Subterranea Matera Sum. Riscoperto un vasto ipogeo nel cuore della Città dei Sassi

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Scorcio dell'ipogeo ritrovato a Matera - Ph © Angela Capurso

Scorcio dell’ipogeo ritrovato a Matera – Ph © Angela Capurso | Photo gallery a fondo pagina

Dal ventre di Matera torna alla luce, dopo un anno di scavi, una vasta area ipogea forse adibita a stoccaggio di derrate. Aperta al pubblico, è ancora oggetto di studi scientifici

di Angela Capurso

Piazza Vittorio Veneto, punto di raccordo tra Sassi e Piano, non era una piazza, né tantomeno centrale. A differenza della maggior parte delle città italiane, lo spazio del cuore di Matera, snodo tra Sassi e Piano, lungo l’asse viario sud-est/sud-ovest, è frutto di uno dei tanti adeguamenti di una città costantemente in fieri, che ridisegna il suo profilo ogniqualvolta la crescita della popolazione e le mutate situazioni politico-istituzionali ne determinino l’esigenza. La piazza, già denominata Largo Plebiscito, agli inizi del Novecento dopo il riempimento degli ambienti ipogei e la rimozione di dislivelli e scale, ha offerto un arioso luogo di ritrovo e relazione dei cittadini, contiguo a quella della Fontana, insieme alla funzione di facilitare il movimento e l’accesso a edifici pubblici.

Accanto alla fitta concentrazione di spiritualità, fede, carità, dettata dalla presenza di conventi e chiese, sub divo e rupestri, è qui che si accumula la ricchezza della città. Acqua e grano: la sicurezza della disponibilità delle riserve vitali determina il senso di autonomia e rafforza l’identità di una popolazione. Infatti, non lontano dal Palombaro Lungo, la più grande cisterna di raccolta e riserva idrica della città, la scoperta o, meglio, la ri-scoperta, di una labirintica area ipogea destinata prevalentemente a magazzino di derrate alimentari, restituisce un ulteriore tassello della storia urbana e socio-economica, in attesa che futuri studi sulle forme e funzioni architettoniche e sulla destinazione d’uso degli ambienti, ne disveleranno i dettagli. In Matera Sum, la denominazione prescelta per il sito, è rimarcato il dialogo di una città dai volumi pieni e vuoti, in cui tanto la sottrazione e l’asportazione quanto il riempimento e l’elevazione rappresentano la cifra identificativa del suo volto.

Per il visitatore che entrava dalla porta principale di accesso, rivolta verso Bari, la Puglia e il Levante, la città doveva risultare quasi invisibile, sebbene fosse anticipata da una teoria di luoghi sacri come la Chiesa della Palomba, S. Maria della Vaglia, e altre chiese minori (la Gravinella, S. Lazzaro, S. Maria di Piccianello, la Scordata, la Croce). La porta principale della città, la Porta della Bruna, abbattuta nel 1820 a seguito di una petizione dei cittadini che esigevano “maggiore largo e strada”, secondo la testimonianza di un cronista d’inizio Ottocento (A. Copeti, Notizie della città e di cittadini di Matera, Matera 1982), si ergeva proprio nello spazio intermedio tra il convento di S. Domenico e il Convento dell’Annunziata. Qui – come per l’altra porta della Giumella, in direzione opposta, a termine della strada Felice o dei Cappuccini, verso Montescaglioso – doveva stabilirsi la “piazza”, ossia il prezzo corrente nelle contrattazioni di mercato relative alle singole merci, prevalentemente alimentari, che, in direzione della Puglia, trovavano la loro destinazione o costituivano la loro provenienza. Proprio in prossimità dell’innesto degli assi viari per Bari e Taranto, su suolo extra moenia, nel 1774 viene edificata la chiesa di S. Francesco da Paola, a cura dell’omonima Congregazione laica devota al Santo. Sul lato opposto alla facciata, a pari quota, si apre l’atrio d’accesso ai Granai Malvezzi, estesi magazzini di stoccaggio e vendita di derrate alimentari, di proprietà della nobile famiglia dei duchi Malvinni-Malvezzi, che amministrava per conto dell’Arcivescovo il Monte frumentario, istituito nel 1772 a beneficio dei contadini in difficoltà.

Tuttora sono ben riconoscibili gli ambienti allineati di ampia metratura e volta a botte, ancora esistenti nelle rinnovate destinazioni d’uso ( ad es. sala cinematografica, laboratorio d’analisi cliniche, esercizi di ristorazione). Al di sotto del complesso dei magazzini Malvinni-Malvezzi, a circa 30 m di profondità, si estende l’area ipogea di 1500 mq, aperta dal 7 dicembre scorso. “L’esplorazione è stata possibile con un complesso lavoro di svuotamento, messa in sicurezza e installazione di impianti di aerazione, a seguito di lavori intrapresi un anno fa in corrispondenza di un sito di proprietà privata”, illustra l’architetto Lorenzo Auteri, che rappresenta una delle anime del progetto.

