Trovato il teatro antico della città siculo-greca di Halaesa. E’ il 14° della Sicilia

Veduta del sito archeologico di Halaesa, Tusa (Messina) - Ph. Allie Caulfield | ccby2.0

Veduta del sito archeologico di Halaesa, Tusa (Messina) – Ph. Allie Caulfield | ccby2.0

di Alessandro Novoli

Due anni di ricerche mirate e alla fine il teatro antico di Halaesaantica città siculo-greca situata nel territorio del comune di Tusa in provincia di Messina, è stato trovato. A darne notizia con toni entusiastici su Facebook è la “Mission Archéologique Française d’Halaesa – MAFHA”, il team francese impegnato sul campo e guidato da Vincent Michel dell’Université de Poitiers e Michela Costanzi dell’Université de Picardie «Jules Verne» di Amiens: “Siamo molto felici e molto orgogliosi di annunciarvi che la Sicilia conta un teatro antico in più… è qui…ad Halaesa e l’abbiamo finalmente trovato!”. Due anni alla ricerca di un indizio e alla fine, grazie a studi con tecnologie sofisticate (lidar, tomografia elettrica, telecamere termiche), prospezioni e a una grande trincea lunga più di 50 metri e larga tra i due e i sei metri, l’indizio è arrivato: “lungo il pendio è stato trovato un sedile in pietra analogo ad altri scoperti negli antichi teatri siciliani. Questo elemento – hanno spiegato gli archeologi – insieme ad altri, come per esempio i gradini tagliati nella roccia e la zona dell’orchestra ben delimitata e fiancheggiata da un marciapiede, ci danno la certezza che si tratti di un teatro, ed è il quattordicesimo della Sicilia…”.
 

A dx la trincea che ha permesso l'identificazione del teatro di Halaesa - Image by SABAP Messina

A destra la trincea che ha permesso l’identificazione del teatro di Halaesa, Tusa (Messina) – Ph. Eugenio Donato (Università di Messina)

 
Entusiasta del ritrovamento anche l’archeologo Sebastiano Tusa, assessore alla Cultura della Regione Sicilia, che non ha mostrato tentennamenti circa l’identificazione dell’edificio: “Non ho alcun dubbio che si tratti del tanto ricercato teatro di Halaesa, perché osservando a lungo sul campo quanto emerso dallo scavo, ho potuto rilevare la “leggibilità” della gradinata in negativo, il sedile, il piano di calpestio degli spettatori. E anche il muro che delimitava l’orchestra è chiaramente visibile. D’altra parte sarebbe stato strano che una città di rilievo come Halaesa non avesse anche un teatro. Direi anzi che la sua felice posizione, prospiciente il mare e le Isole Eolie, denota un grande talento da parte dell’ignoto urbanista che dovette concepirlo…”. Lo scavo andrà avanti ancora per un anno, tempo utile anche a stabilire la tipologia e la datazione del teatro che, secondo i primi indizi, risalirebbe al periodo della dominazione romana (III sec. a.C.).
 
Vista verso il mare dal sito del teatro di halaesa, Tusa (Messina) - Image by  Mission Archéologique Française d'Halaesa - MAFHA

Vista verso il mare dal sito del teatro di Halaesa, Tusa (Messina) – Image by Mission Archéologique Française d’Halaesa – MAFHA

 
La scoperta del teatro di Halaesa arriva a un anno esatto da quella del vicino tempio di Apollo, intorno ai cui resti stanno ancora lavorando l’Università di Oxford, guidata da Jonathan Prag, e quella di Messina. Questo scavo, attuato sotto il patrocinio della Soprintendenza di Messina e del Museo delle tradizioni silvo-pastorali di Mistretta, in collaborazione con l’Università di Messina, il Cnr Ibam di Catania e il Comune di Tusa, e con la partecipazione anche di 10 studenti di Oxford e 5 di Messina, ha permesso infatti di identificare la presenza di un edificio sacro al dio delle arti e della scienza, che saggi molto precisi hanno stabilito misurare 40 metri per 20. Le strutture del tempio erano già state parzialmente individuate negli anni Cinquanta del Novecento dall’archeologo Gianfilippo Carrettoni e, a quanto pare, non sono le uniche a insistere sull’area: si è infatti scoperto che potrebbero esserci altri due templi di minori dimensioni, finora sconosciuti, come sembrerebbero suggerire alcuni reperti. Un risultato importante per un’area della città, quella sacra situata sull’acropoli, che risultava ancora velata di mistero.
 
