Tocilizumab: da Napoli una speranza per i casi più gravi di Covid-19

L'oncologo Paolo Ascierto

L’oncologo Paolo Ascierto

L’oncologo Paolo Ascierto del Pascale di Napoli ha segnalato i miglioramenti rilevati su alcuni pazienti affetti da Covid-19 a cui il farmaco, già utilizzato per l’artrite reumatoide, è stato somministrato in via sperimentale. Imminente un protocollo nazionale. Roche Italia cede gratuitamente il farmaco a tutte le Regioni

di Redazione FdS

I grandi successi della ricerca scientifica in campo medico sono fatti non solo del conseguimento di risultati inediti, come può essere la creazione di un vaccino o la scoperta di una nuova terapia salvavita, ma anche dalla individuazione di inesplorate potenzialità di farmaci già esistenti, che hanno il vantaggio di aver già superato tutti i trial che precedono la sua somministrazione all’uomo. E’ quanto sta accadendo con il tocilizumab, un farmaco solitamente utilizzato nella cura dell’artrite reumatoide nonché farmaco di elezione nel trattamento della sindrome da rilascio di citochine (particolari molecole proteiche), e che ora si sta rivelando efficace nel ridurre la grave sindrome respiratoria che si manifesta nei casi peggiori di Covid-19, la patologia scatenata dal nuovo Coronavirus la cui epidemia sta mettendo in ginocchio il pianeta. Ad intuirne i possibili benefici in questa patologia è stato il dottor Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli, che ne ha rivelato l’applicazione su un numero limitato di pazienti con risultati talmente incoraggianti da consigliarne l’utilizzo su tutti i malati di Covid-19, in modo da arrivare possibilmente ad evitarne il ricovero in terapia intensiva.

Ascierto, che si occupa di immunoterapia nei tumori, ha spiegato come sia solito utilizzare questo farmaco nelle tossicità prodotte da alcune immunoterapie importanti, come per esempio il trattamento con cellule le Car-T, che hanno severi effetti collaterali come ad es. la sindrome da rilascio delle citochine, molecole proteiche prodotte in gran quantità quando viene indotta un’attivazione forte del sistema immunitario. Tra queste – spiega l’oncologo – c’è l’interleuchina 6, una citochina in grado di stimolare l’infiammazione acuta. La sindrome da rilascio da citochine dà ipotensione e una serie di altri effetti, causando anche un distress respiratorio, che porta ad una insufficienza respiratoria molto simile a quella che può essere scatenata dall’infezione da coronavirus. Infatti nel Covid-19, l’ingresso del virus nei polmoni, fa sì che le cellule del sistema immunitario reagiscano per cercare di eliminarlo, ma nel farlo producono talmente tante citochine che queste finiscono a un certo punto col risultare dannose per l’organismo. Perché dunque – si è detto Ascierto – non usare  il tocilizumab anche nel Covid-19 per contrastare questa iperproduzione di citochine e puntare ad ottenere nei pazienti un miglioramento della funzionalità polmonare e dell’ossigenzione? A quanto pare l’effetto benefico non si è fatto attendere.
 

Il porf. Paolo Ascierto con il suo team del Pascale

Il porf. Paolo Ascierto con il suo team del Pascale

Ascierto è passato all’azione su due pazienti dopo essersi consultato con alcuni colleghi cinesi reduci dal duro confronto con la nuova patologia e questi non solo hanno apprezzato l’idea, ma hanno ammesso di aver trattato con lo stesso farmaco 21 pazienti, che hanno tutti visto migliorare le loro condizioni. L’Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli ha quindi stretto una collaborazione con  l’Azienda Ospedaliera dei Colli, avviando – per la prima volta in Italia – la somministrazione su due pazienti selezionati all’ospedale Cotugno tra i più critici, uno già intubato e uno da reparto, con più di 60 anni, che in meno di 24 ore hanno avuto un miglioramento importante dei parametri respiratori. Si è trattato di un lavoro di squadra che oltre ad Ascierto, ha coinvolto il direttore della Uoc di Oncologia dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, Vincenzo Montesarchio, il virologo Franco Buonaguro e alcuni medici cinesi, tra cui Wei Haiming Ming del First Affiliated Hospital of University of Science and Technology of China e il team composto da tutto il personale del Cotugno con in prima linea, tra gli altri, Rodolfo Punzi, direttore del dipartimento di Malattie infettive e urgenze infettivologiche; Roberto Parrella, direttore della Uoc Malattie infettive ad indirizzo respiratorio; Fiorentino Fragranza, direttore della Uoc Anestesia rianimazione e terapia intensiva; Vincenzo Sangiovanni, direttore della Uoc Infezioni sistemiche e dell’immunodepresso; Nicola Maturo, responsabile del Pronto Soccorso infettivologico del Cotugno e Luigi Atripaldi, direttore del laboratorio di Microbiologie e virologia.

