Sgarbi a Catanzaro, è così che avviene la rinascita culturale dei Tre Colli?

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Il critico d'arte Vittorio Sgarbi - Ph. MITO SettembreMusica | CCBY2.0

Il critico d’arte Vittorio Sgarbi – Ph. MITO SettembreMusica | CCBY2.0

di Angela Rubino

“La cultura è il vero volano di sviluppo del nostro territorio”. Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase? Molto spesso sono i politici a proferire queste parole, senza pensare che intorno a loro campeggiano, sempre più evidenti, i segnali dell’incuria verso beni storici e culturali lasciati a marcire, mentre occorrerebbe prendersene cura e poi promuoverne la conoscenza il più possibile.  Le stesse parole sono state proferite nella serata dell’11 gennaio, durante la tanto attesa conferenza del professor Vittorio Sgarbi, organizzata dalle agenzie MKE e Momenti Eventi, con la collaborazione dell’Amministrazione provinciale di Catanzaro e la Fondazione Rocco Guglielmo e svolta presso il Museo Marca di Catanzaro.

Prima che iniziasse la conferenza, moderata dalla giornalista Giulia Zampina, i saluti del presidente dell’ente intermedio del capoluogo calabrese, Enzo Bruno, quelli del vicesindaco Gabriella Maria Celestino e del notaio Rocco Guglielmo, direttore del Museo Marca. In platea erano presenti anche molti esponenti della classe dirigente cittadina e personaggi di rilievo nel panorama culturale regionale. Il programma dell’evento prevedeva una lectio magistralis di Vittorio Sgarbi dal titolo “I Tesori di Catanzaro: la Città e la bellezza”, la presentazione del suo ultimo libro “Dal cielo alla terra. Da Michelangelo a Caravaggio. Il tesoro d’Italia III” e poi una cena di gala che ha puntato i riflettori sul talento del giovane chef catanzarese Luca Abbruzzino, proclamato migliore chef emergente dalla Guida dei Ristoranti d’Italia 2016 de L’Espresso, insieme ai giovani e talentuosi chef del gruppo “Cooking Soon”.

Probabilmente, ciò che il pubblico si aspettava era una descrizione minuziosa e sapiente di alcuni dei capolavori presenti in città. Prime fra tutti le Scarabattole, ovvero le straordinarie sculture di cera in miniatura realizzate dalla celebre ceroplasta Caterina de’Julianis, famose in tutta Europa, delle quali Sgarbi parlò in altre occasioni e che sono sconosciute a molti cittadini catanzaresi, pur essendo custodite all’interno della Basilica dell’Immacolata, in pieno centro cittadino. Fra i tesori di cui il celebre critico avrebbe dovuto parlare c’erano, poi il Crocefisso e la Madonna lignea che insieme alla preziosa Madonna del Gagini si trovano nella Chiesa dell’ Osservanza. Insomma, ci si aspettava che, con la sua consueta verve dissacrante, l’illustre intellettuale, passasse sapientemente in rassegna alcune delle opere principali presenti in città, senza tralasciare le famose opere pittoriche come quelle di Andrea Cefaly, Mattia Preti, Battistello Caracciolo, Andrea Sacchi, Antonello da Saliba ed altre che erano state citate nei comunicati e negli articoli usciti sulla stampa prima dello svolgimento dell’evento. Probabilmente, gli organizzatori si aspettavano che la lectio magistralis di un personaggio di spessore e spesso al centro dello scenario mediatico, come il professor Sgarbi, avrebbe acceso in tutti i presenti una forte consapevolezza delle enormi potenzialità del nostro territorio. Un valore su cui finora nessuno ha pensato di poter puntare in modo adeguato, in quanto evidentemente non è stato riconosciuto come tale.