Scorcio dell'agorà di Halaesa, Tusa (Me) - Ph. SABAP

Scorcio dell’agorà di Halaesa, Tusa (Me) – Ph. SABAP Messina

 
Entrambi i nuovi ritrovamenti sembrano confermare il ruolo di una città che Cicerone definì la prima fra le città “belle e importanti” del suo tempo. Lo storico greco Diodoro Siculo la volle fondata nel 403 avanti Cristo, su una collina non distante dal mare. A fondarla, dopo la pace con la potente polis greca di Siracusa, allora retta da Dionisio I, sarebbe stato il tiranno siculo di Herbita, Arconide, che l’avrebbe battezzata in suo onore Halaesa Arconidea.
 
Scorcio del territorio di Halaesa - Image by Mission Archéologique Française d’Halaesa – MAFHA

Scorcio del territorio di Halaesa – Image by Mission Archéologique Française d’Halaesa – MAFHA

 
La posizione strategica ne determinò fin da subito l’importanza, vedendosi così attribuire il compito di baluardo contro l’eventuale avanzamento dei Cartaginesi nella zona. Crebbe abbastanza da poter battere moneta. Una colonna sormontata da un cane era il simbolo che vi compariva raffigurato, a evocarne la funzione di controllo del territorio, immagine che oggi ritroviamo sullo stemma comunale di Tusa. All’arrivo dei Romani in Sicilia nel 263 a.C., la città si alleò con gli invasori e quando fu istituita la provincia romana di Sicilia nel 241 a.C. ottenne lo status di civitas libera ac immunis, ossia autonoma ed esente da tributi, una condizione privilegiata che ne favorì lo sviluppo economico e demografico. Sempre Cicerone ricorda come la città contribuisse con navi ed equipaggi alla flotta siciliana di Roma distinguendosi per valore. Sotto Augusto, finalmente, la città divenne municipio e acquistò la cittadinanza romana.
 
Archeologi e visitatori nel cantiere del teatro di Halaesa - Image by Mission Archéologique Française d’Halaesa – MAFHA

Archeologi e visitatori nel cantiere del teatro di Halaesa – Image by Mission Archéologique Française d’Halaesa – MAFHA

 
Gli scavi che hanno portato alle recenti scoperte erano ripresi ad Halaesa nel 2016 grazie alle convenzioni fra le università di Oxford, Amiens, Poitiers, Messina, e il Comune di Tusa, una collaborazione che si è rivelata fruttuosa ed è ricca di prospettive positive anche per il futuro. “Questa ultima scoperta – ha detto Luigi Micieli, sindaco di Tusa – costituisce un punto di svolta sensazionale per il territorio in termini di crescita e di sviluppo fondati sulle risorse archeologiche e culturali proprie di questa terra. A Tusa puntiamo infatti a implementare il turismo di qualità, valorizzando al massimo il sito archeologico, già oggetto di grande interesse da parte dei visitatori il cui numero è in progressiva crescita”. Ora sarà compito della Regione Sicilia, come ha anche sottolineato Sebastiano Tusa, trovare i fondi necessari alla prosecuzione di questa importante cooperazione fra atenei e a rendere fruibile al meglio l’area archeologica.

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Archeologi al lavoro nel sito di Halaesa, Tusa (Messina) - Image by Mission Archéologique Française d'Halaesa - MAFHA

Archeologi al lavoro nel sito di Halaesa, Tusa (Messina) – Image by Mission Archéologique Française d’Halaesa – MAFHA

 

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