Eccezionale scoperta a Napoli: dalle viscere della città spunta un tratto dell’Acquedotto Augusteo

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Napoli - Il tratto dell'Acquedotto Augusteo del Serino già noto come ''Ponti Rossi'' in una incisione tratta da Vues des monuments antiques de Naples, gravées a l'Aqua-Tinta, accompagnées de notices et de dissertations par M.I.M. de la Riche

Napoli – Il tratto dell’Acquedotto Augusteo del Serino già noto come ”Ponti Rossi” in una incisione tratta da Vues des monuments antiques de Naples, gravées a l’Aqua-Tinta, accompagnées de notices et de dissertations par M.I.M. de la Riche

di Kasia Burney Gargiulo

Che a Napoli esistesse nell’antichità l’Acquedotto Augusteo – costruito appunto sotto Ottaviano Augusto e più volte successivamente rimaneggiato – era cosa nota. Non a caso, in una zona compresa fra il Parco di Capodimonte e Piazza Grande, sono ancora visibili alcune arcate dell’acquedotto note come i Ponti Rossi (nome suggerito dai laterizi in cui sono costruiti), oggetto nei secoli passati dell’attenzione di pittori paesaggisti di tutta Europa, innamorati di Partenope. Si tratta di una straordinaria opera di ingegneria idraulica realizzata per risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico della città di Napoli e di numerose altre località collocate lungo i circa 96 km del suo percorso (dalla sorgente del Serino, sull’altopiano irpino, fino alla Piscina mirabilis, a Capo Miseno), la maggior parte del quale non correva in galleria ma all’aperto. Di quest’opera sono ora venute alla luce altri cospicui resti in un seminterrato dei Vergini, nel rione Sanità, confermando come a Napoli l’archeologia si fonda con la città moderna al punto da costituirne l’ossatura portante. La eccezionale scoperta è avvenuta per puro caso nel 2011 quando membri di un gruppo di associazioni del territorio ha individuato imponenti tracce architettoniche decifrate solo di recente. Ora si spera in una prossima apertura del luogo alla pubblica fruizione.

LA SCOPERTA

Scorcio del tratto di acquedotto Augusteo ritrovato - Ph. Salvatore Agizza via pagina Facebook Celanapoli Carlo Leggieri

Scorcio del tratto di Acquedotto Augusteo ritrovato – Ph. Salvatore Agizza – Ass. Celanapoli

Era il 2011 quando Ciro Galiano dell’associazione “Riformisti nel Mezzogiorno” durante un sopralluogo in un sotterraneo di Palazzo Peschici-Maresca in via Arena alla Sanità, effettuato per conto dell’Arciconfraternita dei Pellegrini, proprietaria dell’immobile, ha notato un cedimento nel solaio da cui si intravedeva un arco. Si è quindi calato con alcuni membri di altre associazioni e si è ritrovato di fronte a imponenti costruzioni composte da due serie di archi e piloni di varia fattura su cui poggiano le stesse fondamenta del palazzo. Le associazioni “Vergini Sanità”, “Celanapoli” e “Riformisti nel Mezzogiorno” hanno subito informato la Soprintendenza e preso in affitto il seminterrato, risultato ingombro di materiali di risulta e mattonelle di inizio secolo lasciate da un ferramenta. Dopo quattro anni si è finalmente accertato trattarsi di un segmento perfettamente conservato dell’acquedotto romano.

L’uso novecentesco del luogo è testimoniato anche da un impianto elettrico riferibile al secondo conflitto mondiale quando il luogo fu utilizzato come rifugio antiaereo. Della struttura antica in particolare si nota un’arcata di età augustea realizzata con tegole, analoga a quella dei Ponti Rossi. Presenti anche archi in laterizio, di epoca successiva. E ovviamente alla sommità non manca il canale di scorrimento. Per un tratto le arcate corrono parallele. Secondo Giuseppe Camodeca, docente di Storia romana all’Orientale potrebbe trattarsi di un bypass “realizzato in seguito a un danneggiamento “. L’opera inoltre attraversa due ipogei ellenistici nell’area di Palazzo Traetta. “L’acquedotto si è salvato perché è stato sommerso da materiale alluvionale e si ritrova inglobato nelle fondamenta del palazzo”, ha spiegato Francesco Colussi di Celanapoli.

Per le associazioni questa scoperta è l’emblema del possibile riscatto di un rione ricco di archeologia e monumenti. Si vorrebbero infatti creare dei percorsi turistici in modo da rendere il rione sempre più aperto alla città. A quanto pare sono stati fatti dei tentativi di coinvolgere le amministrazioni ma poi è scattata la decisione di cominciare a procedere da soli, per quanto venga sottolineata con forza la necessità che enti pubblici e soggetti privati contribuiscano a rendere fruibile il luogo. Intanto, la Soprintendenza, attraverso il funzionario Enrico Stanco, ha confermato trattarsi di “una scoperta eccezionale”.

L’ACQUEDOTTO AUGUSTEO E I PONTI ROSSI

Come dicevamo all’inizio, resti dell’antico Acquedotto Augusteo sono già visibili  a Napoli anche in un altro punto della città, arcate risalenti al I secolo che i napoletani chiamano Ponti Rossi, piccolo tratto della enorme struttura che in origine serviva oltre che l’antica città di Napoli, anche quelle di Pompei, Ercolano, Nola, Atella e Pozzuoli giungendo infine ad alimentare la cosiddetta Piscina Mirabilis, spettacolare cisterna ad arcate nel porto di Miseno che serviva per aprovvigionare di acqua potabile la flotta romana di stanza nel Mar Mediterraneo. Con la caduta dell’impero romano l’acquedotto cessò di funzionare. Nel Cinquecento si decise, per volontà di don Pedro de Toledo, di intraprenderne un’opera di ricostruzione. Lo studioso Antonio Lettieri, incaricato di redigere il progetto, ritrovò le tracce dell’intero percorso dell’acquedotto, che appunto si estendeva dalle sorgenti dell’Acquara, presso Serino, fino alla costa del golfo di Napoli, con una struttura alta 2,10 metri e larga 0,82 metri, e con canalizzazioni sotterranee solo in alcuni tratti.  Altri progetti di restauro si dovettero a Re Carlo III di Borbone in occasione della costruzione della Regia di Caserta e infine al Governo Reale Borbonico nel 1841. Intanto nel XVII secolo sulle colline era stato eretto il Complesso di Santa Maria dei Monti, un monastero tutt’oggi esistente;  poi nell’Ottocento vennero costruite numerose ville rurali in quella che allora era zona di cmapagna, mentre nel Novecento una aggressiva espansione urbanistica della città e la speculazione edilizia hanno finito con lo stravolgere la naturalezza dei Ponti Rossi. Oggi il tratto di acquedotto noto come Ponti Rossi versa  in grave stato di degrado. Ci auguriamo che la recente scoperta di un altro importante tratto della struttura porti con sè un adeguato recupero anche di quegli antichi resti, emozionante testimonianza della plurimillenaria storia di Napoli.

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