L’ombra del passato. Nel romanzo di Massimo Pillera la lotta di un eroe solitario in difesa della sua terra

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Copertina del romanzo di Massimo Pillera "L'ombra del passato" (FaLvision Editore)

Copertina del romanzo di Massimo Pillera “L’ombra del passato” (FaLvision Editore)

di Carlo Picca

Pillera 3Il Sud “è un cantiere aperto nel Mediterraneo dove il sole non manca mai a differenza del lavoro, ed il mare resta a guardare come un testimone eterno”. In questa frase si possono evincere al meglio il senso di questo romanzo e specialmente la visione del suo autore, Massimo Pillera (nella foto), responsabile di Tele Trani, emittente sul digitale terrestre, e fondatore insieme ad altri Italiani di ISTV, Italo Suisse Tele Vision, la prima emittente televisiva privata in Svizzera. Pillera è anche Blogger de Il Fatto Quotidiano.

La crosta d’ipocrisia che affligge la terra profondamente amata dal protagonista, un luogo che questi vive con sapore diremmo mistico, ne oscura il suo ambiente più primigenio e salutare, rendendo necessario un atto in sua difesa, in opposizione all’ignoranza e alla criminalità che la feriscono. La bellezza della terra e le violenze che, subite nel tempo, la inibiscono in una sua fertile e più completa espressione, sono l’oggetto morale di questo lavoro di Massimo Pillera, “figlio di un partigiano decorato che mi ha consentito di laurearmi in Filosofia Morale”.

Il romanzo L’Ombra del Passato, edito da FaLvision Editore nel 2015 (88 pp. – 10 euro), cerca di tirar fuori il vero dalle cose, e lo fa entrando dentro la crosta di ipocrisia che dicevamo poc’anzi. La perfora con la verità, con un atto di coraggio che vuole scoperchiare il marcio, come quei segreti ambientali tombati nella terra e che puzzano di malaffare, con la responsabilità del custode che non sopporta la violenza perpetrata sulla sua terra, fosse anche il petrolio gettato sugli scogli, “che invade quelle chianche bianche imbrattate da qualche proprietario per impedire ai bagnanti di frequentare quei posti incantevoli”.

Nick, il protagonista, è un singolo e isolato cittadino che vive giocoforza la vita borderline. E’ oggetto infatti di attenzioni omicide da parte di bande criminali a causa del suo impegno, delle sue denunce che risuonano come bombe pacifiche e civili nel mare di silenzio e omertà generale, per l’appunto una crosta d’ipocrisia. Nick attraverso l’esempio, vuole incarnare l’amore profondo per la terra che difende. E’ così disposto a correre ogni rischio, a vivere sotto copertura, “a far finta” di essere in una stanza d’albergo come in altri luoghi, ma in realtà è altrove per difendere la sua incolumità. Una vita sotto copertura, privata di quella libertà di agire e di muoversi tanto cara al protagonista. “Cosa Nostra aveva la capacità di mettere in piedi e far intervenire un gruppo di fuoco nel giro di un’ora e mezzo su tutto il territorio svizzero e poteva far intervenire da Milano i killer più bravi”.

Quali sono le motivazioni che spingono Nick a scegliere di vivere la sua vita in prima linea? O più banalmente perché ad esempio non se ne sta tranquillo a godersi la tv nel suo salotto o il cinema in un multisala piuttosto che spendersi per migliorare la qualità della vita di suoi simili che non hanno la sua stessa tensione morale? Appunto, solo e soltanto per amore della sua terra e per la vita. “Lo stesso motivo che spinse i partigiani: l’amore per la vita”.

Circa l’ambientazione geografica, il romanzo parla di fatti che avvengono nel Gargano, con alcuni episodi che si svolgono in Svizzera ed in Albania, ma ogni riferimento è ascrivibile, anche e soprattutto, agli esempi di gestione di tante discariche del meridione. Nick conduce la sua personale lotta con la cura di colui che si spinge fino al limite della sua stessa vita per difendere l’ambiente, il territorio, quella terra che urla perché chiede cure per le sue ferite, per le aggressioni subite. “Hanno tombato di tutto sotto terra”: questo lo “spartito” del romanzo su cui poi si scrivono “note musicali” intense come urla. Urla che inducono a riflettere su una migliore gestione dei rifiuti, da attuarsi attraverso un piano che punti a lavorare soprattutto sull’educazione. Sono tanti infatti gli episodi reali che dimostrano come dietro i rifiuti ci sia spesso la criminalità e la sua mancanza di scrupoli. Come si è evinto dalla chiacchierata fra il pubblico e l’Autore durante una presentazione del libro tenutasi recentemente a Bari, “gestire al meglio i rifiuti, con nuovi approcci di raccolta e riuso, equivale a combattere quella criminalità spietata che ci fa ammalare tutti”.

Il protagonista formula dunque la sua concezione “nickiana” del mondo contrapposta al nichilismo imperante ed è pronto a morire per quei posti solitari che ama, per il mare, per i boschi, e per loro, per i loro segreti più intimi, ha deciso di affrontare la vita senza rimpianti, guardando solo a ore 12, ovvero solo in avanti, per cui il passato resta e resterà solo un’ombra…

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