sepoltura di un cavallo - Image by Soprintendenza Archeologica della Sicilia

Fossa comune di caduti nella Battaglia di Himera del 409 a.C. e sepoltura di un cavallo – Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

Rimasti per 10 anni chiusi nei container, arrivano a Palermo gli innumerevoli reperti provenienti dalla più grande necropoli greca mai scoperta in Sicilia. Ora si punta a garantirne la pubblica fruizione

 
“Himera…fu conquistata con la forza e i barbari si dettero a una lunga spietata strage di tutti quelli che vi restarono presi (…) Annibale fece saccheggiare i luoghi sacri e, strappatene via i supplici che vi si erano rifugiati, li incendiò e fece radere al suolo la città, abitata da 240 anni…”
Diodoro Siculo, Biblioteca Historica, I sec. a.C.

di Kasia Burney Gargiulo

Pochi mesi fa ci siamo occupati di Himerapolis greca di 2600 anni fa lungo la costa della Sicilia settentrionale, per riferirvi di un ritrovamento legato alla sua vita quotidiana: quello dei resti di una antica “focacceria”, ossia di uno spazio destinato alla preparazione di alimenti fra cui dominava l’antenata dell’odierna pizza. Abbiamo però accennato anche ai tanti reperti che questo luogo, oggi ubicato nel territorio del comune di Termini Imerese, va restituendo fin dal 1926, ai quali più recentemente si sono aggiunti quelli derivanti da una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni. Il ritrovamento è avvenuto fra il 2008 e il 2011, durante i lavori per un raddoppio ferroviario, ed ha riportato alla luce una necropoli con oltre 12000 sepolture pressoché inviolate di età arcaica e classica, molte delle quali ricche di corredi. Alcune di esse si riferiscono a una celebre pagina di storia della città che, ubicata sullo strategico confine fra la Sicilia ellenica e l’area controllata dai Fenici, è stata teatro nel 480 a.C. di una celebre battaglia combattuta fra Greci e Cartaginesi. Prevalsero i primi, come testimoniato dal ritrovamento dei resti del Tempio della Vittoria, eretto nell’occasione, ma nel 409 a.C.  i Cartaginesi si presero la rivincita assediando e radendo al suolo la città (di seguito il video ispirato alle battaglie di Himera, realizzato da NoReal).
 

 
Dei due epici scontri, si è trovato inequivocabile riscontro in migliaia di scheletri di uomini e cavalli, rinvenuti in fosse comuni e in sepolture singole. Le fosse comuni sono ben 9 (sette relative ai morti del 480, due a quelli del 409) e contengono i corpi dei caduti in battaglia sistemati ordinatamente, uno a fianco dell’altro, in un numero variabile da un minimo di due ad un massimo di oltre 50. Non mancano tuttavia anche scheletri di neonati, collocati in anfore funerarie a forma di utero. Secondo gli archeologi alla battaglia del 480 sarebbero inoltre da ricondursi una trentina di tombe di cavalli, probabilmente uccisi in battaglia e sepolti nell’area della necropoli, vicino alle fosse comuni, mentre la scoperta di due  schinieri di bronzo, di tipo iberico, confermano quanto scrisse Erodoto circa la presenza, nell’esercito cartaginese, comandato da Amilcare, di mercenari provenienti da varie parti del Mediterraneo Occidentale.
 

Scorcio di una delle fosse comuni maschili di caduti in battaglia - Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

Scorcio di una delle fosse comuni di soldati di caduti in battaglia – Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

Ebbene, questo patrimonio proveniente dalla più grande necropoli greca mai trovata in Sicilia, è rimasto fino ad oggi rinchiuso in sedici container e finalmente, dopo 10 anni, viene trasferito a Palermo nei locali del Real Albergo dei Poveri, edificio di epoca borbonica in Corso Calatafimi. A risvegliare l’attenzione sulla scoperta è stata un’interrogazione parlamentare presentata la scorsa estate dal deputato regionale Luigi Sunseri (Cinquestelle), alla quale ha puntualmente risposto l’Assessorato regionale ai Beni culturali presieduto dall’archeologo Sebastiano Tusa. La sistemazione dovrebbe avere un carattere provvisorio nella speranza, ha detto Sunseri, che i reperti possano quanto prima trovare una degna collocazione museale a Termini Imerese dal cui territorio provengono. L’obiettivo è renderli un importante attrattore turistico-culturale con tutte le implicazioni economiche che ne conseguono. “Questo – ha aggiunto il deputato – è un patrimonio inestimabile che grida vendetta e che necessita di una collocazione adeguata”.
 

Scorcio della necropoli di Himera - Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

Scorcio della necropoli di Himera – Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

LA SCOPERTA

Per tre anni, dal 2008 al 2011, una valentissima squadra composta da oltre 60 operatori e 30 specialisti tra cui archeologi, antropologi, restauratori e disegnatori, diretti dalla Soprintendenza Archeologica di Palermo, è stata impegnata quotidianamente nelle attività di scavo. La presenza costante degli antropologi, guidati dal Prof. Pier Francesco Fabbri, dell’Università del Salento, ha permesso in particolare di raccogliere importanti informazioni legate alla vita e alla cultura della popolazione locale, come nel caso delle sepolture dei soldati caduti nelle battaglie di Himera del 480 e del 409 a.C. Le tombe sono per lo più riemerse a una profondità di circa tre metri sotto il livello attuale, coperte da uno strato molto compatto e omogeneo che nel corso dei secoli ha protetto la necropoli. Gli studiosi propendono per l’ipotesi che a ciò abbiano contribuito possibili inondazioni del mare o del vicino fiume.
 

