Isola delle Femmine: un gruppo di donne palermitane vuole acquistarla per salvarla

L'Isola delle Femmine vista dalla costa - Ph. Salvatore Ciambra

L’Isola delle Femmine vista dalla costa – Ph. Salvatore Ciambra

di Redazione FdS

Una piccola isola di proprietà privata all’imbocco orientale della baia di Carini, al confine nord-occidentale di Palermo, le affascinanti leggende che animano le dispute sull’origine dell’insolito nome che essa condivide col comune di appartenenza, la nascita di una Riserva naturale orientata per tutelare la flora locale e favorire la sosta degli uccelli migratori che ogni anno la sorvolano, la decisione dei proprietari, discendenti del patriota ottocentesco Rosolino Pilo, di venderla nel 2017 per 3 milioni e mezzo di euro e, da ultimo, l’idea di un gruppo di donne palermitane di acquistarla dopo il crollo del prezzo a meno della metà. Tutto questo è Isola delle Femmine, la piccola e rocciosa oasi a circa 600 metri dalla costa, sede di una torre cinquecentesca diroccata (detta Torre di fuori) che la tradizione riconduce all’architetto fiorentino Camillo Camilliani, noto per essere stato l’artefice della Fontana Pretoria a Palermo; un presidio che, insieme alla fortezza posta sulla terraferma, detta Torre di dentro, faceva parte del sistema difensivo di torri costiere della Sicilia contro gli attacchi dei corsari barbareschi. Ma la storia del luogo ci porta ancora più indietro nel tempo, all’epoca del dominio romano nel Mediterraneo, quando l’isola era oggetto di interesse economico e difensivo grazie alla sua posizione e conformazione, che la rende un sicuro riparo contro i venti di levante per le piccole imbarcazioni, e allo stagionale passaggio dei tonni. Non a caso i resti di sette vasche in cocciopesto e di uno stabilimento per la lavorazione del pesce ci parlano della preparazione del garum, una ricercata salsa ittica oggetto di commercio in tutto il Mediterraneo, così come il ritrovamento nel mare antistante di ceppi di ancore in piombo e resti di anfore puniche e romane conferma la strategicità del luogo.
 

Scorcio di Isola delle Femmine (Palermo) - Ph. Carlo Columba

Scorcio di Isola delle Femmine (Palermo) – Ph. Carlo Columba

Ma veniamo alle leggende sull’origine del curioso nome: sono naturalmente per lo più declinate al femminile, a cominciare da quella evocata da una lettera di Plinio il Giovane all’imperatore Traiano secondo la quale l’isola sarebbe stata residenza di fanciulle bellissime che si offrivano in premio al vincitore della battaglia. Ma la più famosa è quella che vorrebbe l’isola un tempo dimora di tredici fanciulle turche che, essendosi macchiate di gravi colpe, furono dai loro congiunti imbarcate su una nave priva di nocchiero, lasciate alla deriva e scaraventate sull’isola da una tempesta dopo essere rimaste per giorni di in balìa dei venti e delle onde. Qui avrebbero vissute in solitudine per sette lunghi anni fin quando i parenti, presi dal rimorso, non andarono a cercarle e, una volta ritrovate, decisero di non fare più ritorno in patria e fondarono una cittadina sulla terraferma, battezzando l’isolotto “Isola delle Femmine” in memoria di quel soggiorno forzato. Ma non manca chi, molto più prosaicamente, ne riconduce il nome al termine latino “fimis”, traduzione dell’arabo “fim” che indicherebbe la bocca, il canale che separa l’isola dalla costa.

Qualunque sia l’origine del nome, certo Isola delle Femmine è un luogo ricco di storia oltre che oasi di una natura ancora selvaggia, circondata da un paesaggio che include il monte Pellegrino, il promontorio di Capo Gallo, l’isola di Ustica e i comuni di Carini, Isola delle Femmine e Capaci. Un piccolo tesoro che ora un gruppo di donne sensibili ai temi ambientali, oltre che ispirate dalla muliebre leggenda, riletta in un’ottica di simbolico riscatto, vuole porre definitivamente al riparo da qualsiasi rischio di speculazione. Socialmente e culturalmente impegnate, hanno deciso infatti di costituirsi in associazione per lanciare un crowdfunding volto ad acquistare l’isola per garantirne un tutela definitiva. Loro sono Stefania Galegati, Valentina Greco, Claudia Gangemi e Marcela Caldas più che mai intenzionate a coinvolgere migliaia di altre donne in una causa che sa di grande senso civico e di profondo amore per quella preziosa parte di Sicilia rimasta ancora intatta. Ancora una settimana e sarà lanciato un codice IBAN al quale altre donne (o uomini che vorranno intestare il contributo a una donna) potranno versare del denaro partendo da una quota minima, e abbordabilissima, di 10 euro.

L’associazione, il cui statuto è stato affidato a una delle più giovani notaie di Sicilia, prende il nome di Femminote, ispirato a quello delle donne marinaie che trafficavano nello Stretto di Messina, protagoniste del romanzo “Horcynus Orca” dello scrittore Stefano D’Arrigo. Le fondatrici hanno avuto subito un bel da fare per cercare di capire come riuscire a perseguire al meglio l’obiettivo – dagli incontri con i funzionari della Regione Sicilia, a quelli col comune di Isola delle Femmine e con la LIPU che sull’isolotto ha il suo ”osservatorio” naturalistico che monitora gli uccelli di passo – ma sono più che mai decise ad andare fino in fondo. In particolare, l’artista Stefania Galegati sta corredando il progetto anche con la realizzazione di video e di dipinti, aggiungendo poesia a un progetto che ha già suscitato attesa ed entusiasmo da quando la notizia si è diffusa sui social network. Fine ultimo di tutta l’operazione – tengono a sottolineare le pasionarie dell’isola leggendaria – è quello di conservare lo stato naturale del luogo, rinunciando a qualsiasi intervento che non sia esclusivamente di tutela. Una scelta sostanziale, ma anche di grande valore ideologico e simbolico, che va a contrapporsi in modo forte all’idea, aberrante ma ancora dominante, della natura come risorsa usa-e-getta.

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