Bosco Archiforo: scoppia la polemica fra comune e accademici reggini. Marziliano: «Il Piano di Assestamento del Bosco non è ancora approvato»

bosco archiforo

Calabria – Bosco Archiforo, Serra San Bruno (Vibo Valentia) – Ph. Federico Salvatore per Parco Regionale delle Serre

di Redazione FdS

Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato della decisione presa dall’amministrazione comunale di Serra S. Bruno (Vibo Valentia) di vendere all’asta (con conseguente taglio) 2603 alberi del Bosco Archiforo, uno dei gioielli del Parco Naturale Regionale delle Serre. Alla notizia ha fatto seguito il lancio di ben due petizioni, una su Avaaz.org indetta dal dott. Domenico Puntillo e arrivata ad oltre 2700 firme, ed un’altra qualche giorno dopo su Change.org su iniziativa della Confederazione Micologica Calabrese, che al momento ha solo 153 firmatari, ma il trend è in crescita. Dopo la diffusione di queste notizie il sindaco Bruno Rosi aveva negato che la vendita e il conseguente taglio fossero una iniziativa della sua amministrazione, attribuendone l’origine alla amministrazione precedente, di cui quella attuale si limiterebbe a dar seguito al programma di intervento forestale, programma che – ha affermato il sindaco – rientra nella normale prassi di gestione dei boschi. Inoltre Rosi ha negato che fra gli alberi destinati al taglio ci sia il grande abete bianco che ha il primato di essere il più grande d’Europa, e lo ha affermato nelle stesse ore in cui l’ex sindaco di Serra, Bruno Censore, oggi parlamentare Pd, insieme a Massimo Bray e ad Ermete Realacci presentavano un’interrogazione al ministro dell’Ambiente Galletti per chiedere il blocco della procedura, evidenziando proprio la presenza di quell’albero fra quelli destinati al taglio. Il passaggio successivo è stato l’impegno (inspiegabilmente salutato da alcuni giornali nazionali come una soluzione del caso) assunto dal sindaco di Serra San Bruno nel corso della trasmissione Start su Radio Uno affinchè il grande abete bianco non venga toccato, ma al contempo non ha spiegato cosa intenda fare in merito agli altri 2602 alberi. O meglio, è da supporsi che per quelli la procedura di vendita e di taglio vada avanti lo stesso, nonostante le migliaia e migliaia di proteste piovute da ogni parte d’Italia e anche dall’estero.

La vicenda però non finisce qui perchè lo scorso 13 marzo il presidente del consiglio comunale di Serra San Bruno, Giuseppe De Raffele, ha diffuso una nota stampa volta a rassicurare l’opinione pubblica e a comunicare la “felice risoluzione del caso”. Leggiamo cosa dice la nota stampa:Premesso che l’albero in questione [l’abete  bianco più grande d’Europa – NdR] non risulta essere interessato da intervento di martellata (non verrà abbattuto) e che la foto pubblicata sugli organi di stampa non corrisponde minimamente alla piante interessate all’operazione, considerato che qualsiasi operazione è prevista dal piano di forestazione redatto dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria e supervisionata dal Corpo Forestale dello Stato, mi preme precisare che gli interventi sul bosco non vengono effettuati “per esigenze di cassa” ma solo ed esclusivamente per permettere che il bosco stesso si possa rinnovare e possa nel tempo essere più forte e più omogeneo, infatti si consideri che il lotto interessato al taglio ha una superficie boscata di circa 15 ettari con la presenza di circa 15.000 piante e che la martellata interessa solo circa 550 piante scelte non a caso ma seguendo schemi ben precisi che riguardano lo stato sanitario e la presenza di eventuale nuova rinnovazione che dal taglio delle piante martellate, ormai mature o malate, possa favorire la crescita delle piantine circostanti attraverso l’ingresso di luce”.

A seguito della pubblicazione di questo comunicato, non si è fatta attendere la reazione degli accademici reggini a quello che la testata locale Il Vizzarro (www.ilvizzarro.it), nel commentare la citata nota stampa, ha considerato un concentrato di ben 8 “bugie”, alle più clamorose delle quali hanno appunto deciso di rispondere i docenti dell’Ateneo reggino per il Dipartimento di Agraria, Roberto Mercurio e Pasquale Marziliano, figuranti fra gli autori del Piano di Assestamento del bosco.

