Dalle Terme Centrali di Pompei riemerge l’antico scheletro di un bambino

Bambino pompeiano perito nell'eruzione del 79 d.C. - Ph. Andrew Mason | ccby2.0

Bambino perito nell’eruzione vesuviana del 79 d.C., Parco Archeologico di Pompei (Napoli) – Ph. Andrew Mason | ccby2.0

di Redazione FdS

L’antica città vesuviana di Pompei, da secoli meta di visitatori provenienti da tutto il mondo, è un cantiere  inesauribile, e sebbene dal 1748 – data a cui vengono fatti risalire i primi scavi – gli studiosi abbiano estratto di tutto e di più dal quel sottosuolo vulcanico, suscita sempre una grande emozione il riemergere di tracce umane in cui maggiormente si condensa l’immane dramma che funestò quell’infelice giornata di 1939 anni fa. E’ accaduto negli ultimi giorni con il ritrovamento dello scheletro di un bambino  di 7-8 anni in un ambiente del grande complesso delle Terme Centrali, ubicate all’incrocio tra la via di Nola e la via Stabiana, dove occupano un intero isolato, l’insula 4 della Regio IX.

Il rinvenimento, avvenuto sotto uno strato di circa 10 cm., ha avuto luogo durante le operazioni di consolidamento e restauro del complesso termale già oggetto di scavi a fine Ottocento. Un evento ritenuto straordinario sia perché si è trattato di una scoperta fortuita e inattesa, sia per la inusuale collocazione delle spoglie rispetto alla stratigrafia del 79 d.C., circostanza quest’ultima che ha fatto pensare ad una già avvenuta individuazione ottocentesca dei resti ossei non seguita da recupero perché lo strato vulcanico non permetteva la realizzazione di un calco in gesso secondo la prassi ideata dall’archeologo Giuseppe Fiorelli (v. ad esempio foto in alto). Lo scheletro è ora stato trasferito al Laboratorio di Ricerche applicate del Parco Archeologico di Pompei.

“Pompei –  ha detto Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico – è a una svolta per la ricerca archeologica per le scoperte eccezionali che regalano forti emozioni come questo ritrovamento e anche perché si è consolidato un nuovo modello di approccio scientifico che affronta in maniera interdisciplinare le indagini di scavo. Un team di professionisti specializzati quali archeologi, architetti, restauratori ma anche ingegneri, geotecnici, archeobotanici, antropologi, vulcanologi lavora stabilmente, fianco a fianco e con il supporto di risorse tecnologiche all’avanguardia, per non lasciare al caso nessun elemento scientifico, e ricostruire nella maniera più accurata possibile un nuovo pezzo di storia”.

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