RUPES: è calabrese il miglior amaro del mondo

La rupe di Roccella Jonica (RC) coi resti della cittadella medievale, vista da monte

Veduta da monte della rupe di Roccella Jonica (RC) coi resti della cittadella medievale

“This has the nose and taste of a classic, with herbal overtones and a well-rounded, complex palate. Chocolatey ginger spice and a restrained bitterness make this rich and enticing.”
World Liqueur Awards 2020

di Redazione FdS

“Classico all’olfatto e gusto, con sfumature di erbe lascia al palato una morbidezza composita. Sentori di cioccolato allo zenzero e un’amarezza contenuta rendono questo Amaro ricco e allettante.” E’ questa la nota di degustazione con cui la giuria britannica dei World Liqueur Awards – dopo il successo clamoroso dello Jefferson nel 2018 – ha riassegnato alla Calabria l’ambito premio di Miglior Liquore del Mondo, conferendolo quest’anno, nella categoria “amari”, al Rupes, amaro di erbe e radici prodotto su iniziativa di un’azienda di Roccella Jonica, piccolo borgo del reggino ritenuto erede dell’antico insediamento magno-greco di Amphysia menzionato dal poeta latino Ovidio. Il nome del liquore non è casuale ispirandosi alle vertiginose rupi affacciate sul Mar Jonio su cui sorgeva la cittadella medievale (città murata) di cui si conservano i resti che – insieme alle chiese, ai numerosi palazzi nobiliari e al borgo marinaro – fanno di Roccella un luogo carico di storia, arricchito da una tradizione artigianale e agricola di cui il Rupes può considerarsi figlio. La Gold Medal dei World Liqueur Awards va a premiare – su migliaia di concorrenti di 150 Paesi del mondo – un amaro che nasce dalla macerazione a freddo – con infusione in soluzione idroalcolica in grandi tini d’acciaio, per almeno venti giorni – di 30 erbe officinali e aromatiche del luogo e successiva riduzione della gradazione alcolica a 28% Vol mediante l’aggiunta di acqua e zucchero. Il processo consente di estrarre i principi attivi che stimolano la digestione favorendo le relative funzioni organiche e ciò grazie ad erbe e radici – tra cui spiccano il finocchietto selvatico, la liquirizia e l’alloro – raccolte e lavorate da una distilleria che, da quasi un secolo, ne affina l’arte della lavorazione e della miscelazione.
 

Amaro Rupes - Gold Medal ai World Liqueur Awards 2020

Amaro Rupes – Gold Medal ai World Liqueur Awards 2020

Rupes è un amaro da meditazione, di colore marrone ambrato e dal sapore e profumo intenso con spiccate note erbacee. Si consiglia di gustarlo in tumbler basso tra i 2° e i 5° C o ghiacciato (-20°C), al termine di una gustosa cena tra amici o in momenti di relax nel corso della giornata, trattenendolo in bocca quanto basta per percepire le molteplici sensazioni gustative racchiuse in ogni sorso.
 

Rupes - Gold Medal ai World Liqueur Awards 2020

Rupes – Gold Medal ai World Liqueur Awards 2020

LE ORIGINI

Proposto in una bottiglia semplice dal design rétro, il Rupes evoca epoche passate come quella a cui riporta la narrazione intorno alle sue origini. L’amaro sarebbe infatti l’erede diretto di un distillato d’erbe prodotto verso metà Ottocento da un giovane di nome Vincenzo che, ai piedi della rupe di Roccella, commerciava beni di prima necessità caricando sulle spalle la merce che distribuiva nei paesi limitrofi. Erano anni di carestia e di fame, con braccianti e artigiani vessati dai latifondisti e dalle tasse e giovani intellettuali che tramavano nell’ombra contro le angherie del regime borbonico. Siamo nella Calabria pre-unitaria e a due passi dalla piccola distilleria abusiva di Vincenzo, col favore della notte Pietro, un giovane avvocato di buona famiglia, si incontrava a Roccella con altri amici della riviera, per discutere di non meglio precisate questioni. Inizialmente diffidente, Vincenzo accettò di far provare a quei giovani il suo infuso, uno stomatico di erbe e radici, portandoglielo di notte per alcuni anni. Evitò sempre di fare domande su quegli incontri segreti, ma aveva intuito che quegli uomini dovevano essere poeti e sognatori, fautori di una pari dignità tra gli uomini che prescindeva dalla loro classe sociale. Talvolta li udì sollevare i calici col suo infuso, a cui avevano dato il nome di Rupes, esclamando “Evviva la Libertà”, “Evviva la Patria” ma non capì mai perché Pietro e i suoi amici di lì a poco avrebbero pagato con la vita quegli incontri clandestini.

Come custodiva gelosamente la ricetta di quell’infuso ereditata dalla madre, così per paura mantenne il riserbo su quegli incontri segreti e smise di produrre il suo infuso. Solo in fin di vita, nel trasmettergli la ricetta di quel liquore, raccontò ogni cosa al figlio ma lo pregò di mantenere per sempre il segreto su quegli incontri. La promessa fu mantenuta e intanto la ricetta del liquore continuò in famiglia il suo viaggio verso il futuro attraverso 4 generazioni, arrivando fino ai nostri giorni ai discendenti di quel Vincenzo che hanno voluto rendere omaggio al proprio avo affidando la produzione del Rupes a una distilleria che da 75 anni si distingue nell’uso delle erbe officinali di qualità. La scelta, avvenuta due anni fa, di condividere con tutti questo liquore, si deve a Vincenzo Errigo – pronipote e omonimo di quel primo umile distillatore –  scomparso lo scorso anno, e ai suoi due figli, Francesco e Luca. Insieme al loro amaro rimane il fascino di una storia familiare e sociale che ci riporta ai sogni di libertà e di unità coltivati in un’Italia divisa, ma ancora per poco.

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