A Sassari e Alghero un convegno per salvare i mosaici, fragili testimonianze della civiltà mediterranea

drago 2012

Calabria – Lo splendido drakon azzurro ritrovato nel 2012 nel corso degli scavi nella città magno-greca di Kaulon, a Monasterace Marina (Reggio Calabria) – Courtesy of Museo Archeologico di Monasterace

di Redazione FdS

A partire da ieri e fino al 31 ottobre Sassari e Alghero ospitano il convegno triennale dedicato alla tutela dell’arte musiva promosso dall’Iccm (Comitato internazionale per la conservazione del mosaico), ente internazionale di spicco nel campo dell’archeologia e della conservazione dei beni culturali. La scelta della Sardegna come sede del convegno – che vede coinvolti 32 paesi (250 sono i delegati; fra gli altri vi sono rappresentati gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, l’Iran, tutti i Paesi dei Balcani e del Mediterraneo e, per la prima volta, il Giappone) – è una conseguenza della sua candidatura avvenuta nel corso di una conferenza svoltasi in Marocco nel 2011.  L’isola, simbolo dell’incontro di tutte le culture che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, ospita pertanto l’incontro di quest’anno dell’Iccm insieme a Londra e Malta.

Su questo ruolo simbolico della Sardegna si è espresso il professor Demetrios Michaelides, archeologo e docente di antichità classiche all’università di Cipro, nonché presidente del comitato. Sebbene la Sardegna non abbia un patrimonio ricco come quello della Sicilia – ha detto lo studioso –  essa gioca un ruolo importante nel settore del mosaico; i reperti di Nora e Porto Torres sono infatti di grande interesse per la loro iconografia e perchè testimoniano il ruolo centrale dell’isola nel mondo antico. Riferendosi più in generale al valore dei mosaici per gli antichi, Michaelides ha fatto riferimento alla loro polifunzionalità, divisa fra espressione artistica (sebbene non legata ad un autore in particolare, infatti non recavano alcuna firma), pura decorazione ed architettura. Il valore decorativo era certo quello dominante, ma non sono mancati nell’antichità casi di mosaici considerati preziosi capolavori, addirittura protetti con apposite lamine di piombo per impedire l’usura.

L’inaugurazione del convegno si è svolta presso la facoltà di Architettura di Alghero, mentre una giornata di apertura è in agenda presso l’aula magna dell’università di Sassari con tour in città e visita al museo Sanna. Altre tre giornate di lavoro al teatro Civico di Alghero, una giornata di visita al complesso nuragico di Sant’Antine, al sito di Tharros, al museo di Cabras, alla città di Bosa e una visita al sito di Porto Torres, andranno a completare il fitto calendario dei convegnisti.

Tema centrale del convegno è la tutela di queste preziose e fragili testimonianze dell’arte e della tecnica del passato, soprattutto sotto il profilo dei costi della loro salvaguardia. Aspetti che non possono essere trascurati in considerazione del fatto che i mosaici occupano un ruolo di primo piano nell’ambito del patrimonio archeologico del Mediterraneo. Spesso – ha detto Roberto Nardi – direttore del centro di Conservazione archeologica di Roma e vicepresidente del comitato – essi rappresentano un tesoro bistrattato nonostante la loro estrema fragilità; all’incuria e alla mancanza di fondi vanno a sommarsi le situazioni politiche dell’area mediterranea e mediorientale che mettono a rischio una grande quantità di capolavori. Roberto Nardi, il quale ha un legame particolare con la Sardegna avendo diretto lo staff che si è occupato del restauro dei Giganti di Mont’e Prama, ha inoltre sottolineato il valore cruciale dei mosaici per un sito archeologico, del quale – ha detto l’esperto –  “sono l’ultimo baluardo, venuto meno il quale viene meno tutto il sito”.  La perdita delle decorazioni, a suo avviso, mutano la percezione del luogo che apparirà quindi come un misero cumulo di pietre. Compito del comitato, costituito da volontari, è quello di tenere alta la guardia su questo campo e su quello dell’ulteriore miglioramento delle tecniche di conservazione e salvaguardia.

 

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