The Syllabus. Dal borgo calabrese di Rose il progetto digitale che aggrega il top della Rete

Veduta aerea di Rose (cosenza). A destra, Evgenij Morozov

Veduta aerea di Rose (Cosenza). A destra, Evgenij Morozov, dal 2018 cittadino onorario del borgo calabrese | Image source

Ideatore del progetto è il guru del cyber-scetticismo Evgenij Morozov, sociologo e saggista di fama internazionale, che da anni punta il dito contro il lato oscuro di Internet. Specializzato ad Harvard, visiting professor a Stanford, contributor di testate come New York Times, Wall Street Journal, Financial Times e The Economist, collabora da tempo con l’Università della Calabria

di Redazione FdS

Cosa hanno in comune l’antico borgo calabrese di Rose, 4 mila abitanti tra la Valle del Crati e la Presila cosentina e l’autorevole sociologo e saggista di fama internazionale Evgenij Morozov? E’ presto detto: a Rose ha sede il quartier generale del team che lavora al progetto digitale The Syllabus, ideato da Morozov per reagire alla bolla mediatica in cui confluiscono, vengono fruiti e condivisi per lo più contenuti convogliati dai clic dei social e dagli algoritmi dei motori di ricerca basati sul principio dell’engagement e della sua ricaduta pubblicitaria. Una reazione dunque alla spietata legge dell’audience che inevitabilmente dà risalto a contenuti massificati privi di una reale valenza conoscitiva – come ad esempio articoli e video leggeri, divertenti e molto popolari, o fake news ad alto tasso di viralità – penalizzando contenuti provenienti da altre fonti, a dispetto della loro elevata qualità. Esistono infatti – fa notare Morozov – soggetti come università, think tank, biblioteche, musei, che producono contenuti di qualità eccellente ma destinati ad avere una visibilità marginale o nulla, a causa di un sistema basato appunto sulle preferenze espresse a colpi di click. La conseguenza è che un altissimo numero di utenti della rete – disinteressati a quanto continuamente rilanciato dagli algoritmi delle piattaforme mainstream – non viene affatto agevolato nella individuazione di tali contenuti di nicchia. Da qui l’idea di creare un sito – The Syllabus (syllabus sta per sommario, compendio) – che fosse in grado di ribaltare questa logica e di offrire un ‘canale’ alternativo alla conoscenza circolante in rete.

Badando alla sostanza più che alla forma, il sito è graficamente molto austero, ma ad accogliervi trovate l’allettante sottotitolo “I migliori nuovi articoli accademici, saggi, talk, podcast, libri e altro ancora”. Basta registrarsi e si accede gratuitamente a una serie di articoli, video e audio che vengono aggiornati con cadenza settimanale e organizzati secondo linee tematiche come ad es. “tecnologia”, “arte”, “cultura”, “economia politica”, o per tipologia di media, “i migliori saggi accademici”, ”podcast”, ”video”, e così via. L’epproccio – spiega Morozov – è un mix di intelligenza artificiale e interventi umani, nel senso che mentre gli algoritmi rilevano decine di migliaia di contenuti suscettibili di essere scelti (si tratta di contributi in inglese e altre lingue: The Syllabus dispone infatti di edizioni anche in tedesco, francese, spagnolo e italiano, raggiungibili dalla Home Page attraverso appositi link),  i redattori in carne e ossa, guidati da Morozov, selezionano centinaia di articoli considerati particolarmente interessanti per gli utenti, cercando di bilanciare molteplici tipologie di interessi. Il progetto al momento è sostenuto, oltre che da un investimento personale di Morozov, dal contributo di musei, fondazioni e think tank, che consente la copertura delle spese. E’ tuttavia prevista una nuova versione con sottoscrizione mensile individuale di 8-10 euro, ma il materiale selezionato dai curatori, dopo tre mesi dalla sua pubblicazione diventa accessibile a tutti gratuitamente.
 

Evgenij Morozov all'Internetdagarna di Stoccolma | Image source

Evgenij Morozov all’Internetdagarna (I giorni di Internet) di Stoccolma | Image source

E’ chiaro – ammette Morozov – che un progetto del genere rispecchia una ben precisa linea editoriale, di cui i curatori, per nulla interessati ad essere vacuamente neutrali, si assumono la responsabilità nel momento in cui scelgono i contenuti più significativi sui quali accendere i riflettori. Alla costruizione del ‘sommario’ contribuiscono inoltre i cosiddetti Cyberflaneur, una serie di figure di prestigio attive in vari campi – musicisti, artisti, docenti universitari, direttori di musei, ecc. – così come gli stessi utenti, i quali possono suggerire ulteriori contenuti da inserire e opinion leader da coinvolgere, oltre a poter personalizzare il compendio. Questa a grandi linee l’articolazione del sito, a cui è prevista l’aggiunta di un motore di ricerca che consentirà di esplorare l’archivio. In programma anche l’idea di rendere open source il software del Syllabus, con lo scopo di sviluppare la possibilità per studiosi, docenti, giornalisti, intellettuali, di monitorare la propria area di ricerca.
 