Il professor Pasquale Marziliano – come si apprende da Il Vizzarroha inviato un commento alla redazione del giornale in cui accusa l’amministrazione comunale di Serra S. Bruno di voler scaricare le colpe del potenziale taglio dell’albero di Abete bianco sui docenti dell’Università di Reggio Calabria, autori dell’elaborazione del Piano di Assestamento. L’amministrazione – sostiene il professore – “dimostra di non aver affatto letto il suddetto Piano. Se l’avesse letto, a pagina 31, nel paragrafo “Norme particolari” avrebbe trovato la seguente frase: “Gli alberi monumentali di maggiori dimensioni (> 80 cm di diametro), anche di cattiva forma, sono di alto pregio estetico, e per questo devono essere esclusi dal taglio (art. 23 P.M.P.F., art. 9 del Regolamento del Parco)”.

Inoltre, clamorosamente, Marziliano stigmatizza ancor più il fatto che l’amministrazione si trinceri dietro il Piano di Assestamento stilato dagli esperti dell’Università visto che “il Piano di Assestamento non è ancora stato approvato dagli organi competenti”. Sarebbe come dire – precisa il docente – “che si sta utilizzando una Legge non ancora approvata dal Parlamento (Il Piano di Assestamento una volta approvato diviene Legge dello Stato)”. Inoltre, rifacendosi alle dichiarazioni del sindaco diramate l’altro ieri dall’Ansa –  secondo le quali il Comune avrebbe chiesto ai tecnici dell’Ateneo reggino di riverificare tutto il lavoro svolto e di rivedere le scelte fatte – Marziliano invita il primo cittadino a rileggersi il Piano “con un minimo di attenzione” e ad assumersi tutte le sue responsabilità. In altri termini, lascia intendere Marziliano, quanto programmato dal Comune in merito agli alberi avverrebbe in piena violazione di quanto prevedrebbe il Piano di Assestamento del bosco, fra l’altro non ancora approvato.

Marziliano stigmatizza poi i sensazionalismi di questi giorni nei commenti di certi politici (cita la deputata 5 stelle Dalila Nesci e il deputato PD Bruno Censore) e sottolinea che l’esigenza di tutela del grande abete bianco di Serra prescinde dal fatto che sia o meno il più grande d’Europa: “E’ un albero monumentale e questo basta per salvaguardarlo”.

Salvatore Albanese, giornalista de “Il Vizzarro” ed autore del pezzo precisa poi che sebbene il grande abete bianco non sia effettivamente stato “martellato”, ossia contrassegnato per il taglio, ciò non toglie che invece lo sia stato un esemplare vicino che misura 4,70 m di circonferenza. “Ciò – scrive Albanese – rende comunque la pianta, assieme a molte altre anche più grandi presenti nell’Archiforo, un esemplare di interesse di alto pregio che quindi non andrebbe tagliato, perché – al di là dei primati o delle dimensioni da record – è esplicitamente indicata nel Piano, come già detto, la custodia e preservazione degli alberi con almeno 80 centimetri di diametro. Misura superata di gran lunga da molte delle piante “martellate”  che De Raffele [il presidente del consiglio comunale – NdR] definisce da tagliare perché“mature o malate” e di diverse tra le 9mila già assegnate al taglio solo nell’ultimo anno in seguito a bandi di gara indetti dallo stesso Comune di Serra San Bruno.

Sulle modalità di tutela del bosco si è poi espresso anche il prof. Roberto Mercurio che – apprendiamo sempre dalla testat “Il Vizzarro” –  nel suo blog personale (robertomercurio.wordpress.com), in una nota intitolata “Sul taglio degli abeti monumentali del bosco Archiforo” così specifica: Per evitare problemi di cattiva interpretazione delle norme indicate nel Piano, che poi dovevano essere tradotte in specifiche “martellate” delle piante da abbattere, era stato consigliato all’Amministrazione comunale di costituire un proprio Ufficio Forestale vista l’entità del patrimonio boschivo, dando occupazione ad un giovane laureato in scienze forestali. Questo avrebbe consentito risparmi nelle spese di “martellata” – evitando il ricorso di volta in volta ad un professionista esterno-, la continuità e l’organicità di gestione nel rispetto delle norme (generali) del Piano, una direzione dei lavori costante e rigorosa e di mantenere un rapporto con il team redattore del Piano per verificare e risolvere di volta in volta eventuali problemi. E’ stato fatto? Non si vorrebbe che, anche in questo caso, fosse ancora valida una frase dell’Ispettore forestale Marcello Principe, sempre a proposito del Piano di Serra San Bruno, “il Piano prescrive ma gli esecutori ignorano”.

