Alberobello e Ostuni. Dai trulli alla Città Bianca, del fotografo milanese Sandro Sansone

Salento_Sandro_Sansone

Oggi conosciamo il fotografo Sandro Sansone, che FAME DI SUD ha il piacere di annoverare fra i propri lettori. Consultando la sua pagina sul sito del musicista Lorenzo Pescini col quale collabora, leggiamo che “è nato a Milano nel 1970, da genitori emigrati nel dopoguerra dalla Lucania, Terra a cui è legato indissolubilmente. Ha vissuto in Toscana dal 1979, dove, accanto ai canonici studi, ha incominciato ad esprimere attrazione verso la Fotografia ma soprattutto verso l’universo musicale. Sandro scopre la Fotografia artistica come passione solo nel nuovo secolo con l’avvento del digitale, rafforzandola con uno studio continuo fatto di letture, e sperimentazione, ma soprattutto grazie all’appoggio continuo delle persone che gli stanno intorno e lo incoraggiano. Sandro non è un “professionista” della Fotografia ma, come ama ripetere lui, “mi avvicino, lontanamente, al modello rinascimentale di ‘artigiano’ poiché implica la semplicità d’animo e l’umiltà, piuttosto che a quello contemporaneo ‘pseudointellettuale’ “…dal cui narcisismo ed edonismo si distacca nettamente. La Fotografia di Sandro può meravigliare per il flusso di energia e vitalità che lo anima e che sfocia nel prepotente bisogno di comunicare le sue sensazioni attraverso le visioni che gli si manifestano e che traduce in toccanti immagini.”

Di Sandro Sansone cominciamo col mostrarvi un bellissimo video contenente il montaggio di sue fotografie, frutto di un viaggio in Puglia che l’autore descrive così:

“Tornare in Puglia, ed in particolare in quel territorio che va da Alberobello alla “Città bianca” di Ostuni, mi dona sempre la sensazione di vivere un autentico privilegio, avvertendo tanto intenso e nuovo l’incanto della visione che, in un brevissimo lasso di tempo, si apre ai miei occhi, inebriandoli di un godimento senza eguali e, insieme, ispirando fantasie, immagini, figure risultanti desuete nel panorama della presente quotidianità. Mi basta cogliere e mettere a fuoco il verde incerto delle chiome rigogliose dei secolari ulivi imperanti nelle campagne, un colore dai riflessi cangianti secondo il fruscio dei venti o la luce del sole; distinguere il rosso brillìo, qua e là, di piccole radure di papaveri; discernere i fumi discreti e bianchi, ascendenti da comignoli, antichi e nuovi, che resistono ai tempi e alle mode e continuano ad accompagnare i ritmi e le scansioni naturali di lavoratori e di intere famiglie, che incentrano la loro vita nelle campagne; distinguere, ammirato, orti fiorenti e rigogliosi già ricchi di frutti o prossimi a raccolti maturi; scorgere qualche vecchia masseria abbandonata, eppure tuttora contenente tracce di generazioni e di vicende passate, snodatesi all’interno delle mura e nei grandi cortili assolati; ammirare qualche altra masseria resa nuova e lustra d’eleganza, cioè assurta a magione super confortevole, per distensione o vacanza o riposo, di gente del Nord. Si consideri: persone di lassù venute a stare, per semplice precisa scelta, nel profondo Sud, quando è ancora viva la memoria delle grandi correnti di emigrazione da qui verso le ricche terre settentrionali. Una sorta di rivincita tardiva? E’ infine, con un respiro grande ed un abbraccio a tutto orizzonte, ecco lo sfondo accattivante e ispiratore del mare, così relativamente lontano, come intensamente prossimo, quasi un contatto fisico, un’immersione tonificante e rigenerante.”

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