Lanciata in rete una raccolta fondi per il restauro di cinque antichi e preziosi volumi della Certosa di Padula

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Campania – Prospetto principale della Certosa di Padula (Salerno), XIV-XVIII sec. – Ph. Velvet | CCBY-SA3.0

di Redazione FdS

Una delle iniziative adottate durante il Premio Best Practices per l’Innovazione è stata il lancio sulla rete di una campagna di crowdfunding, per raccogliere fondi finalizzati al restauro di 5 volumi antichi della Certosa di Padula (Salerno). Ad essere utilizzata è la piattaforma “Derev” www.derev.com, che consentirà appunto la raccolta di capitali necessari oltre che al restauro dei libri anche al recupero in tecnologia digitale di un volume della Biblioteca Michelangiolesca della Basilica di San Lorenzo a Firenze.

A darne notizia è una nota stampa della Soprintendenza Bap di Salerno e Avellino, guidata da Gennaro Miccio, partner di un progetto che vede come promotrice la Confindustria Salerno con il suo presidente Mauro Maccauro. Il Soprintendente Miccio si è detto entusiasta di questa collaborazione: “Grazie al mondo della finanza e dell’impresa si possono fare, logicamente – ha affermato – cose ben più importanti. Sono soddisfatto di questa sinergia con Confindustria e con il Premio. Il patrimonio artistico e letterario è uno dei beni più importanti della nostra regione. E’ da questo che occorre ripartire, senza non si va da nessuna parte. Anzi, il mio invito al mondo delle imprese è quello di non solo sponsorizzare i beni, ma di gestirli direttamente. Sarebbe un modo per mettere in atto un circolo virtuoso per le aziende stesse – ha concluso Miccio – ma anche per il circuito economico campano”.

L’inventario del sopravvissuto Fondo storico della Biblioteca della Certosa di Padula annovera circa 2040 unità (inclusi i testi incompleti, le raccolte dei fogli sciolti e i periodici). Dal 1982 questo patrimonio è stato definitivamente preso in carico come “Bene culturale” dalla Soprintendenza ai Bap di Salerno e Avellino e inserito, con la stima dettagliata, nel Registro dei Beni detti immobili del Ministero. Quasi tutto il Fondo necessita di un intervento generale finalizzato alla conservazione e alla consultazione. Per quanto riguarda la conservazione, si precisa che dopo i lavori di disinfestazione, eseguiti alcuni anni fa, solo una piccolissima parte di essi (gli incunaboli e circa metà cinquecentine, attualmente conservati in ambienti separati), ha beneficiato di intervento di restauro. La sistemazione completa del fondo librario richiederebbe un impegno di spesa notevole. I libri esistenti costituiscono un esemplare unico dell’antica Biblioteca certosina: alcuni furono salvati probabilmente dagli stessi Monaci durante la prima soppressione, altri furono acquisiti nel corso del XIX secolo dai Religiosi durante la loro seconda permanenza.

“… E i libri dove sono?”  E’ questa una delle domande più frequenti che i visitatori pongono agli addetti ai lavori al termine di una visita alla Certosa di Padula, soprattutto se hanno avuto modo di visitare anche l’imponente Biblioteca al piano superiore che, seppure priva di libri, fa bella mostra di sé con i 26 scaffali settecenteschi in noce ed i cartigli in alto che ancora elencano il sapere dei Monaci, quali, ad esempio: Scriptores Chartusiani, Retorici, Santi patres, Sacra scriptura, Historici profani, Medici, Libri proibiti, ecc. Il progetto di restauro e di successiva esposizione di alcuni dei libri sopravvissuti, si pone l’obiettivo di dare una risposta concreta all’interrogativo e di creare in Certosa una sezione permanente dedicata al progressivo recupero del materiale bibliografico, cartaceo e documentario superstite.

Tra tutti i volumi conservati, sono stati individuati quei libri che trattano argomenti riguardanti la vita e la Regola dell’Ordine presente a Padula. In varia misura sono tutti pregevoli: si tratta di una cinquecentina, di tre libri del 1600 ed uno del 1700, tutti stampati in Francia. Testimoniano l’elevato livello culturale, gli scambi con le altre Certose europee, principalmente con la Casa Madre a Grenoble, ed il forte potere economico di cui l’Ordine padulese godeva in quegli anni. Con il presente progetto – informa il comunicato – si prevedono le seguenti operazioni: intervento di spolveratura generale del Fondo librario; restauro completo di cinque libri di argomento certosino.

La nota stampa sull’iniziativa conclude con una Descrizione e storia della Certosa di Padula che riportiamo testualmente e integralmente:

La Certosa di Padula, dedicata a San Lorenzo, fu fondata nel 1306 da Tommaso Sanseverino, Conte di Marsico e Connestabile del Regno di Napoli. L’Ordine certosino era stato istituito in Francia da San Bruno di Colonia, che nel 1084 fondò sul massiccio Chartreuse, presso Grenoble, il suo primo convento (da cui il nome dell’Ordine). Questa di Padula, con i suoi 51.500 mq., è una della Certose più grandi d’Europa e la prima ad essere fondata in Campania, seguita dalla Certosa di San Martino di Napoli e da quella di San Giacomo a Capri. La Certosa di San Lorenzo non ha conservato che a tratti il suo aspetto trecentesco; subì numerose trasformazioni nel corso dei secoli, specialmente nella seconda metà del secolo XVI e nei secoli XVII e XVIII (epoca di grande disponibilità economica dell’Ordine) durante i quali assunse l’attuale configurazione con le abbondanti decorazioni barocche. Il complesso monastico padulese crebbe di dimensione e di importanza nel corso dei secoli, fino al dominio Napoleonico, quando molti Ordini monastici vennero soppressi (Decennio Francese, anni 1806-1815). Fu allora che la Certosa di San Lorenzo venne saccheggiata e spogliata di gran parte dei tesori accumulati nei secoli: i quadri, gli ori, gli argenti, le statue ed i volumi della ricchissima biblioteca andarono dispersi. Al termine del periodo francese, i Certosini tornarono nel Monastero per alcuni anni, ma nel 1866, dopo un periodo difficile e piuttosto oscuro, si giunse alla definitiva soppressione, come stabilito dalle leggi del neonato Governo italiano. La Certosa, pur dichiarata Monumento Nazionale dal 1882, è stata abbandonata per decenni ed utilizzata come carcere, lazzaretto, caserma, scuola e, addirittura, come campo di concentramento durante le due guerre mondiali. Dal 1982 la Soprintendenza ha intrapreso il lungo e complesso lavoro di restauro e rifunzionalizzazione degli spazi che ha ricondotto l’antica struttura all’originario aspetto; dal 1998 il Monumento è stato dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.

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