Per quanto poi rigurda l’affermazione di De Raffele secondo cui la vendita all’asta non sarebbe stata programmata per battere cassa ma nell’interesse del bosco stesso, ecco cosa scrive ancora il giornalista Albanese: “Il presidente del Consiglio comunale serrese ritiene che i bandi per l’affidamento dei lotti boschivi siano legati a motivazioni diverse dalle esigenze di cassa. Ma se si va a spulciare tra le pieghe dell’ultimo Bilancio di previsione, proprio nella voce inerente all’introito ipotizzato dal taglio dei lotti boschivi si evidenzia un’entrata prevista di 616mila euro. Ma – come indicato dal consigliere d’opposizione Tassone – gli unici due lotti boschivi aggiudicati in maniera definitiva al momento dell’approvazione del Bilancio (5 dicembre 2013) – quindi con contrattazioni già sottoscritte – ammontavano a 177.700euro. Se ne deduce che manchino all’appello circa 440mila euro. Inoltre le aggiudicazioni provvisorie – i cui introiti non possono essere riferiti al 2013, dal momento che l’iter sarà perfezionato nell’anno corrente – ammontano a 257.549,99euro. Quindi anche sommando generosamente le aggiudicazioni provvisorie a quelle definitive, l’importo complessivo non supererebbe i 435.249,99euro ed in questo caso mancherebbero all’appello quasi 200mila euro. Situazione che andrebbe quindi ad originare un pesante disavanzo, da sommare a quello già maturato nell’esercizio precedente di circa 100mila euro, reso quindi ancora più corposo nel caso in cui il taglio dei lotti non fosse effettuato. Ecco perché l’affidamento dei lotti è subordinato proprio a vincoli di bilancio.

Nel rimarcare l’entità dell’azione di disboscamento perpetrata sul Bosco Archiforo, il giornalista precisa inoltre come i lotti messi in vendita all’asta prevista per il 25 marzo prossimo riguarderanno un totale di ben 2.603 alberi, di cui ben 1.090 di Abete bianco, e sottolinea anche come la stessa zona dell’Archiforo sia già stata di recente oggetto di altri interventi, al punto che negli ultimi 12 mesi il Comune di Serra San Bruno avrebbe aggiudicato il taglio di 9.291 piante dal demanio comunale, gran parte delle quali rientranti proprio nel Bosco Archiforo.

Quanto poi alla giustificazione data dal presidente del consiglio comunale De Raffele secondo cui l’intervento sul bosco servirebbe  a favorire la crescita di nuove piante attraverso l’ingresso di luce,  Albanese rende noto che secondo il naturalista che ha denunciato il caso degli abeti monumentali alla redazione de Il Vizzarro – così come secondo altri addetti ai lavori – “i semi e le piante di Abete bianco con età inferiore ai 3 anni di vita, se colpiti dalla luce diretta del sole hanno grosse possibilità di “bruciarsi” e quindi di “seccare” e “morire”. Sembrerebbe quindi doversi dedurre che per la germinazione e la crescita ci sia in realtà bisogno di luce filtrata “in zone da considerare parzialmente d’ombra o comunque non prive della copertura offerta, magari, da alberi monumentali.”

In conclusione, il dibattito sembrerebbe aver toccato il cuore del problema, e cioè una mancanza di collaborazione fra amministrazione comunale e soggetti scientifici preposti alla stesura dello stesso Piano di Assestamento del Bosco Archiforo. Chiarito questo, e salvo sorprese delle prossime ore, nulla sembra essere cambiato e il rischio che il 25 marzo prossimo i 2603 alberi – esemplari monumentali compresi – vengano venduti per il taglio è più che mai attuale. Sarebbe forse il caso che Ministero dell’Ambiente e la Regione Calabria facessero anch’essi sentire la propria voce su questa vicenda così ambigua (e lapalissiana al tempo stesso) per evitare che un pezzo di natura e storia della Calabria finisca travolto dall’onda distruttiva che da più parti sta assediando il nostro Paese.

 

3 commenti

  1. Calabria, a beautiful region managed by crazy local governments. The citizens, why do not they act?
    Italy, I love you

  2. Bad girl from Maryland

    I forgot to post this link:

    http://visitmaryland.org/Pages/MDAttraction.aspx?attractionid=4755

    100-acre nature sanctuary is a protected home to wildlife; quarter-mile elevated boardwalk provides access to nature; seasonal wildflowers and 100-ft. canopy of cypress trees.

  3. Bruno di Colonia

    Buona sera! In particolare esorto i seguenti signori: Bruno Censore, Massimo Bray, Ermete Realacci, Roberto Mercurio, Pasquale Marziliano,
    i vari Giornalisti, da Fame di Sud a quelli di altre testate, a perseverare nella denuncia delle problematiche sul Bosco Archiforo, perchè: “Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce!”

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