L’archeologo tedesco Brinkmann vuole riprodurre un intero Bronzo di Riace. E’ giusto consentirglielo?

Il bronzo A e la riproduzione di Brinkmann

Il bronzo A della celebre coppia dei Bronzi di Riace custoditi presso il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. A destra, nel riquadro, la testa del bronzo riprodotta da Vinzenz Brinkmann

L’archeologo tedesco Brinkmann vuole riprodurre un intero Bronzo di Riace. E’ giusto consentirglielo?

di Kasia Burney Gargiulo

Mi tocca ancora una volta, e lo faccio con molto piacere, tornare nella città dello Stretto per commentare una notizia che questa volta arriva dalla Germania e sulla quale mi farebbe piacere aprire su questa pagina un pubblico dibattito. Aveva fatto notizia nell’aprile 2013 l’esposizione presso il Museo Liebieghaus di Francoforte della riproduzione perfetta della testa del Bronzo A , uno dei due celebri Bronzi di Riace, straordinarie opere d’arte del V sec. a.C. custodite presso il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. In quella occasione l’archeologo e artista Vinzenz Brinkmann, fra i massimi esperti al mondo di scultura e policromia dell’antichità, era arrivato in Calabria munito di apparecchiature sofisticatissime che gli avevano consentito di scansionare millimetro per millimetro la testa del Bronzo “A” allo scopo di riprodurla nello stesso materiale (cosa che fece, come potete vedere in alto nella foto piccola) e di mostrare a studiosi e pubblico il colore originario della statua, esente cioè dagli effetti del tempo e dell’ossidazione. Una sorta di clone assolutamente unico, che qualcuno in vena di bizzarri paradossi osò definire “più originale dell’originale”. Un’affermazione a dir poco ridicola, se solo si pensa che senza il vero e unico originale non sarebbe mai potuta esistere quella copia, per quanto perfetta. Ad ogni modo non ho nulla da ridire sull’iniziativa, interessante a scopo di studio, che peraltro Brinkmann sta conducendo anche su tantissime altre opere dell’antichità al fine di restituirci la percezione visiva che ne ebbero gli antichi. Il riferimento è in particolare all’uso della policromia sulle statue che noi siamo invece abituati a immaginare esclusivamente nel colore del marmo o del bronzo ossidato, laddove quello delle sculture antiche era sovente un vero e proprio universo in technicolor che oggi siamo in grado di riscostruire sulla base delle tracce di pigmento a volte conservatosi anche in parti minime.

Fin qui nulla di strano. A procurarmi una enorme perplessità è invece giunta pochi giorni fa la notizia che Brinkmann è pronto a ritornare a Reggio Calabria per riprodurre l’intero guerriero. Evidentemente con il consenso della Soprintendenza ai Beni Archeologici. Mi chiedo: non gli è bastato il riuscitissimo esperimento che ha dimostrato il dimostrabile, e cioè i colori originari dell’opera? A cos’altro serve costruire questo replicante integrale?  Qualcuno ovviamente potrebbe chiedermi che cosa me ne venga dal pormi il problema, ed io allora rispondo che in un’epoca in cui non si distingue più fra ciò che vale e ciò che non vale, fra ciò che è vero e ciò che è falso, questa nuova operazione serve solo ad alimentare ulteriormente l’idea che tutto sia riproducibile e che i secoli di storia, di cultura e di civiltà che ci sono dietro lo sviluppo di una tecnica e di una sensibilità artistica siano tranquillamente bypassabili grazie alle nuove frontiere della tecnologia digitale. E poi i veri Bronzi di Riace cosa ci ricavano da questa iniziativa? Visibilità? Non basterà loro avere avuto il tocco magistrale dell’obiettivo fotografico di Mimmo Jodice di cui presto vedremo il risultato, sicuramente magnifico?

Perchè – mi chiedo – le Soprintendenze italiane si indignano così tanto se un povero turista in visita ad un museo scatta qualche foto e poi sono pronte a permettere operazioni così discutibili che rischiano di svilire gli originali? Salvatore Settis dice che la copia di un’opera d’arte può avere un senso solo se serve a divulgare l’originale, ed appunto io ritengo che per ottenere questo risultato non ci sia bisogno di costruire oggetti tridimensionali a grandezza naturale…bastano le immagini! O vogliamo fare in modo che una copia diventi più gettonata dell’originale solo perchè magari più facilmente raggiungibile? Perchè alla fine secondo me questo è il rischio. E’ vero, come ho detto prima, che l’originale è insostituibile, ma non dimentichiamoci che viviamo nell’era del succedaneo, come dimostra la notizia di pochi giorni fa dell’invenzione da parte della Concordia University di Montreal di un dispositivo in grado di procurare l’orgasmo sessuale premendo solo un bottone, o come dimostrano i mille tentativi portati a termine (malamente) di riprodurre in Europa il meglio del Made in Italy gastronomico. Non dimentichiamoci infine della nuova frontiera aperta nel campo delle riproduzioni di oggetti attraverso le cosiddette “stampanti tridimensionali” che permettono di costruire oggetti a tutto tondo partendo da modelli digitali in 3D e da appositi materiali utili allo scopo. Proviamo solo a immaginare il colpo che riceverà l’artigianato delle riproduzioni d’arte quando saremo invasi dall’esercito di cloni che andranno ad occupare gli scaffali degli shop dei Musei. Non ci basta? Vogliamo quindi anche i cloni a grandezza naturale?

