Mozia: scoperta la tomba di un re. Un’iscrizione in fenicio ne svela il nome

 
di Redazione FdS

La missione archeologica dell’Università La Sapienza (Roma) guidata fin dal 2002 dal prof. Lorenzo Nigro, alle prese col suo ultimo giorno di scavi sulla splendida isoletta siciliana di Mozia, di fronte alla costa di Marsala, ha ritrovato una stele in calcarenite con incisa un’iscrizione in lettere fenice che recita “Tomba del servo di Melqart figlio di…”. Il ritrovamento è avvenuto sul versante settentrionale dell’isola, presso la Torre 6, struttura difensiva del primo circuito murario della città, databile alla metà del VI secolo a.C., a poca distanza dal Tempio del “Cappiddazzu” destinato proprio al culto di Melqart (corrispondente al greco Eracle), il dio menzionato nell’iscrizione che con Baal era la divinità principale della città nonché protettore della dinastia regnante. La stele, alta 45 cm ma priva della parte inferiore che gli archeologi contano di ritrovare, presenta sulla sommità tracce di rosso pigmento che in origine doveva servire a renderla riconoscibile. L’epiteto di ”servo di Melqart” – spiega Nigro – era un attributo del sovrano per cui la tomba deve ritenersi appartenente a un re di Mozia. Nella sepoltura sono stati ritrovati i resti di un adulto e di un bambino insieme ad alcuni vasi frammentari fra cui un aryballos corinzio. 
 

Selfie per il prof. Nigro e il team di cui hanno fatto parte anche 50 studenti di archeologia - Image by Missione Archeologica Mozia

Selfie per il prof. Nigro e il team archeologico di cui hanno fatto parte anche 50 studenti universitari – Image by Missione Archeologica Mozia

Mozia – scrive Diodoro Siculo nel I° secolo a.C. – “era situata su un’isola che dista sei stadi dalla Sicilia ed era abbellita artisticamente in sommo grado con numerose belle case, grazie alla prosperità degli abitanti.”  Fu una città fenicia sorta intorno all’VIII sec. a.C., i cui resti sono visibili sull’isola oggi denominata San Pantaleo, nello Stagnone di Marsala. L’isola, che si trova di fronte alla costa occidentale della Sicilia, tra l’Isola Grande e la terraferma, appartiene alla Fondazione Whitaker a cui fa capo anche il locale museo archeologico, sede del meraviglioso Auriga in marmo del V sec. a.C. L’isola molto probabilmente fu interessata dalle esplorazioni dei mercanti-navigatori fenici già dalla fine del XII secolo a.C. quando si spinsero nel Mar Mediterraneo occidentale e dovette rappresentare un importante punto d’approdo ed una base commerciale. Nel 400 a.C. la città fu distrutta da Dionisio di Siracusa impegnato nella sua campagna di conquista delle città elime e puniche della Sicilia occidentale. Riconquistata l’anno dopo dai Cartaginesi, perse di importanza dopo la fondazione di Lilibeo (l’attuale Marsala). Al passaggio della Sicilia sotto il controllo romano dopo la battaglia delle Egadi (241 a.C.), Mozia risultava ormai quasi del tutto abbandonata, fatta eccezione per tracce riconducibili a singole ville di epoca ellenistica o romana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Scorcio aereo di Mozia con a destra il kothon, la piscina sacra connessa a un adiacente tempio, VI sec. a.C.

Scorcio aereo di Mozia con in basso a destra il kothon, la piscina sacra connessa a un adiacente tempio, VI sec. a.C. – Image by Missione Archeologica Mozia

 

Rispondi

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono segnalati *

*

Torna su