A Foggia la Masseria Pantano e il Villaggio Neolitico lasciati al degrado e assediati dal cemento

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Puglia – Due scorci della Masseria Pantano, Foggia – Image source: FAI Foggia – I Luoghi del Cuore

A Foggia la Masseria Pantano e il Villaggio Neolitico lasciati al degrado e assediati dal cemento. E intanto in periferia spuntano anche i resti della residenza di svago di Federico II°

di Redazione FdS

In una città, Foggia, che vede crescere in via esponenziale l’indice di urbanizzazione e quindi di cementificazione del territorio (con palazzi, centri commerciali, strade asfaltate), come segnala l’archeologo Manlio Lilli su Il Fatto Quotidiano di ieri, si sta assistendo – nel migliore del casi – ad un vero e proprio stato d’assedio delle testimonianze antiche e degli spazi rurali ancora presenti nelle aree periferiche. Scriviamo “nel migliore dei casi” perchè nel “peggiore” ciò che sopravviveva del passato è stato del tutto spazzato via dalla furia delle ruspe e dalla coltre di cemento armato. Lilli denuncia in particolare lo stato di abbandono, e quindi di pericolo, in cui versano due realtà storiche di grande interesse: la Masseria Pantano e il Villaggio Neolitico.

La prima si trova ad ovest di via Giuseppe Parini, nel tratto a sud di via Vincenzo Furore, ed è assediata da palazzine a tre piani  di recente costruzione dai cui balconi la Masseria Pantano sembra quasi potersi toccare. L’immobile, di proprietà privata ed accatastato come “fabbricato rurale”, è abbandonato da decenni. Di esso si sono interessati il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) ed il Gruppo Archeologico Daunio insieme ad una serie di associazioni promotrici della tutela dell’area. Ad una messa in sicurezza da parte del Comune nel 2011 non ha però fatto seguito alcuna altra iniziativa di conservazione e/o valorizzazione. Anzi – racconta Lilli – il luogo è sempre più invaso dalle erbacce, dalla spazzatura e dai materiali edilizi di risulta. L’archeologo cita Vincenzo Rizzi, consigliere comunale indipendente ed ex presidente del Centro Studi Naturalistici, richiamando come positiva la sua idea di un progetto di riqualificazione da realizzare insieme alla Regione per far rivivere una fascia del territorio utile sotto il profilo agricolo-rurale, ricorrendo – se necessario – anche all’esproprio, acquisendo quindi la Masseria come bene culturale in un’ottica di valorizzazione di tutto il territorio. Per ora solo un sogno irrealizzato, mentre le coperture della masseria crollano una dopo l’altra.

L’altro luogo su cui Lilli richiama l’attenzione nel suo articolo-denuncia si trova a poca distanza, in direzione di via Parini, quasi all’altezza del campo sportivo, noto come Campo degli Ulivi. E’ il “Parco della Cultura e dello Sport” realizzato dalla Silvia Spa. Pare sia stato realizzato proprio sopra l’area di un villaggio neolitico. In questa zona – riporta l’archeologo – la Soprintendenza è intervenuta solo dopo che parte di esso è andato distrutto ed agendo su un cantiere a suo tempo avviato sulla base della sola autorizzazione del Comune; eppure rilievi aerofotografici degli anni Ottanta e ricognizioni di superficie effettuati dall’Università di Foggia (2005-2006) avevano messo bene in evidenza la presenza di siti antichi. Senza contare che l’area rientra nella Carta dei Beni Culturali della Puglia e nel Sistema Informativo Territoriale della Regione Puglia, fonti accessibili da tutti gli enti pubblici, quali strumenti di valutazione preventiva. Solo la denuncia circostanziata del già citato Rizzi, riuscì finalmente a produrre l’interessamento della Soprintendenza. Visto che una parte del villaggio era ancora integra,  nella relazione presentata nel 2011 in occasione del Convegno sulla Preistoria, Protostoria e Storia della Daunia, gli archeologi che hanno scavato nell’area del villaggio annunciarono che sarebbero state definite, d’intesa con il Comune di Foggia e la Silvia Spa, le modalità più idonee alla conservazione e valorizzazione dell’area. Ma non se ne è saputo più nulla.

La denuncia di Lilli si conclude con la segnalazione di un terzo luogo meritevole di un intervento di tutela e si tratta di un’ampia zona per il momento rimasta libera da costruzioni, situata tra il Parco della Cultura e dello Sport e la Masseria Pantano. Qui sono presenti testimonianze di età romana, ma dalle fotografie aeree balza all’attenzione soprattutto una grande struttura, quella che fu la residenza di svago di Federico II di Svevia, corredata di un parco con giardini, zone boschive e palustri. Di fronte a questi dati, l’archeologo opportunamente si chiede se non sia il caso di farne un vero parco nel quale Ambiente e Storia possano armonizzarsi. Ci sarà ancora qualcuno in giro – fra coloro che hanno poteri decisionali – sufficientemente sensibile e illuminato da farsi carico di un così bel progetto? Per Foggia, a cui i disastri dell’ultima guerra e l’edilizia selvaggia hanno tolto tanta parte del suo tessuto storico, sarebbe una bella occasione di recupero di un segmento significativo del proprio passato.

 

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