Purtroppo le aspettative sono state deluse. Da parte di Sgarbi, infatti, non c’è stata alcuna descrizione dei tesori di Catanzaro. Il suo intervento si è svolto diversamente. Infatti, dopo aver rievocato il suo severo giudizio sul precedente “look” di Piazza Matteotti, da lui definita “la piazza più brutta d’Italia”, si è limitato a raccontare in maniera sommaria il suo tour in città svolto nel primo pomeriggio della stessa giornata. Tra i luoghi da lui visitati il cimitero monumentale, l’oratorio e la chiesa del Rosario e le sale del palazzo dell’Amministrazione provinciale, custodi di preziose testimonianze storiche, architettoniche ed artistiche del passato millenario della nostra città e del genio dei suoi artisti . Esprimendo tutto il suo apprezzamento per le opere da lui visionate (valutazioni che già in precedenza sono state fatte anche da altri celebri studiosi), Sgarbi ha allargato il suo intervento a tutto il territorio regionale, sottolineando come, troppo spesso, l’immagine della Calabria sia deturpata dal richiamo continuo alla piaga della ‘Ndrangheta e come in Calabria esistano professionisti e magistrati che svolgono egregiamente il loro mestiere in un territorio difficile, che a volte non rende giustizia al loro operato. Insomma, quella dipinta da Sgarbi è una Calabria che deve riscattarsi dalla sua immagine negativa e rilanciare il suo ruolo di grande contenitore di cultura. Il critico ha anche accennato alla possibilità di realizzare un evento espositivo che abbia la capacità mediatica di attrarre il pubblico. Una mostra che potrebbe avere come titolo “I tesori della Calabria”, un percorso mediante il quale promuovere il magnifico patrimonio artistico presente sul territorio regionale, dalle opere meno conosciute a quelle più famose.

Il concetto da porre maggiormente in evidenza è quello che chiama i cittadini ad una presa di responsabilità, affermando che essi devono “farsi Stato, amando la propria città e contribuendo a renderla bella e ospitale”. Secondo Sgarbi, infatti, l’idea di Stato coincide con la coscienza del bene comune e “se esso non possiede questa coscienza, perde la sua funzione di Stato”. A questo proposito, l’illustre ospite ha citato il caso di Domenico Scaramuzzino, umile cittadino catanzarese, che nonostante le sue modeste condizioni ha voluto donare alla chiesa del Rosario delle splendide opere d’arte, contribuendo ad impreziosirla e ad arricchire il patrimonio della comunità a cui apparteneva. Sgarbi lo ha definito “il simbolo di una città che risorge”.

Il presente articolo non intende né sminuire il valore di un famoso intellettuale, né l’impegno profuso dagli organizzatori dell’evento nel tentativo di puntare i riflettori sui tesori della città, bensì si intende demolire il concetto che la presa di coscienza del valore smisurato del nostro territorio passi necessariamente per iniziative del genere. Occorrono invece politiche serie di valorizzazione del nostro patrimonio, che si badi bene, non è ascrivibile solo alle innumerevoli opere pittoriche, scultoree e ai manufatti di alto artigianato disseminati in città, ma anche alle numerose strutture architettoniche risalenti a centinaia di secoli fa (si pensi, solo per citarne alcuni, ai ruderi delle antiche porte della città, che giacciono nell’abbandono più totale o agli edifici secolari del centro storico cittadino che spesso vengono rimaneggiati abusivamente dai residenti).

Le politiche culturali non si fanno solo con gli eventi a numero chiuso nelle sale dei musei, ma sul territorio, proteggendo ogni singolo frammento di ciò che rimane del nostro millenario passato, di cui occorre divulgare la conoscenza attraverso iniziative serie e capillari, che mirino anche a far nascere in tutta la cittadinanza la consapevolezza profonda di quanto preziosi siano questi frammenti di storia. Da questa consapevolezza devono nascere progetti seri mirati a trasformare in valore il retaggio della nostra straordinaria cultura, che non smette di sorprendere chiunque abbia la fortuna di venire a farci visita, grazie all’incredibile varietà di aspetti che la rendono deliziosa: i paesaggi mozzafiato, sia montani che marini (a pochissima distanza gli uni dagli altri), le specialità enogastronomiche, i siti archeologici, che raccontano silenziosi i fasti della Magna Grecia e della successiva epoca romana, i centri storici, dove riecheggiano i segnali dei popoli che passarono per la nostra terra, i ruderi di abbazie millenarie situate nel silenzio dei boschi. Scenari unici e suggestivi che i nostri occhi non riescono a riconoscere come tali. E allora, la domanda è: dopo la “lectio magistralis” di Vittorio Sgarbi, come è cambiata la percezione del nostro territorio da parte di chi lo vive? Aver capito che Sgarbi apprezza le nostre opere d’arte, può aver fatto nascere la consapevolezza delle immense potenzialità del nostro territorio, tanto da decidere di rispettarlo, amarlo ed investire su di esso? Io sono un po’ pessimista a riguardo.

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