Grigio grafite. Monterosso Calabro vince a Milano l’oscar della moda ecosostenibile

Veduta di Monterosso Calabro (Vibo Valentia) - Ph. Paul August | ccby-sa4.0

Veduta di Monterosso Calabro (Vibo Valentia) – Ph. Paul August | ccby-sa4.0

Tre giovani creativi riscoprono la grafite di Monterosso e il borgo calabrese vince l’Oscar della moda eco-sostenibile all’ultima Milano Fashion Week

di Kasia Burney Gargiulo

“E’ necessario riscoprire il passato per proiettarsi nel futuro”: questo il motto dei tre giovani creativi che dando vita a un progetto ispirato ai principi di una “economia sostenibile e circolare”, ossia compatibile con l’ambiente e basata su materiali in grado di essere riassorbiti dalla biosfera o semplicemente rivalorizzati, hanno portato sotto i riflettori internazionali il borgo di Monterosso Calabro, 1658 abitanti in provincia di Vibo Valentia, nel 2016 inserito da Skyscanner fra i 20 borghi più belli d’Italia.

Loro sono Matteo Ward, ex Sr. manager di Abercrombie and Fitch, Silvia Giovanardi, ex responsabile ufficio grafico di ETRO Uomo, e Victor Santiago, fotografo di moda, founders di Wrad Living, un progetto di ricerca e sviluppo finalizzato a tracciare nuovi percorsi sostenibili per l’industria della moda, considerata il secondo settore produttivo più inquinante al mondo. Nel 2016 i tre giovani sono approdati in Calabria sulle tracce di una antichissima tradizione di cui Monterosso è custode.
 

Da sin. Victor Santiago, Silvia Giovanardi e Matteo Ward, founders di Wrad Living

Da sin. Victor Santiago, Silvia Giovanardi e Matteo Ward, founders di Wrad Living – Image by Wrad

Siamo su una collina delle Serre Calabre, in un’area di alto pregio naturalistico, a pochi passi dall’oasi WWF del Lago dell’Angitola. Probabilmente nato intorno a una torre di epoca normanna, la Rocca Capana, Monterosso Calabro ha il tipico impianto urbanistico dei centri medievali con stradine strette e tortuose, saliscendi e passaggi, fra case semplici e palazzi nobiliari dotati di splendidi portali in pietra, stemmi e preziose decorazioni. Nel suo territorio è nota l’abbondante presenza di grafite, minerale che fin dall’epoca romana la popolazione della zona utilizzava per tingere i tessuti. A compiere l’operazione erano soprattutto le donne che concentravano il minerale in ampie vasche di pietra dette “gurne” (termine greco-bizantino per indicare bacini per l’acqua), precedentemente riempite con acqua piovana.
 

Scorcio di una 'gurna', la vasca in pietra in cui  si preparava la tintura dei tessuti con la grafite. a Monterosso Calabro

Scorcio di una gurna, l’antica vasca in pietra in cui si preparava la tintura dei tessuti con la grafite. a Monterosso Calabro (VV) – Image by Wrad

Da questa miscela si ricavava un denso composto di colore nero usato appunto per la tintura dei tessuti tramite l’aggiunta di buccia di melagrana, che svolgeva la funzione di fissativo per il colore. Di questo materiale, e della sua particolare qualità, giunse notizia in Piemonte, per cui nel 1939 arrivarono a Monterosso alcuni tecnici della società Talco e Grafite Valchisone di Pinerolo (Torino) che nel 1943 ottenne dal Comune “per anni 29 rinnovabili” l’affitto dei terreni utili all’estrazione del minerale. Portate a termine le strutture negli anni travagliati della seconda guerra mondiale e intraprese le estrazioni nel 1945, inaspettatamente nel 1948 le attività dell’azienda cessarono e quella che si era prospettata come un’attività provvidenziale per l’economia di Monterosso lasciò il posto a nuovi drammatici flussi migratori verso l’estero.

A parte le menzioni nelle fonti più antiche, numerosi riferimenti alla grafite di Monterosso e di altri paesi limitrofi si trovano in testi tecnici o eruditi dell’800, come ad es. negli Atti della Reale Accademia dei Lincei, in cui si parla di “straterelli di grafite lucente, polverosa…a volte copiosi ad Olivadi, Monterosso, Capistrano, Vallefiorita, Centrache, S. Vito, S. Elia, Filadelfia, Polìa”, e si spiega come questa grafite, “talora granoso-lamellosa, di tessitura scistosa sottile”, abbia un colore “che va al grigio violetto più o meno carico, e con piccole tracce per lo più impercettibili di solfuro di ferro”. Citazioni che mostrano la consolidata notorietà e l’interesse tecnico-scientifico verso i giacimenti calabresi di un minerale di cui oggi tutti facciamo largo uso attraverso le matite.
 

