Sud e Turismo | Agenda digitale e time-line del cambiamento: generare mutamento di rotta ed evoluzione sinergica

facebook twitter instagram vimeo youtube google+ linkedin

Ph. FirmBee - Public Domain

Ph. FirmBee – Public Domain

di Flavio R. Albano*

Oggi il 91% dei viaggiatori utilizza internet per acquistare almeno un prodotto o un servizio; il 42% utilizza un device mobile per prenotare o pianificare una vacanza e il 68% ricerca online prima di decidere il luogo da visitare.

Ormai è questa la realtà e la tecnologia non va vista come la bestia nera che sta spazzando via le agenzie di viaggio. Le persone con meno di 30 anni viaggiano 4,7 volte l’anno contro il 3,6 della classe d’età successiva. Per forza di cose sono loro i viaggiatori principali e sono i loro gusti a essere determinanti nel mercato. Leonardo.com ha diffuso le caratteristiche di questi consumer: sono affamati di informazioni, non amano prendere decisioni senza notizie o dettagli, cercano valore, vogliono la migliore esperienza al miglior prezzo, vogliono esperienze vere, legate alle peculiarità territoriali e sono dipendenti dalla tecnologia e dai social network. Fare marketing multicanale, storytelling, ricercare l’esperienzialità e la verità nelle destinazioni e rendere tutto smart, connesso e accessibile è il minimo indispensabile per raggiungere la fetta più consistente di viaggiatori. I musei hanno bisogno di rivivere nelle tecnologie moderne e i numero paralo chiaro, il Maxxi, Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, con 83.091 “Mi piace” e 24.996 visite, risulta solo al 116 posto della classifica internazionale di Facebook. A dominare il ranking con altri numeri è invece il Moma di New York con 1.655.262 Mi piace e 542.459 visite, seguito dal Louvre di Parigi e l’Art People Gallery di San Francisco.

Individuare delle precise aree di intervento, per cercare di colmare i ritardi del nostro paese e del Sud in particolare, è decisamente difficile poiché spesso un’azione può riguardare diversi ambiti operativi o quantomeno andare a pesare in differenti aree. Si pensi appunto al digitale: ogni azione ha ripercussioni dirette su promozione e commercializzazione e deriva certamente da progetti legati a processi di innovazione. Di sicuro è però possibile individuare una serie di azioni da intraprendere per rendere il sistema turistico meridionale competitivo e sostenibile, in grado di riqualificare il patrimonio culturale, rurale, enogastronomico e culturale-intangibile, dargli una valenza attrattiva integrata, al fine di costruire un piano di promo-commercializzazione sostenibile e durevole.

La materia turistica oggi è sempre più al centro delle discussioni di qualsiasi ordine e grado, molti ne parlano, molti la studiano, ma pochi sono in grado di organizzarla in maniera rispettosa e proficua. È un tema ostico perché si fonda sul concetto di attrattività del turista, sulla necessità del turista di visitare posti diversi e quindi si fonda sulla preparazione di un dato territorio, sulla sua ospitalità integrata, sull’adozione di una strategia di posizionamento e infine sulla costruzione un “prodotto” che sia appetibile e interessante e soprattutto sostenibile (in termini di ambiente, conservazione e tutela).

Sicuramente si può partire dall’individuazione di una IDENTITÀ TERRITORIALE sul quale costruire l’offerta e l’esperienza turistica in senso stretto, raccontare e documentare, affidandosi a professionisti del settore. Volendo provare a essere riassuntivi e schematici, alcune delle azioni necessarie a LIVELLO REGIONALE (riconvertibili a livello comunale) possono essere individuate attraverso la lettura di questo schema:

1. DIGITALE

– interopreabilità, big data e condivisione;

– mappatura e interconnessione strutture turistiche;

– mappatura e interconnessione attrattiva;

– predisposizione di piattaforme, app dedicate e controllo opinioni sul web;

– formazione.

2. RIQUALIFICAZIONE DELL’ATTRATTIVA (CULTURALE E RURALE)

– costruzione di prodotti turistici e itinerari diversificati e innovativi (linea guida) che consentano la destagionalizzazione;

– Creazione di infrastrutture di interconnessione materiale e immateriale;

– riclassificazione e censimento delle strutture ricettive;

– censimento e riorganizzazione degli attrattori in ottica di identità territoriale e culturale;

– definizione di strategie di posizionamento e formazione di figure specialistiche;

– ridefinizione del comparto eno-gastronomico.

3. PROMO-COMMERCIALIZZAZIONE

– formazione di professionalità nell’organismo centrale e tra gli operatori;

– adozione di governance unitaria (coadiuvata dai lab) e business model legato ai territori;

– costruzione di BRAND IMAGE e di una social media strategy;

– agevolare la fruizione di tutti i servizi essenziali monitorando la conservazione e l’eco-sostenibilità di ogni azione.