Allo stato attuale si accede dall’ingresso in Vico XX settembre: una ripida scalinata, poi un senso di smarrimento labirintico come accade in chi, a molti metri di profondità dal suolo, si inoltra nel grembo della terra, lungo una sequenza di cunicoli che portano a ambienti regolari e non privi di imponenti interventi architettonici. Il visitatore nota ciò che è più familiare, come una pavimentazione in marmette della metà del secolo scorso e pareti in tufo a sostegno delle volte scavate, ma anche quello che è inusuale, come le tracce fittissime degli scalpelli dei cavamonti, gli archi a tutto sesto ed altri a sesto acuto, la bocca di un forno, grandi portali, vasche, fino al recesso più interno di un’aula quadrangolare in cui sono iscritte due pareti semicircolari con accenni di lesene agli angoli. Chi ricorre all’immaginazione si figura un suk o la grotta di Alì, i più anziani riprovano le paure dei rifugi antiaerei.

Nel XVI secolo, ad un’altra piazza si associava il ruolo di cerniera tra la città nuova, il Piano, suscettibile a continui adeguamenti, e la città admurata, la Civita e i Sassi, più stabile e immobile entro i limiti naturali e difensivi. Si trattava dell’area antistante la chiesa e il convento di S. Francesco d’Assisi, adiacente a quella che le fonti chiamano piazza centrale o del Sedile (poi Municipio vecchio), che, come si legge nella Cronica de la Città di Matera nel Regno di Napoli (1595 e 1596) di Eustachio Verricelli (Matera, 1987), fungeva da luogo di confluenza mercantile: “Nella piaccia (sic) sono lle poteghe ch’ogni sorte di mercancie, speziali, drappieri, mercanti di panni, orefici et fundici di ferro di salnitri, con ogni altra sorte di artigiani, necessario al vitto et vestito, fundaci di formagio, di lana et chianche o voglian dire boccieri fuora la piazza a luocho appartato et due comode ostarie et molte taberne et cantine da vender vino…” (p.35). Nei secoli seguenti la dinamica inclinazione commerciale delle classi borghesi, cui non si sottraggono neanche i nobili, motiva l’utilizzo dell’area che all’epoca si raggiungeva dalla via dei Fossi e delle Ferriere fino alla Fontana, lungo un percorso accidentato e con non pochi dislivelli.

Come si può osservare dagli squarci aperti sugli ipogei di Piazza Vittorio Veneto, analogamente anche l’area denominata Matera Sum doveva essere articolata anche in settori solo parzialmente ipogei. Su di essi, come si è detto, insistono i palazzi di Via XX Settembre. I “nuovi” ipogei materani lasciano ben intuire il margine del banco calcarenitico del Sasso Barisano rispetto alle colline circostanti (es. Macamarda) verso cui si rivolgevano con numerosi varchi, caratterizzati da porte e arcate e ambienti diversificati nell’uso, comunque prevalentemente destinati allo stoccaggio di granaglie, legumi, vino, olio, stagionatura di formaggi, raccolta della lana. Al momento non si può azzardare la cronologia più alta, poiché in attesa dei risultati di studi scientifici, tuttavia forse non siamo lontani dal vero se presupponiamo, come in altre aree cittadine a forte valenza insediativa e di transito, una frequentazione ininterrotta e/o intermittente dal medioevo all’età contemporanea.

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Subterranea Matera Sum. Riscoperto un vasto ipogeo nel cuore della Città dei Sassi

L'ingresso all'Ipogeo Matera Sum dal Vico XX Settembre - Ph. © Angela Capurso

Subterranea Matera Sum. Riscoperto un vasto ipogeo nel cuore della Città dei Sassi

Scorcio dell'Ipogeo Matera Sum - Ph. © Angela Capurso

Subterranea Matera Sum. Riscoperto un vasto ipogeo nel cuore della Città dei Sassi

Arcate nell'Ipogeo Matera Sum - Ph. © Angela Capurso

Subterranea Matera Sum. Riscoperto un vasto ipogeo nel cuore della Città dei Sassi

Tracce degli scalpelli dei cavamonti nell'Ipogeo Matera Sum - Ph. © Angela Capurso

Subterranea Matera Sum. Riscoperto un vasto ipogeo nel cuore della Città dei Sassi

Scorcio della scala che porta nell'Ipogeo Matera Sum - Ph. © Angela Capurso

Subterranea Matera Sum. Riscoperto un vasto ipogeo nel cuore della Città dei Sassi

Scorcio dell'Ipogeo Matera Sum - Ph. © Angela Capurso

Subterranea Matera Sum. Riscoperto un vasto ipogeo nel cuore della Città dei Sassi

Scorcio dell'Ipogeo Matera Sum - Ph. © Angela Capurso

Subterranea Matera Sum. Riscoperto un vasto ipogeo nel cuore della Città dei Sassi

Scorcio dell'Ipogeo Matera Sum - Ph. © Angela Capurso

 

Info: Il sito dell’Ipogeo Matera Sum è aperto dalle ore 10,30; alle 18,30 è prevista l’ultima visita (orario invernale). Il ticket d’ingresso è di 5 euro.

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