La polvere di grafite, a Monterosso Calabro (VV) - Image by Wrad

La polvere di grafite, a Monterosso Calabro (VV) – Image by Wrad

Nel riportare alla luce questa antica produzione, i giovani founders di Wrad Living hanno compiuto una vera e propria opera di archeologia industriale oltre che di rivitalizzazione di antiche tecniche tintorie apprese dagli anziani di Monterosso, grazie alle quali è nata la “Graphi-Tee” (la prima T-shirt al mondo realizzata con polvere di grafite riciclata), che nel 2017 si è aggiudicata il premio “Best of the Best 2017” nell’ambito del RedDot Design Award, rimanendo esposta per un anno al RedDot Design Museum di Norman Foster, a Essen, in Germania. Un riconoscimento tributato “per aver introdotto una risposta innovativa e green nel processo di tintura e per la capacità di riportare il rispetto per la persona, le tradizioni e il pianeta al centro del sistema moda”. Lo scorso luglio, l’indumento è stato simbolicamente consegnato al paese di Monterosso Calabro, nel corso di una cerimonia, “gesto con il quale – ha detto Matteo Ward – “abbiamo voluto restituire a Monterosso ciò che questo paese ci ha dato due anni fa, ossia preziosi insegnamenti su un’antica arte tessile ecosostenibile” (nel video seguente, in inglese, la sintesi della loro esperienza in Calabria).
 

 
Ma come si è arrivati all’utilizzo della grafite? “Sapevamo – hanno spiegato i tre creativi – che il processo di colorazione a basso costo dei tessuti può essere dispendioso e pericolosamente tossico sia per l’uomo che per l’ambiente, pertanto due anni fa abbiamo iniziato a cercare soluzioni alternative. Abbiamo così scoperto la storia di Monterosso con l’unica miniera italiana di grafite, un minerale atossico a base di carbonio, per cui sono partiti alla volta del paese”. Qui hanno trascorso alcuni giorni di full immersion con la gente del posto, visitando con ex minatori la vecchia miniera di grafite e ascoltando le loro spiegazioni sulle modalità di estrazione e di impiego del minerale, mentre le donne hanno mostrato loro le antiche tecniche di tintura dei capi di abbigliamento tramandate per generazioni. “Tecniche che – hanno aggiunto i ragazzi –  abbiamo poi provveduto a innovare per inserirle in un processo di economia circolare che recuperasse la polvere di grafite di scarto industriale, altrimenti destinata alla discarica. In due anni di ricerca siamo così arrivati a ottenere il G_Pwdr, un materiale innovativo composto al 60% da polvere di grafite recuperata e portata in sospensione liquida, lavorata con il recupero del procedimento tradizionale di Monterosso, vecchio di duemila anni”.
 

Infografica sul ciclo della grafite utilizzata per la T-shirt di Wrad Living

Infografica sul ciclo della grafite utilizzata per la T-shirt di Wrad Living

Inutile dire che l’iniziativa non è passata inosservata, a cominciare dall’interesse suscitato nella Camera Nazionale della Moda Italiana, che questa estate ha inviato una troupe a Monterosso per girare un breve filmato sulla miniera di grafite, riprendendo gli antichi metodi di tintura dei capi, con dimostrazioni effettuate da alcune donne del posto.  La miniera e i metodi di estrazione della grafite sono invece stati illustrati dall’ex minatore Nino La Grotteria e dal signor Giacomo Puzzello. Il video è stato presentato lo scorso 23 settembre,  durante la Milano Fashion Week, al Teatro Alla Scala, dove si è svolta la finale del Green Carpet Fashion Awards 2018, premio ispirato ai valori della sostenibilità nel campo della moda, promosso dalla stessa Camera Nazionale della Moda Italiana e patrocinato dall’agenzia EcoAge. Fra i premiati anche il comune di Monterosso Calabro a cui è andato lo Handprint Award, l’Oscar della moda ecosostenibile.

Sul green carpet allestito in grande stile su Piazza della Scala, accanto a nomi del jet-set internazionale fra i quali la stilista Donatella Versace, la direttrice di Vogue Anna Wintour, gli attori Cate Blanchett, Julianne Moore e Armie Hammer, le super-models Cindy Crawford e Elle Macpherson, ha sfilato anche una delegazione del Comune di Monterosso Calabro guidata dal sindaco Antonio Lampasi e composta da Maria Grazia Crispino, Lionella Maria Morano e Giacomo Puzzello. Il premio, assegnato per “aver mantenuto la memoria di un’antica pratica di tintura dei tessuti con la polvere di grafite proveniente dalla locale miniera ed utilizzata per secoli prima che venisse soppiantata dalle tinture sintetiche”, è stato consegnato dal celebre attore inglese Colin Firth, premio Oscar per il film “Il discorso del Re”. 
 

La delegazione di Monterosso Calabro al gala dei Green Carpet Fashion Awards 2018

La delegazione di Monterosso Calabro a Milano, al gala dei Green Carpet Fashion Awards 2018

La prossima ‘puntata’ della bella storia di Monterosso Calabro e della sua grafite sarà la messa in onda in autunno del documentario girato a luglio scorso per la trasmissione Rai Geo&Geo, le cui riprese si sono concentrate sul patrimonio storico, architettonico e naturale dell’antico borgo.

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Bibliografia:

AA.VV.Atti della R. accademia dei Lincei. Memorie della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, p. 55-56, Coi Tipi del Salviucci, Roma, 1883

AA. VV., Atti del Real Istituto di incoraggiamento alle scienze naturali di Napoli, pp- 181-182, Tipografia di Angelo Trani, Napoli, 1818

Rosario Chimirri, Monterosso Calabro, insediamento e tradizione, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003, pp. 209

 

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