Ritrovamenti nella necropoli di Himera - Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

Ritrovamenti nella necropoli di Himera – Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

Durante gli scavi sono stati rinvenuti vari tipi di tombe: escludendo il 12% di cremazioni, si va dalle trincee scavate nella sabbia, alle casse di legno, ai sarcofagi, alle deposizioni infantili in vasi di terracotta (enchytrismoi), testimonianza, queste ultime, dell’alta mortalità infantile dell’epoca, il cui rischio è risultato particolarmente elevato fra la nascita e i sei mesi di vita. Più in generale sono state condotte indagini sulle condizioni delle ossa, età, sesso, statura, malattie e aspetti nutrizionali del defunto nonché osservazioni sui tipi di rituali funerari utilizzati.
 

Scorcio della vastissima necropoli di Himera - Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

Scorcio della vastissima necropoli di Himera – Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

Con le Università del Nord Colorado, della Georgia e del Salento, sono state attivate ricerche su aspetti di bioarcheologia, con analisi del DNA, utili ad indagare l’adattamento umano all’ambiente e la paleonutrizione a Himera e nel Mediterraneo antico. Interessante poi lo studio di alcune perforazioni chirurgiche, come quella riscontrata su una ragazza di 19-21 anni, vissuta fra il VI e il V sec. a.C., che presentava una perforazione circolare (132 mm di diametro) sull’osso emifrontale destro del cranio, testimonianza dell’uso più antico di un tipo di trapano chirurgico di cui avrebbe parlato qualche decennio dopo Ippocrate di Kos, padre della medicina. Un intervento che evidentemente non sortì effetti curativi ma che tuttavia testimonia l’esistenza a Himera di una scuola di medicina avanzata.
 

Part. dello scheletro e del cranio della ragazza di 19-21 anni con segni di perforazione chirurgica - Image by Soprintendenza Archeologica di Palermo

Part. dello scheletro e del cranio della ragazza con segni di perforazione chirurgica – Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

I TERRIBILI SEGNI DELLA GUERRA

Diverse le tombe, collettive o individuali, legate alle due grandi battaglie del 480 e del 409 a.C. delle quali hanno scritto molti storici greci dell’antichità. Le si è riconosciute soprattutto dalla concentrazione di soli maschi, il che ha portato subito ad escludere decessi per epidemie o altri tragici eventi naturali che inevitabilmente avrebbero coinvolto anche donne e bambini. Si tratta infatti di individui di età compresa fra i 15 e i 57 anni, con tracce di profonde ferite causate da taglio o dal lancio di armi, alcune delle quali – come frecce, punte di lancia, spade, pugnali – trovate ancora incorporate negli scheletri perché non rimosse prima della sepoltura. Lo studio di questo tipo di reperti ha permesso di ricostruire le dinamiche dei duelli tra i soldati e le tecniche di battaglia. Allo scontro del 480 a.C. vengono ricondotte dagli esperti anche le sepolture di trenta cavalli, sui cui scheletri è stato fatto uno studio dettagliato che contribuirà in modo significativo alla ricostruzione di aspetti archeozoologici.
 

Una delle sepolture di cavalli ritrovate a Himera - Image by Soprintendenza Archeologica di Palermo

Una delle sepolture di cavalli ritrovate a Himera – Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

Segni dell’eccidio di massa che nel 409 a.C. ha coinvolto anche tanta parte della popolazione civile, sono stati ritrovati soprattutto nella parte orientale della necropoli, davanti alle mura della città e in particolare negli strati superiori: qui sono emersi centinaia di scheletri posizionati caoticamente, con uomini e donne di tutte le età e dalle ossa a volte non più anatomicamente connesse. Si tratta probabilmente di sepolture disordinate fatte in tutta fretta dai sopravvissuti al grande massacro del 409.
 

Cranio di un cavallo sepolto a Himera - Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

Cranio di un cavallo sepolto a Himera con resto di finimento in bronzo – Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

I RESTAURI

Già sul posto della scoperta si è proceduto con grande cura a operazioni di analisi dei reperti, documentazione fotografica, pulizia, consolidamento, assemblaggio dei frammenti, integrazione di parti mancanti, protezione finale con cera microcristallina, etichettatura ed immagazzinamento. Due i laboratori di restauro attivati – uno per il restauro di grandi contenitori in ceramica, l’altro per quello di oggetti di piccole dimensioni, come parte degli oggetti funerari – che hanno consentito di effettuare più di 6000 restauri.
 

Vasi a figure nere ritrovati nella necropoli di Himera – Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

Vasi a figure nere ritrovati nella necropoli di Himera – Fonte: Soprintendenza Archeologica Palermo

Insomma, un lavoro immane e un enorme patrimonio di conoscenza su una città greca e sulle sue pratiche funerarie che ha reso ancora più paradossale lo stato di oblio in cui tutto era stato lasciato a ristagnare, fino alla recente svolta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Bibliografia:

Francesco Bertolino, Flavia Alaimo, Stefano Vassallo, Battles of Himera (480 and 409 B.C.): analysis of biological finds and historical interpretation. Experiences of restoration in the ruins of Himera (2008-2010), Università di Bologna, Conservation Science in Cultural Heritage, Vol 15, No 2, 2015

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