Pubblicata la Messa in re Maggiore del compositore pugliese Niccolò Piccinni ritrovata a Lisbona

Prima edizione moderna a stampa della Messa in Re Maggiore di Niccolò Piccinni

Prima edizione moderna a stampa della Messa in Re Maggiore di Niccolò Piccinni

di Redazione FdS

Nel 2015 vi segnalammo il ritrovamento di un prezioso lavoro di musica sacra presso la Biblioteca Nazionale di Lisbona: si trattava della Messa in re Maggiore per soli coro e orchestra scritta nel 1780 dal grande compositore di origine pugliese Niccolò Piccinni. A rinvenirla è stato un suo conterraneo, il pianista e compositore Adriano Cirillo che, dopo averne promosso la prima esecuzione moderna nella Cattedrale di Bari (il 27 settembre 2015), ne ha ora curato la prima edizione a stampa per Ut Orpheus edizioni di Bologna, che ha reso disponibile anche il volume con le sole parti vocali. In copertina lo splendido dipinto Assunzione della Madonna di Corrado Giaquinto, altro grande artista pugliese nonché contemporaneo di Piccinni. La pubblicazione è il risultato di un attento lavoro di revisione condotto sulle copie manoscritte, ad opera di diversi copisti, delle parti staccate (soprano, contralto, tenore, basso, violino primo, violino secondo, violetta di ripieno e organo), custodite a Lisbona. Il lavoro del revisore è consistito in una vera e propria ricostruzione della partitura correggendo tutti gli evidenti laspus calami, ricomponendo le misure mancanti, evidenziandole in partitura con una dimensione inferiore delle note e armonizzando le agogiche ed i fraseggi.
 

Particolare del manoscritto con la Messa in re Maggiore di Niccolò Piccinni, ritrovato a Lisbona, 1780

Particolare del manoscritto con la Messa in re Maggiore di Niccolò Piccinni, ritrovato a Lisbona, 1780

 
“Per quanto concerne le acciaccature e le appoggiature – ha spiegato il maestro Cirillo – in mancanza di univocità della grafia, ho ritenuto opportuno uniformare la scrittura a quella di appoggiatura, lasciando al direttore d’orchestra la scelta dell’esecuzione. Ho preferito utilizzare la grafia moderna per la scrittura delle trombe trasportando la parte originale, scritta in do ed in alcune arie in chiave di basso. Una particolare attenzione – ha puntualizzato – è stata posta nella parte dell’organo nella quale ho preferito restare fedele al manoscritto lasciando i cambi di chiave che stanno anche ad indicare, nelle parti polifoniche, le entrate delle voci. Il direttore d’orchestra provvederà a raddoppiare la parte del basso continuo con i violoncelli ed i contrabbassi così come riterrà opportuno. Il “Qui tollis peccata mundi” ha concluso – nel manoscritto è compreso nella parte del tenore, ma viene indicato con la specifica “di alto” ed è scritto in chiave di contralto, come ad indicare l’esecuzione del brano da parte un contraltista. Per motivi di praticità ho affidato la parte al contralto”.

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