Il trattamento – ha spiegato Ascierto – si effettua con un’unica somministrazione e agisce senza interferire con il normale protocollo terapeutico a base di farmaci antivirali. Una importante premessa che, insieme al risultato ottenuto, ha suggerito di estendere la terapia a un numero crescente di pazienti fino ad arrivare – questo il realistico auspicio dell’oncologo napoletano – alla istituzione di un protocollo nazionale per estendere l’impiego del farmaco nei pazienti contagiati da coronavirus e in gravi condizioni. Nel frattempo, dopo Napoli il tocilizumab è stato somministrato anche nei centri di Bergamo, Fano e Milano e – novità delle ultime 24 ore – l’azienda farmaceutica Roche Italia ha annunciato di voler cedere gratuitamente il farmaco per l’artrite reumatoide a tutti gli ospedali italiani impegnati nella lotta al coronavirus, nonché di voler mettere a disposizione il proprio servizio di telemedicina per i pazienti con diabete. Ha inoltre previsto la donazione di 1 milione di euro in dispositivi di protezione per medici e attrezzature per le terapie intensive ed avviato ‘Roche si fa in 4’ un’operazione di “volontariato di competenza” oltre alla campagna ‘Stai a casa, leggi un libro’ rivolta ai giovani fino a 25 anni di Milano e Monza.

Un impeto di generosità che ha sorpreso l’opinione pubblica e che l’amministratore delegato Maurizio De Cicco ha giustificato con la volontà – da parte di un’azienda che quotidianamente raggiunge milioni di italiani con farmaci e test diagnostici –  di vivere con maggior forza il proprio ruolo sociale in questa situazione di crisi. Da qui la decisione di fornire gratuitamente per il periodo dell’emergenza il tocilizumab (RoActemra) a tutte le Regioni che ne faranno richiesta (la Puglia è stata tra le prime ad accettare), fatte salve le scorte destinate ai pazienti affetti dalle patologie per cui il prodotto risulta autorizzato (quello per il Covid-19 è infatti un uso off label, cioè estraneo alle normali prescrizioni). L’Azienda ha inoltre dato all’AIFA la propria disponibilità ad avviare uno studio clinico multicentrico nazionale sull’efficacia e sicurezza del tocilizumab sui pazienti Covid-19, i cui risultati saranno senza dubbio di interesse generale per la comunità scientifica. Va sottolineato come questa terapia non colpisca il virus ma intervenga sul peggiore dei sintomi da esso prodotti, cioè la crisi respiratoria legata alla polmonite interstiziale che in alcuni pazienti può innescarsi con gravi conseguenze. Ecco perché l’uso del tocilizumab non interferisce con la prosecuzione della ricerca internazionale di un vaccino efficace in via preventiva o di nuovi e specifici farmaci antivirali.

Mentre cresce l’aspettativa intorno a un utilizzo generalizzato del farmaco, la vicenda di questa importante scoperta ha messo in evidenza quanto solo la collaborazione scientifica internazionale possa permettere di individuare celermente armi efficaci contro il Covid-19 e Napoli, con l’Istituto Pascale – non nuovo alle collaborazioni globali  – e suoi preziosi partner, ha dimostrato ancora una volta di saper essere all’avanguardia.

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