Grazie a una mappa interattiva “rivive” la città egizia sommersa di Thonis-Heracleion

thonis-heracleion_1665x1123

Egitto – Immagini sottomarine della città di Heracleion-Thonis: la statua mastodontica di un faraone – Image source: www.farnkgoddio.org

Grazie a una mappa interattiva “rivive” la città egizia sommersa di Thonis-Heracleion. Scoperta di fronte al delta del Nilo nel 2000 da Franck Goddio, fu il più grande porto egizio dell’antichità

di Redazione FdS

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Egitto – Il leone in pietra di thonis-Heracleion nel fondali del Mediterraneo di fronte alla costa egiziana – Image source: www.farnkgoddio.org

Il suo mito è stato alimentato nei secoli da fonti letterarie ed epigrafiche. Nel periodo greco si parlava delle sue origini leggendarie come risalenti al XII secolo a.C. Secondo la tradizione, Paride ed Elena vi erano rimasti bloccati durante la loro fuga da Menelao, prima che iniziasse la guerra di Troia. E lo stesso Eracle stesso avrebbe visitato la città, che da lui avrebbe poi preso il nome. Essa viene citata da Diodoro Siculo e Strabone, oltre che da Erodoto che nel 450 a.C. ne descrisse le bellezze. Molte tragedie greche ne raccontano i fasti, ma mai prima della fatidica estate del 2000 se n’era trovata traccia. Parliamo della città egizia di Thonis-Heracleion che da 1300 anni giace nel fondo del Mediterraneo come ha avuto modo di constatare l’archeologo subacqueo francese Franck Goddio, che ne ha ritrovato i maestosi resti insieme a quelli di Canopo e Menouthis.

Il rinvenimento è avvenuto vicino ad Alessandria d’Egitto, nella Baia di Abu Qir, a sei chilometri dalla costa, ed è stato rivelato appunto nel giugno del 2000. Case e templi risultano ben conservati, così come le infrastrutture portuali e statue di enormi dimensioni, e tutto testimonia la grandezza e il fasto di queste città sepolte dalla furia di un potente terremoto che tra il VII e l’VIII secolo dopo Cristo le ha fatte sprofondare in mare a circa mille anni di distanza dalla loro fondazione. Alla scoperte si pervenne dopo circa due anni di ricerche subacquee condotte da Goddio con la sua equipe, utilizzando sofisticate tecnologie come le onde magnetiche servite a delineare una mappa delle città sommerse.

E proprio una mappa interattiva, si avvale dei dati archeologici emersi dagli scavi per permettere agli internauti di visualizzare oggetti, statue, relitti, pareti affrescate di templi ed edifici pubblici di quello che fra il 664 a.C. il 332 a.C. è stato il più grande porto obbligatorio di ingresso d’Egitto e la dogana del Periodo Tardo Egiziano. Con un semplice zoom sulla mappa o cliccando su oggetti singoli, l’elaborazione digitale della città sommersa di Thonis-Heracleion permette di scoprire dettagli e particolari di tutta una serie di manufatti di quel periodo e numerose altre informazioni.

thonis2

Egitto – Una delle enormi statue di divinità rinvenute nella città sommersa di Thonis-Heracleion – Image source: www.farnkgoddio.org

Tra i dati raccolti dai ricercatori in collaborazione con il Ministero egiziano delle antichità e il sostegno della Fondazione Hilti, vi sono ad esempio quelle su antichi monumenti della città come il grande tempio del dio Amon e di suo figlio Khonsou. E’ stato possibile raccogliere questa messe di elementi grazie al fatto che la città è rimasta sommersa e protetta dalla sabbia sul fondo del mare per oltre dieci secoli, risultando perfettamente conservata. Diversi i reperti riportati alla luce, fra cui la più grande statua conosciuta del dio egizio della piena del Nilo, Hapi, e un’altissima concentrazione di navi. E poi ancora templi e santuari, oggetti votivi e gioielli, monete e iscrizioni ufficiali scolpite sulla pietra. Tutto documenta la vita della città e le sue attività di scambio con le altre civiltà del Mediterraneo.

L’Istituto Europeo di Archeologia Subacquea di cui Goddio è fondatore, utilizzando animazioni in 3D, è riuscito a ricostruire le strutture della città antica mostrando in modo realistico templi, navi, moli e pontili e, persino, i sistemi di canali di Thonis-Heracleion. Si tratta di un lavoro iniziato ormai tredici anni fa ma da considerarsi solo all’inizio tenuto conto che, come afferma Goddio senza ironia, c’è materiale di recupero e di studio per almeno altri due secoli. L’area archeologica è infatti a trenta metri sotto il livello del mare ed ha già comportato l’impiego di tre anni solo per gli scavi e quattro per le ricerche geofisiche.

Thonis-Heracleion in origine sorgeva su una delle isole del Delta del Nilo, ed era attraversata da una rete di canali; prosperò particolarmente tra il VI ed il IV secolo a.C. come dimostrato da numerosi ritrovamenti archeologici: in questo periodo fu infatti un importante centro di commercio internazionale ed anche di un attivo centro religioso, in ciò simile alle vicine Canopo e Menouthis. La importanza di queste città fu però eclissata da Alessandria sorta nel 301 a.C. ma esse rimasero celebri per gli sfarzosi templi a Iside e Osiride che le resero meta di pellegrinaggio da tutto l’Egitto. La celebrazione vi si compiva ogni anno: il dio nella sua barca cerimoniale veniva portato i processione dal tempio di Amon cittadino fino al suo santuario a Canopo.

Poco dopo la riscoperta sul fondo del mare, bastò che gli archeologi mostrassero pochi dei pezzi recuperati per dare l’idea del fasto di queste città; fu ad esempio mostrata la testa in basalto di un faraone e una statua in granito nero a grandezza naturale, ma senza testa, della dea Iside. E così il Mito si è tradotto in realtà. Fino ad allora, gli studiosi non avevano la certezza di dove fossero esattamente né che Heracleion e Thonis fossero una città unica.

 

Rispondi

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono segnalati *

*

Torna su