E’ scomparso il Maestro liutaio Vincenzo De Bonis, uno dei testimonial della Calabria migliore

vincenzo de bonis

Il liutaio Vincenzo De Bonis (1929-2013), al lavoro negli anni ’60 nel suo laboratorio di Bisignano (Cosenza) – Ph. courtesy De Bonis

di Enzo Garofalo

Il Dictionnaire Universel des Lutihiers di Renè Vannes-Bruxelles cita la famiglia De Bonis di Bisignano (Cosenza) fra quelle dei grandi liutai del mondo documentandone l’attività almeno dalla fine del ‘700, sebbene la tradizione orale di famiglia ed alcuni antichi strumenti di lavoro gelosamente custoditi rimandino il rapporto di questi celebri artigiani con la liuteria ad almeno quattrocento anni fa. Certo è che la storia documentata si apre con un Vincenzo e si chiude con un altro Vincenzo, meglio noto in paese come “Mastru Vicianzu”, che ieri si è spento all’età di 84 anni dopo aver scritto insieme al fratello Nicola, scomparso nel 1978, una delle pagine più belle della storia recente della Calabria; una pagina in cui si fondono talento, pregiate qualità artistiche, capacità di relazionarsi con estimatori da tutto il mondo. Il bello di questa storia è che non finisce qui, perchè Vincenzo ha fatto in tempo a trasmettere il nobile ‘virus’ della liuteria anche a Rosalba, sua nipote, che dal 1999 ha iniziato a seguire lo zio nel suo laboratorio di via Giudeca a Bisignano, approfondendo poi gli studi presso la Scuola Internazionale di Liuteria “A. Stradivari” di Cremona e infine decidendo di ritornare alle “origini” per unirsi all’ininterrotta sequenza di una dinastia che con il suo prezioso metodo costruttivo di strumenti a corda ha portato alto il nome della Calabria nel mondo.

Appartenente alla “dinastia di liutai più antica d’Italia”, fra quelle con attività secolare e continuativa fino ai nostri giorni, Vincenzo De Bonis ha consegnato al mondo della musica italiano e internazionale chitarre, mandolini, violini, nati come per magia dai legni di abete rosso, cedro del Libano, ciliegio, noce, castagno, acero bianco, pioppo, ontano, mogano e palissandro. Erede dell’arte di papà Giacinto che iniziò una vera e propria rivoluzione dell’attività tradizionale della liuteria popolare con nuovi modelli volti a riportare l’arte bisignanese ai livelli della produzione liutaia delle regioni centro-settentrionali, Vincenzo ha vissuto una delle sue stagioni più intense accanto al fratello Nicola che ricercò nuove e più avanzate forme stilistiche oltre a studiare più adeguate composizioni delle vernici e a dedicarsi a raffinatissime rifiniture esterne con intarsi in madreperla e legni pregiati.Vincenzo dal canto suo perfezionò uno stile personale dedicandosi soprattutto allo studio delle chitarre sul modello più classico, rinunciando al barocchismo delle rifiniture esteriori.

Con Vincenzo si chiude quindi la fase “storica” della Liuteria De Bonis, la cui sapienza si è peraltro già depositata, come si accennava all’inizio, nella conoscenza che di questo bellissimo mestiere ha acquisito Rosalba, figlia di Costantino, a cui rimane il compito di tenere alto il ”brand” di famiglia, cosa che sta già facendo con notevole successo. Senza trascurare la capacità dei De Bonis di “fare scuola” anche all’esterno della famiglia come dimostrano i successi di altri liutai bisignanesi come Andrea Pontedoro e Francesco Pignataro e come attesta anche la nascita del Museo della Liuteria, testimonianza di un’identità culturale nata e sviluppatasi a Bisignano proprio intorno alla famiglia De Bonis.

I funerali del Maestro Vincenzo si terranno oggi 2 Dicembre alle 15,00 nella Cattedrale di Bisignano, officiati dal parroco don Maurizio Spadafora.

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