La Reggia di Carditello è finalmente dello Stato. Bray: «Carditello simbolo della voglia di cambiamento di tutto il Mezzogiorno»

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La Reggia borbonica di Carditello – Image source: Mibact

di Enzo Garofalo

Alla fine ha prevalso il buon senso, e con esso ha prevalso anche la parola data dal Ministro Massimo Bray a un uomo comune, Tommaso Cestrone, un uomo che – prima di andarsene prematuramente e all’improvviso il giorno di Natale – ha trascorso lunghi mesi della sua vita a prendersi cura di un luogo che non era suo sulla carta ma che sentiva suo per quel legame identitario che ci pone in stretta relazione con un patrimonio senza uguali di storia, arte, architettura, in una parola di cultura. Un patrimonio che ci permette di riconoscerci nel nostro Paese ma che l’ignavia di qualcuno – noncurante davanti agli occhi allibiti del resto del mondo – sta da anni mettendo in serio pericolo, decretandone con l’incuria una lenta distruzione. Oggi finalmente possiamo dare la bella notizia che la Reggia di Carditello è stata acquisita dallo Stato. Il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo ha infatti reso noto con un comunicato stampa che questa mattina, presso la sezione fallimentare del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, si è svolta l’asta giudiziaria per l’assegnazione della Reggia di Carditello. Il sito reale è stato aggiudicato per 11,5 milioni di euro dalla SGA, società controllata dal ministero dell’Economia, che ora la trasferisce al MiBACT.

Dopo ben undici aste andate deserte, con quella di oggi si conclude positivamente  il primo importante passo verso il recupero della Real Tenuta Borbonica di Carditello. Progettata nel ‘700 da Francesco Collecini, allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli, fu costruita a San Tammaro (Caserta) come riserva di caccia da Carlo di Borbone, poi mutata da Ferdinando IV in una moderna fattoria, aggregandola a quella rete di “aziende” borboniche in Terra di Lavoro, quello stesso territorio oggi tristemente noto come “Terra dei fuochi” domino di una criminalità aggressiva e senza scrupoli. Oggi della tenuta originaria rimane solo una parte, per quanto significativa, a causa della lottizzazione e della vendita di terreni. L’area risparmiata comprende i fabbricati e 15 ettari di terreno circostante, che da anni sono soggetti ad un inarrestabile degrado iniziato con l’occupazione delle truppe tedesche che nel 1943 vi instaurarono un loro comando, e poi proseguito con il passaggio di proprietà al Consorzio Generale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno, ente pubblico fallito anni dopo. La prima vendita all’asta fu disposta nel 2011 con ordinanza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Ufficio Esecuzioni Immobiliari con un prezzo base di 20 milioni di euro, per conto del recupero crediti del Banco di Napoli/Banca Intesa. L’ultima asta senza esiti si era tenuta il 19 gennaio 2013 con una base di 10 milioni di euro. Da allora le speranze di un recupero furono riposte sull’ex ministro Ornaghi e poi sul successore Bray che ha voluto con forza mantenere le sue promesse nonostante il suo Dicastero non navighi nell’oro.

Bray ha così dimostrato di non essere uno di quei politici che pronunciano “parole d’aria”, come le definiva il povero Tommaso, che di politici – con le loro vacue chiacchiere – ne aveva visto succedersi numerosi lungo i viali della Reggia a lui così cara. “Carditello deve tornare presto ad essere ciò per cui è diventata famosa nel tempo: una terra prospera, in cui le pratiche agricole e zootecniche erano modelli da imitare. Una nuova Terra del Lavoro capace di ricucire le ferite inferte da anni di abbandono e incuria”: così aveva scritto Bray all’indomani della scomparsa di colui che tutti conoscevano come l’Angelo di Carditello. “Caro Tommaso – aveva proseguito l’inedito politico dal volto umano – vorrei che Carditello diventasse proprio il simbolo della voglia di tutto il Mezzogiorno di operare un cambiamento forte, il simbolo di una comunità che si prende a cuore le proprie eredità culturali e storiche e le rende fruibili per la collettività intera e ne disegna, intorno al suo valore, un futuro di lavoro e benessere. Vorrei che il tuo impegno civile, la tua pazienza fossero conservati nelle mura di Carditello perché con il tuo amore ci hai insegnato che il patrimonio culturale è un bene collettivo, un grande valore di civiltà, di cui tutti dovrebbero sentirsi responsabili. Grazie Tommaso.” E GRAZIE lo diciamo anche noi, a Tommaso e a tutte le associazioni di cittadini che in questi anni si sono battute per il recupero della Reggia di Carditello, perchè hanno dimostrato che il senso civico, il senso di appartenenza a una terra, a una cultura, possono essere un importantissimo lievito per le nostre azioni e per quelle di coloro da cui spesso dipende il benessere colletivo.

”La Reggia di Carditello e’ finalmente dello Stato, ora inizieremo la valorizzazione per la quale sono stati gia’ individuati due progetti con relativi fondi”. E’ quanto ha dichiarato questa mattina la segretaria generale del Mibact Antonia Pasqua Recchia al termine dell’asta tenutasi presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Con il  funzionario ministeriale c’era anche il direttore regionale dei Beni Culturali della Campania Gregorio Angelini e la Sovrintendente ai Beni Culturali di Caserta e Benevento Paola Raffaella David, che dalla prossima settimana cederà la gestione della Reggia di Caserta al nuovo responsabile del Polo museale di Napoli-Caserta. Pasqua Recchia ha spiegato che la SGA cederà al Mibact la proprietà della Reggia di Carditello “sulla base di accordi già stipulati” e che oltre ai primi interventi di messa in sicurezza della struttura, per i quali sono già stati individuati i fondi, la Direzione Regionale dei Beni Culturali inizierà immediatamente una vigilanza del sito, finora mai disposta, se si esclude l’opera volontaria di Tommaso Cestrone.

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