Al MANN il grande Plastico di Pompei, fra alto artigianato e innovazione tecnologica

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Part. del grande Plastico di Pompei, 1861 – XX sec. Museo Archeologico di Napoli – Ph. Antonio Manfredonio | ccby-sa2.0 | Immagini nel testo e video a fondo pagina

“Questo modello in sughero, intonaco e carta, realizzato con la massima accuratezza ed esattezza […] è un’opera d’arte estremamente incantevole e ammirevole”

di Kasia Burney Gargiulo

Con queste parole nel 1866 l’archeologo tedesco Johannes Overbeck, autore di un libro su Pompei, esprimeva la sua ammirazione per una delle opere più straordinarie ispirate dagli scavi e dallo studio dell’antica città vesuviana sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.: il grande Plastico di Pompei conservato all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, un’opera di alto artigianato, erede della grande manifattura presepiale partenopea, che in scala 1:100 rappresenta gli scavi archeologici dell’antica città dai loro inizi sino al secondo dopoguerra, testimonianza talora unica di strutture e decorazioni danneggiate dal trascorrere del tempo o scomparse a causa degli eventi bellici.

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Il grande Plastico degli Scavi di Pompei, Museo Archeologico di Napoli – Image source

OLTRE UN SECOLO E MEZZO DI STORIA

Questo modello, che della città sannitico-romana offre una suggestiva veduta a volo d’uccello, fu progettato su iniziativa dell’archeologo Giuseppe Fiorelli, ispettore degli scavi di Pompei dal 1861 e curatore del Museo dal 1863 al 1875, lo stesso studioso a cui deve la geniale idea di ricavare col gesso liquido i calchi dei corpi dei pompeiani periti durante l’eruzione e imprigionati nella coltre di cenere, lapilli e fango. La realizzazione del plastico venne affidata nel 1861 a Felice Padiglione, figlio di quel Domenico Padiglione, che aveva già realizzato opere simili come i modelli dei templi di Paestum ed il macellum di Pozzuoli. Nel 1908, l’incarico passò a Nicola Roncicchi, già autore del plastico della Villa della Pisanella di Boscoreale. Verso la metà del XX sec. fu così completata quella che l’archeologo Antonio Sogliano nel 1911 definì “l’esatta rappresentazione planimetrica e altimetrica di quanto avanza dell’antica città”.

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Scorcio del grande plastico degli Scavi di Pompei, 1861-XX sec. | Ph. Virtusincertus | ccby2.0

Nel corso del secolo scorso l’opera cambiò più volte sede viaggiando, sezionata in più parti, fra Napoli e Pompei, e ciò soprattutto per proteggerla dai rischi di distruzione a cui fu esposta durante le due guerre mondiali. Nel 1950, finalmente ricomposta, trovò definitivamente posto all’interno del Museo Archeologico Nazionale dove gli è stata dedicata un’apposita sala, la XCVI, meta da sempre di migliaia di visitatori.

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Visitatori nella sala XCVI del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sede del Plastico di Pompei – Image source

Nella riproduzione della città mancano solo l’anfiteatro, l’insula occidentalis e l’insula 2 della regio VIII, oltre alle ulteriori aree venute alla luce durante gli scavi effettuati nel corso degli ultimi decenni del XX secolo. Le case e gli altri edifici poggiano su una base di compensato e sono realizzati in sughero mentre gli elementi in marmo e calcare sono riprodotti in stucco o gesso, con inserti in osso. Non mancano gli affreschi minuziosamente riprodotti con colori a tempera su base di stucco e stagno o con colori ad acquerello su fondo di carta, i pavimenti sono in carta, appositamente incisa nel caso della presenza di mosaici, mentre per permettere l’osservazione dei soffitti affrescati, le relative sezioni non sono state incollate al resto della struttura e pertanto sono sollevabili.

IL PLASTICO IN 3D CON LA TECNOLOGIA DIGITALE [Video da MANN TV]

Dopo oltre un secolo e mezzo di storia, il grande plastico degli Scavi di Pompei e la magistrale sapienza artigianale che lo ha prodotto incontrano l’alta tecnologia digitale in un’iniziativa che punta a migliorarne e a renderne più coinvolgente la fruizione. La visione diretta del modello, a partire dal 19 maggio 2017, è stata infatti integrata da una versione digitale oggetto di un video di sette minuti prodotto da Altair4 Multimedia e fruibile su uno schermo da 85 pollici posto al centro di una parete su cui è raffigurato il Vesuvio nella forma precedente la grande eruzione del 79 d.C. Il video “Pompei: il plastico e la città. Orientarsi fra spazio e tempo”, proiettato a ciclo continuo, fa parte del riallestimento della sala XCVI del Museo Archeologico Nazionale di Napoli curato da Valeria Sampaolo, Andrea Mandara e Francesca Pavese.

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Part. del plastico con interni delle case e tracce di affreschi, Museo Archeologico Nazionale, Napoli – Ph. MANN

La digitalizzazione è stata realizzata dal team di specialisti del Laboratorio di Archeologia Immersiva e Multimedia dell’Istituto per i Beni Archeologici e monumentali del Consiglio Nazionale delle Ricerche diretto da Daniele Malfitana. Tramite un carrello mobile appositamente costruito per effettuare le riprese sull’area del plastico, sono stati effettuati 1500 scatti con una metodica di “macroaerofotografia” che ha permesso agli specialisti del Laim di acquisire il materiale necessario alla fotomodellazione 3D dell’intero plastico, che finalmente diventa “navigabile”. Come ha spiegato il direttore del Mann Paolo Giulierini “apposite ricostruzioni aggiuntive consentono di fornire ai visitatori anche la documentazione sulle aree degli Scavi all’epoca non ancora riprodotte nel plastico, come ad esempio quelle dell’Anfiteatro, di Via dell’Abbondanza e della Via Di Nola”. Il video – ha aggiunto Giulierini – “è stato realizzato con grande competenza e svolge un’importante funzione didattica aiutando il visitatore a comprendere meglio il contesto degli scavi pompeiani”.

Nel video, le ricostruzioni 3D sono montate in asse con il plastico, permettendo al visitatore di orientarsi tra spazio e tempo. Al MANN si consolida così l’introduzione delle nuove tecnologie già inaugurata con la realizzazione del videogioco Father and son fruibile tramite app per smartphone e tablet e ambientato proprio nello splendido museo archeologico: “Dopo questo video – ha annunciato Giulierini – arriveranno, entro l’anno, il wifi completo nelle sale del Museo e moltissime applicazioni rivolte al variegato pubblico di visitatori, dai bambini fino ai diversamente abili. Il tutto naturalmente avverrà facendo viaggiare armonicamente insieme tradizione e innovazione”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’INAUGURAZIONE [Video MANN TV]


Informazioni:
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) rimane aperto tutti i giorni (tranne il martedì, ma quando questo è festivo il Museo posticipa la chiusura al mercoledì) dalle 9.00 alle 19.30 (le operazioni di chiusura iniziano alle 19.00). Chiusure festive: 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre. Biglietto: 12 euro intero, 6 euro ridotto, 2 euro serale. Gratuito per i minori di 18 anni. Gratuito per tutti la prima domenica di ogni mese. Per altre info consulta il sito del MANN o contatta l’Infopoint al n. di tel. +39 081 4422 149.
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