Il nome di Atena emerge dagli scavi e torna a far sognare l’idea che Castro sia stato l’approdo di Enea in Italia

L'iscrizione con il nome di Atena ritrovata a Castro (Lecce)

L’iscrizione con il nome di Atena ritrovata di recente a Castro (Lecce)

di Kasia Burney Gargiulo

La monumentale Atena di Castro (Lecce) – Ph. Courtesy Comune di Castro

La monumentale Atena di Castro (Lecce) ritrovata lo scorso 3 luglio  – Ph. Courtesy Comune di Castro

A pochi giorni dall’ultimo ritrovamento di un frammento della monumentale statua, si è tornato a parlare dell’Atena di Castro (Lecce)la divinità il cui santuario salentino si ritiene corrisponda con quello citato nell’Eneide di Virgilio e legato al luogo di approdo in Italia dell’eroe Enea fuggiasco da Troia in fiamme.

Mentre si attendevano prove ulteriori sull’identità della figura femminile raffigurata nella grande scultura marmorea ritrovata agli inizi di luglio nel corso della campagna di scavi da sei anni condotta dall’archeologo Amedeo Galati, ecco emergere un nuovo elemento che sembra confermare con forza l’idea che la grande statua rappresenti la mitica dea della sapienza, della tessitura e delle strategia militare.

L’ultimo reperto affiorato nei giorni scorsi dal sottosuolo è un frammento di ceramica che reca inciso sul bordo il nome di Atena, tracciato in caratteri e lingua messapica. Potrebbe essere questa la prova capitale per affermare con certezza che il santuario di Minerva di cui parla il poema epico virgiliano e riferito al luogo in cui approdò Enea, coincida con l’attuale borgo di Castro.

Il frammento recuperato e ora custodito nel Castello Aragonese di Castro con altri oggetti di pietra e bronzo provenienti dal locale scavo archeologico, potrebbe aver fatto parte del collo di un bacile utilizzato nel tempio a scopo rituale. Il nome inciso compare nella forma greca di Atena e potrebbe appunto riferirsi alla dea ellenica titolare del tempio, la quale dopo il passaggio di Castro dalla dominazione messapica a quella romana nel 123 a.C. vide mutare il proprio nome in quello latino di Minerva.

L’incisione messapica con il nome della dea potrebbe altresì avvalorare l’identificazione, peraltro già ipotizzata, con Athena Ilios di una statuetta di bronzo ritrovata tempo fa sempre nello stesso scavo e connotata da sembianze analoghe a quelle di due bronzetti rinvenuti nel santuario di Atena a Sparta.

Si chiude così il cerchio intorno alla suggestiva ipotesi ”virgiliana” sull’Athenaion di Castro? Non è dato ancora saperlo perchè mentre proseguono gli scavi sotto  la direzione scientifica del professor Francesco D’Andria dell’Università del Salento e la vigilanza della soprintendenza di Taranto, le sorprese potrebbero essere ancora molte. Del resto manca all’appello la testa della grande statua, elemento chiave che gli studiosi contano di trovare nelle vicinanze del primo rinvenimento.

Nel frattempo la morfologia del territorio suggerisce affascinanti similitudini con quella descritta nell’Eneide: “…e già più vicino si intravede un porto, e appare un tempio di Minerva su una rocca… Il porto è incurvato ad arco dalla corrente… i suoi moli rocciosi protesi nel mare schiumano di spruzzi salati, e lo nascondono; alti scogli infatti lo cingono con le loro braccia come un doppio muro, e ai nostri occhi il tempio si allontana dalla riva…”. Evocazioni storico-letterarie che da un mese vanno alimentando in modo crescente la curiosità dei visitatori, dimostrando come il territorio del Sud, densamente pregno di tali richiami e suggestioni sul confine tra storia e leggenda, potrebbe diventare un vero tempio della cultura che “vive” nei luoghi, nel paesaggio, in certe atmosfere ancora integre, oltre che nei monumenti e nei musei.
 

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