Scoperta in una grotta salentina l’immagine dell’ultimo leone delle caverne d’Europa

1. Lavoro sul campo a Grotta Romanelli, Castro (LE) – Ph. L. Forti

di Redazione FdS

La sua esistenza è nota fin dalla seconda metà dell’800, mentre geologi, paleontologi e naturalisti hanno iniziato a conoscerla dagli inizi del XX secolo: è la Grotta Romanelli, una cavità naturale costiera nel territorio di Castro, nella provincia salentina di Lecce; un luogo che non cessa di riservare sorprese fonte qual è di una storia che risale al Paleolitico conservando tracce di una frequentazione umana che va  dal 120.000 a circa l’8.000 a.C. come testimoniato da numerosi reperti archeologici, paleontologici, sepolture umane, arte parietale e mobiliare (ossia espressa in oggetti e manufatti di piccole dimensioni).  Ubicata a 7 metri sul livello del mare, larga 16 metri e profonda 35, ha restituito tra le altre cose i resti di 2 scheletri di fanciulli ed alcune mandibole, oltre a centinaia di reperti di arte mobiliare su pezzi di osso di equide e su blocchi di calcare, con segni e figure di natura simbolica. Tra questi, scoperto 80 anni fa ma solo ora analizzato con tecniche avanzate, figura il ritratto dell’ultimo leone delle caverne europeo, uno dei più grandi felini mai esistiti sul pianeta. La raffigurazione, incisa su un blocco di pietra, è stata datata a circa 12.000 anni fa, quando del leone erano presenti ormai pochi esemplari nel nostro continente, a quanto pare concentrati proprio nell’Italia meridionale; dunque una testimonianza estrema della sua esistenza che ci svela anche informazioni importanti sull’arte delle ultime società di cacciatori e raccoglitori dell’Italia e dell’Europa, come ha evidenziato Dario Sigari, responsabile dello studio dell’arte di Grotta Romanelli.
 

2. A dx. la figura del leone incisa sulla pietra, a sx la sua ricostruzione grafica – Credits: D. Sigari

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Quaternary Science Reviews, è stato guidato con approccio multidisciplinare dal Centro Nazionale della Ricerca Scientifica francese (CNRS), con la collaborazione di diversi altri enti come Université Jean-Jaurés, ISPC-CNR, Universidad Complutense de Madrid, Università di Milano, Università di Torino, IGAG-CNR e Università di Cagliari. Grazie alle analisi condotte sul reperto, oggi custodito  a Roma presso il Museo della Civiltà, è stato possibile evidenziare il profondo legame esistente tra contesto ambientale e patrimonio simbolico-figurativo delle popolazioni preistoriche nel quale il leone delle caverne occupa un posto di primo piano.
 

3. Rilievo grafico della figura di leone tracciata sul frammento lapideo rinvenuto nella Grotta Romanelli – Credits: D. Sigari

Come si può notare nel rilievo grafico ottenuto dal reperto rinvenuto nella Grotta Romanelli (v. sopra fig. 3), la raffigurazione presenta una serie di raschiature sulla pietra, legate alla preparazione della superficie. Riscontrata anche la presenza di tracce di pigmento rosso che rivelano l’utilizzo di ocra, un ossido di ferro che nella preistoria europea fu spesso utilizzato per dipingere animali e scene di caccia. Tema trattato, tecnica e stile ci parlano di un’arte che si colloca nell’alveo della tradizione della fine del Paleolitico superiore europeo, ma lo studio condotto apre nuove prospettive di ricerca sul valore simbolico dei grandi felini per le popolazioni paleolitiche. Sul blocco lapideo risultano incisi anche un asino europeo (Equus hydruntinus), una serie di linee senza ordine apparente e un rettangolo frangiato che fu realizzato prima del felino.

Lo studio, effettuato su un reperto ritrovato così tanti decenni fa, “sottolinea la necessità di riprendere in mano le vecchie collezioni che hanno ancora tanto da svelare”, ha dichiarato Raffaele Sardella del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università La Sapienza di Roma, ateneo che nel 2015, dopo più di 40 anni di chiusura della grotta, ha finanziato, attraverso il progetto Grandi Scavi, l’avvio di nuove ricerche sul campo autorizzate dalla SABAP di Brindisi e Lecce e affidate proprio a Raffaele Sardella, posto a capo di un progetto caratterizzato da un forte approccio interdisciplinare con l’inclusione di differenti studiosi provenienti da varie istituzioni e dotati di diverse competenze scientifiche.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Rispondi

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono segnalati *

*

Torna su