Nuovi scavi a Positano per scoprire i segreti di una villa romana distrutta dal Vesuvio

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Campania – Part. di affresco della villa romana ritrovata sotto la chiesa di S. Maria Assunta a Positano (Salerno). Nell’immagine, una figura di ippocampo su elemento architettonico

Nuovi scavi a Positano per scoprire i segreti di una villa romana distrutta dal Vesuvio. Individuata pochi anni fa sotto la chiesa madre del celebre borgo marino, è risultato essere estesa su un’area molto più vasta

di Redazione FdS

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Campania – La chiesa di S. Maria Assunta si intravede a pochi metri dalla spiaggia di Positano (Salerno) – Ph. Scalli | Public domain

Nel 2003 in seguito ai lavori di scavo archeologico effettuati con la direzione scientifica della Soprintendenza di Salerno, Avellino e Benevento nell’ambito del Progetto di restauro e riutilizzo delle cripte sottostanti la Chiesa di S. Maria Assunta in Positano, sono state rinvenute rilevanti emergenze architettoniche di una villa romana sepolta con l’eruzione del 79 d.c. Un ritrovamento che non deve sorprendere in un’area che – insieme a tutto l’arco del Golfo di Napoli, isole comprese – fu particolarmente privilegiata dalle classi romane più abbienti per la costruzione delle loro lussuose residenze di villeggiatura; così come non deve sorprendere la drammatica fine di questa villa che, come altre nella zona costiera del napoletano dell’alto salernitano, risentì degli effetti della grande eruzione che nel 79 d.C. distrusse Pompei ed Ercolano.

Saggi di scavo condotti in più punti negli anni successivi, hanno permesso di verificare che la villa ha una estensione maggiore rispetto all’area dei resti identificati sotto la chiesa. Ora grazie ad finanziamento della Regione Campania di circa 2,5 milioni di euro derivanti da fondi europei, la Soprintendenza avrà gli strumenti per riportare alla luce ciò che per secoli era rimasto occultato nel sottosuolo. Sono infatti da poco ripresi i lavori di scavo sia nel sottosuolo della Chiesa Madre sia in altri punti del centro di Positano dove si calcola arrivasse il perimetro della domus. Si prevede che gli scavi dureranno circa un anno e da essi ci si aspetta nuove e importanti scoperte. Del resto in tal senso sembrano deporre i bellissimi affreschi di cui sono stati recuperati ampi frammenti nel corso dei lavori sotto la chiesa, insieme a numerosi scheletri e a resti settecenteschi dell’antica abbazia benedettina.

Stando ad uno studio condotto sulla storia di Positano da Matilde Romito, archeologa e dirigente dei musei provinciali di Salerno, questa villa era nota già qualche secolo fa.  Di essa si parla nel rapporto stilato il 23 aprile 1758 da Carlo Weber, addetto agli scavi di Pompei, Ercolano e Stabia all’epoca di Carlo III di Borbone. “Giunto il giorno 16 di quel mese a Positano, diede subito inizio allo scavo che continuò fino al giorno 20 – scrive Romito – Il Weber dice di aver osservato che al lato della chiesa con campanile, di fronte alla spiaggia che è ai piedi dei monti chiamati Santa Maria a Castelli e S. Angelo, alla profondità di 30 palmi si trova un famoso edificio antico il cui primo mosaico è in marmo bianco molto pregiato. Riporta inoltre quanto gli aveva raccontato Giuseppe Veniero, il parroco, che alla fine del 1600 si era scavato per molto tempo diverso materiale antico e che vari reperti erano stai venduti alle monache di S. Teresa a Napoli e in tal modo si ricavò il necessario per ingrandire la chiesa”. I dati riportati dal Weber hanno trovato riscontro in quanto la Soprintendenza di Napoli negli anni Venti poté constatare allorché un macellaio, effettuando dei lavori nella parte retrostante la sua bottega attigua alla piazzetta Regina Giovanna, nel Vallone di Fiume, ai piedi della scala della chiesa, si imbatté proprio nei resti della villa romana.

Certo è che le parti della villa già esplorate, recano netti i segni dell’azione distruttiva del Vesuvio. Scrive Aniello Langella di Vesuvioweb in un suo pezzo dedicato alla villa di Positano: “Durante gli scavi furono esaminati e documentati molti punti dell’antica struttura, dove apparivano evidenti le tracce di crolli di intere pareti e la presenza inoltre di grandi pertiche di legno spezzate a causa di una catastrofica scossa oppure a causa del peso di grandi massi o depositi aerei precipitati lì. Inoltre in molti punti si ritrovavano evidenti le stratificazioni delle pomici che avevano riempito gli spazi e avevano, molto probabilmente, determinato il crollo della villa. La grande eruzione pliniana con la sua nube mortale carica di pomici e ceneri, che aveva sepolto Pompei, proprio in quei freddi giorno autunnali del 79 d.C., aveva orientato la sua direzione verso sud e stava scaricando il carico letale proprio sulla odierna Penisola Sorrentina. Posides Claudi Caesaris [questo il nome del liberto imperiale a cui qualcuno vorrebbe attribuire la proprietà della villa e l’origine stesso del nome Positano – NdR] e con lui tutti gli ospiti della sua bellissima villa, udirono solo il fragore del Vesuvio; stettero lì inermi a subire il terrificante scuotimento della terra e riparandosi forse, su quell’arenile attesero, senza poter far nulla la fine di quella pioggia letale di ceneri e lapilli. Si ripararono sotto la roccia che a sud chiude la baia e videro la villa crollare a poco a poco. Un boato interminabile scosse ogni monte attorno e un fragore incredibile si udiva dall’altra parte del crinale che appariva nel buio illuminato dal fuoco del Vesuvio impazzito.”

 

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