Ritorna in Calabria la statua trafugata del Cavaliere Monsolini, ritrovata grazie a un film

La scultura coprisarcofago del cavaliere Giuseppe Monsolini (XVII secolo), un tempo collocata nell’eremo di S. Maria della Consolazione, Reggio Calabria

di Redazione FdS

A distanza di cinque anni dall’apertura del caso giudiziario e ad oltre 40 dal suo trafugamento, torna in Calabria la scultura ubicata per secoli nella chiesa dell’Eremo della Madonna della Consolazione di Reggio Calabria e poi trasferita nella locale cattedrale dopo la distruzione dell’eremo causata dal terremoto del 1908. L’opera – una scultura coprisarcofago raffigurante Giuseppe Monsolini, nobile cavaliere calabrese dell’Ordine di Malta con incarico di difendere i fedeli in viaggio verso la Terrasanta e la costa reggina dalle incursioni turche – era sparita negli anni ’70 dalla cattedrale e da allora se ne erano perse le tracce. Come forse molti di voi ricorderanno, essendocene occupati nel 2018, i riflettori si erano riaccesi su questo furto poiché l’architetto reggino Filippo De Blasio, discendente del cavaliere Monsolini, aveva riconosciuto la statua del suo avo in ben 18 scene del film “La migliore offerta” del regista premio Oscar Giuseppe Tornatore, pellicola ambientata nel mondo del collezionismo e delle aste d’arte. Incredulo di fronte alle immagini che scorrevano sul grande schermo, l’architetto riunì famiglia e amici per una nuova visione privata su DVD, al termine della quale non c’erano più dubbi, si trattava proprio della scultura trafugata e – sopresa nella sorpresa -, dai titoli di coda del film emerse che le scene in cui essa compariva erano state girate nella villa del famoso editore e collezionista Franco Maria Ricci.
 

La statua del cavaliere Giuseppe in una scena del film “La migliore offerta” di G. Tornatore

Ne erano seguiti una denuncia al nucleo dei Carabinieri per la tutela del patrimonio artistico, il sequesto dell’opera – peraltro lasciata in custodia allo stesso Ricci che dichiarò di averla acquistata in buona fede durante una nota fiera parmense dell’antiquariato – e una conseguente battaglia legale in cui si sono confrontate le ragioni del nuovo proprietario con quelle dei Frati Minori Cappuccini, titolati ad agire in quanto custodi per secoli di quella scultura. Dopo un’ichiesta penale condotta dalla procura di Parma e poi archiviata, gli atti per l’attribuzione della proprietà al furono trasferiti al tribunale civile di Reggio. Ebbene, è notizia di pochi giorni fa che la Seconda Sezione Civile del Tribunale di Reggio Calabria ne ha disposto la restituzione ai frati rigettando la richiesta a suo tempo avanzata dagli avvocati del compianto Ricci “di accertare e dichiarare l’esclusiva proprietà in capo al medesimo della scultura in marmo lunga 180 centimetri”. L’opera potrà  finalmente ricongiungersi – presso la nuova chiesa di Santa Maria Madre della Consolazione all’Eremo (erede dall’antico complesso distrutto) – con le restanti parti in marmo del monumento sepolcrale dal quale era stata separata, e cioè una epigrafe, due puttini, un bassorilievo con lo stemma dell’antico casato dei Monsolini e una parte dell’epigrafe riguardante il restauro del monumento avvenuto nel 1913: “trattandosi di una destinazione culturale ben precisa e determinata ab origine – scrivono i giudici reggini nel loro provvedimento –, la statua non deve essere distratta dalla destinazione artistica originaria impressa dall’autore sia perché è parte di un’opera unica e dunque valorizzabile al meglio nella sua interezza, sia in quanto è espressione dei valori storici della comunità locale”.

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