4. INNOVAZIONE

– creazione di laboratori di innovazione turistica;

– snellimento della burocrazia e fiscalità agevolata;

– analytics in tempo reale;

– incentivare la nascita di “reti” e fare “sistema” in un’ottica di collaborazione.

– creazione di laboratori di innovazione artistica e di animazione territoriale;

– couponing e scontistica integrata;

– adozione di un protocollo di controllo qualità.

– elaborazione di politiche (agevolate) di recupero per immobili legati al territorio.

La creazione di un Lab dedicato all’innovazione turistica radicato nelle Università, nei centri di ricerca è il punto di partenza della rinascita, andando a stimolare la creatività “dal basso” dei giovani che vivono il territorio e che lo abitano, coloro che possono a loro volta, essendo al passo con le tecnologie, veicolare nel miglior modo possibile l’esperienza turistica. Un Lab di innovazione turistica rappresenterebbe quel connubio di energia digitale e connessione al territorio che fungerebbe da motore di spinta per lo sviluppo.

Rispetto al caso specifico credo si debba partire dal singolo, come è stato fatto nella predisposizione della strategia vincente di Matera capitale europea della cultura 2019, bisognerà cercare di coinvolgere la comunità, partire dal basso, da coloro che il territorio lo vivono e che più di tutti, vivono l’esperienza connessa alla cultura locale. Bisogna riscoprire l’identità territoriale, l’ospitalità della comunità che rende il viaggio un’esperienza e non solo un mero spostamento. È un lavoro lungo che parte dalla riqualificazione culturale locale, da un vero e proprio processo di formazione e riconversione, anche economica, dell’area, ma la creazione del modello si sviluppo va inserita nel contesto reale altrimenti resta pura teoria.

Molto si sarebbe potuto fare se l’Italia intera avesse affrontato la tematica turistica con un approccio diverso. Forse si sarebbe potuta fare la storia nelle Esposizioni universali se l’esposizione fosse stata davvero identitaria, se fosse stata ubicata in luoghi più realmente evocativi, più vicini al mare, in un paese con 7458 km di costa, rintanare l’esposizione e la vetrina del paese nell’entroterra più nebbioso è stato alquanto fuorviante e per nulla rappresentativo del tema stesso dell’Expo 2015: nutrire il pianeta, energia per la vita.

Sarebbe stato sicuramente più obiettivo avvicinarsi ai luoghi della cucina mediterranea, ai luoghi del sole, dell’olio, del vino, simboli del made in Italy nel mondo. Sarebbe stato importante localizzarsi nella zona con più alta produzione di energie rinnovabili dando un messaggio chiaro di eco sostenibilità e perché no, localizzarsi simbolicamente in un’area economicamente in difficoltà, appartenente al Mezzogiorno, fare di questo un brand, fare del Mezzogiorno il nuovo sole turistico italiano. L’Italia però ha giocato in maniera pigra e irrilevante, puntando su un cavallo facile, lasciando Varenne a trainare un carro che si sfascia.

Io pensavo al Sud o quanto meno ad un “Expo diffuso”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

*Flavio R. Albano è docente a contratto di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università degli studi di Bari (sede di Taranto). Dal 2006 collabora con aziende di servizi turistici di tutta Italia nella selezione, formazione e gestione delle risorse umane. Ad oggi ha all’attivo diverse pubblicazioni scientifiche e partecipazioni a conferenze internazionali, tra cui: la Verona-Toulon Conference sull’High Quality business in Slovenia e il I° Foro internacional de destinos turisticos de Maspalomas – Costa Canaria, inoltre è autore di una ricerca universitaria sull’implementazione di strutture turistiche eco-sostenibili lungo la Costa barese e collabora con diversi enti pubblici e privati sullo sviluppo di analisi di marketing territoriale. Nel 2014 ha pubblicato il libro “Turismo & Management d’impresa” subito adottato all’Università della Basilicata. Nel tempo libero scrive romanzi di narrativa, dipinge, suona la batteria e recitare resta la sua più grande passione.

aliamedia

Leggi anche:

Sud e Turismo: si scrive “turismo e cultura” si legge “crescita sostenibile”. Il modello Puglia tra pericoli e possibilità

Sud e turismo: la ruralità e le tradizioni come motore dello sviluppo. Un punto di partenza per il rilancio

Segnalazione | Turismo e Management d’impresa, nel volume dello studioso pugliese Flavio Albano

 

Rispondi

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono segnalati *

*

Torna su