Io non ci sto a supportare questa Babele in cui tutto deve essere considerato possibile, solo perchè tecnicamente realizzabile. Se i tedeschi, o chi per loro, “vogliono” i Bronzi di Riace, che se li vengano a vedere a Reggio Calabria! A voi la parola…

3 commenti

  1. Emilio from Cosenza

    Lettera aperta e domande provocatorie (spero nella lettura costruttiva) per la soprintendenza interessata, le quali inoltre dovrebbero solleticare chi mastica bene la comunicazione e il marketing [leggi anche professionisti del settore che presumo ogni regione dovrebbe consultare, compresa la Regione Calabria]:
    1)Con tutti i nostri corregionali sparsi, RIPETO sparsi, in inghilterra, U.S.A., Australia, Canada, i n modo particolare mi riferisco a quelli emigrati con la ventiquattore, possibile che non si riesca a creare un sistema (leggasi anche una rete) per promuovere nel mondo i Bronzi di Riace?
    2)Non so se tra i presenti ci sia qualcuno che sia stato al Pergamon di Berlino,[per chi non c’è stato, faccio sapere che i tedeschi hanno portato a casa (si fa per dire) tutto il trasportabile comprese le mura di un porto e le hanno rimontate ed esposte e ti fanno pagare un salato biglietto];ebbene mi darebbe enormemente fastidio in un mio eventuale ritorno al Museum di Berlino, vedere in bella mostra una copia dei bronzi di Riace fatto dal presunto esperto di turno.
    3)Se qualcuno dirà:
    ebbene è un’operazione di marketig, così i Bronzi di R. verranno conosciuti nel mondo io gli risponderò:
    a)cosa ci guadagna il museo di Reggio Calabria?
    b)ma non siamo capaci di fare in autonomia proprio niente ( legga promozione dei bronzi ) con tutti i fiori di professionisti, professori universitari , e poi quello stuolo di giovani laureati dei quali i loro papà in modo provinciale si affannano a dire : si è laureato con 110 e lode e in tot. sessioni
    per la sola gioia dirimpettaio del pianerottolo e forse per i furbi tedeschi.
    4)Se poi proprio vi serve una copia di entrambi i Guerrieri, persone ben informate dicono che in Italia ci sono maestranze,altro che esperto di turno, (sembrerebbe anche falsari, mi perdonino e mi scusino” i noti professionisti”di Forcella e dintorni) capaci di fare un originale migliore dell’originale, con annesso scudo e lancia al seguito e senza tuti quei sofisticati scanner così vantati.Viva L’Italia.Bye.Bye Spero che non mi censuriate.

  2. Giovanni FILIPPO

    E’ noto che esistano casi di capolavori greci poi riprodotti in epoca latina. La “ratio” dell’esperimento potrebbe anche essere questa… fatte le debite proporzioni non solo con i millenni che separano noi e il Brinkmann dagli Uni e dagli Altri ma anche con lo stesso concetto di “arte” eventualmente applicato ad una “macchina replicante” ad altissima tecnologia. Il tempo tiranno mi costringe ad essere sintetico: Sono d’accordo nel consentirgli la REPLICA…purchè venga ben “replicata” in varie parti del corpo del guerriero la scritta “copia conforme all’originale”.

    • Inside Bastard

      Salve!
      Perdonami la intrusione, non so di che cosa ti occupi, ma tieni conto che oramai tutti conoscono il prezzo delle cose e in pochi il valore di esse, e che non si fa nulla per nulla, per cui nella società tutto ha un prezzo e un ritorno. Fatta questa piccola considerazione, di grazia, come vogliamo inquadrare dal punto di vista del marketing l’operazione del Museo di Reggio Calabria? Ti faccio fare la copia così penetro nel mercato internazionale dell’arte? Oppure nel circuito dei turisti internazionali? Mi pare che questo sia il nocciolo del problema sollevato dal signor Emilio, e soprattutto dalla giornalista. Mentre il vantaggio dei tedeschi te lo illustro subito (perdonami la supponenza): la loro copia, dalla quale si guarderanno bene dal metterci sopra etichette del tipo “copia conforme all’originale” [Kopie des Originals] tra quattro o cinquecento anni, avrà un valore inestimabile perchè ben fatta (per intenderci una situazione identica a quella dei quadri della quadreria Borromeo che trovi a Isola Bella, che sono quadri copie di altri quadri famosi o persi, e che nonostante siano tali hanno un valore inestimabile ).
      Se poi faccio “sparire” l’originale o si perde( e quà entriamo nella fantascienza….)immagina che valore assume la copia).Bye,bye

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