The Sillabus sullo sfondo della Valle del Crati, Rose (CosenzaI - Ph. Evgenij Morozov / Twitter)

The Sillabus sullo sfondo della Valle del Crati, a Rose (Cosenza) – Ph. Evgenij Morozov / Twitter)

In un momento di profonda crisi dell’informazione – con la piaga delle fake news che interviene a complicare le cose a vari livelli – Morozov si dice convinto che facilitare la ricerca di contenuti in determinati ambiti possa dare un importante contributo a fare emergere figure competenti, consentendo a valide ”voci” e  pubblicazioni di nicchia di trovare una loro meritata visibilità. Infatti le fonti mainstream – come ad es. il New York Times o il Washington Post – difficilmente trovano posto nelle selezioni di The Syllabus, dato che già godono di una facile raggiungibilità, senza trascurare infine il piacere intellettuale di scoprire contenuti meno scontati. Quanto al target del progetto, esso è senza dubbio composto da quanti non si accontentano della notizia ”cotta e mangiata”, ma cercano l’approfondimento di qualità, come del resto suggerisce il successo dei longreads di importanti testate giornalistiche di lungo corso.

MOROZOV CONTRO LA CYBER-UTOPIA

Come si può intuire, l’iniziativa di Morozov non ha il carattere dell’estemporaneità, ma rientra nella sua globale visione di cyber-scettico che lo caratterizza da oltre un decennio – memorabile un suo intervento a un TEDx del 2009 – e di cui si sostanziano suoi libri di successo come L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di Internet (Codice Edizioni, 2011), Internet non salverà il mondo (Mondadori, 2014) e Silicon Valley: i signori del silicio (Codice Edizioni, 2016). Bersagli del suo scetticismo sono il mito e la retorica di una rete strumento di libertà di espressione e di vantaggi per la democrazia, a fronte di multinazionali del web in progressiva espansione che rischiano di fagocitare sfere oggi di pertinenza pubblica, di servizi sempre più concepiti per produrre disinformazione e dipendenza digitale, di una crescente perdita di privacy man mano che la rete diventa più pervasiva (ad es. con le smart cities e l’internet of things) e di regimi autoritari (ad es. la Cina) capaci ormai di controllare il dissenso non attraverso la censura, ma strumentalizzando gli attori stessi della rete. In queste condizioni – dice Morozov -, è da ingenui pensare che Internet possa essere uno strumento per fare rivoluzioni. La realtà – aggiunge il sociologo – ci ha mostrato come alcuni regimi non solo siano sopravvissuti alla sfida lanciata loro attraverso la rete, ma abbiano finito per diventare più repressivi. Da qui l’esigenza di studiare come la rete possa addirittura arrivare ad ostacolare il processo democratico: un pensiero senza dubbio impopolare, quello di Morozov, soprattutto tra quanti sono ancora convinti che la protesta e la diffusione della democrazia viaggi di pari passo con il propagarsi delle connessioni e dei device digitali.
 

L'ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di Internet (Codice Edizioni, 2011)

Evgeny Morozov, L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di Internet (Codice Edizioni)

Chi è convinto di questo – prosegue Morozov – trascura di considerare come alcuni governi si siano impadroniti del cyberspazio a scopo di propaganda, dando vita a ciò che egli definisce “Spinternet” (termine composto da ‘spin’, che in gergo politico sta per manipolazione di notizie e immagini + internet), ottenuto cooptando e pagando blogger affinché orientino il pubblico della rete su questioni politicamente sensibili, nonché coinvolgendo i cittadini (spesso privi di qualsiasi informazione decisiva in materia) in forme di compartecipazione on line alle decisioni, per innescare meccanismi di legittimazione delle stesse. Per non parlare dei social, che in certi regimi diventano uno strumento di intelligence a buon mercato consentendo alle autorità di controllare qualunque cosa facciano gli attivisti. L’altro equivoco, secondo Morozov, è pensare che i giovani, cosiddetti nativi digitali, siano tutti per definizione in grado di fare un uso militante della rete; è un’errata convinzione che trascura il fenomeno sempre più diffuso del cyberedonismo, cioè di gente che al contrario fa un uso passivo di Internet e che non scenderà mai in piazza per rivendicare alcunché. Ecco dunque adombrato da Morozov il grande pericolo di una rete “oppio per le masse”. Pertanto, conclude il sociologo, più che preoccuparsi solo di implementare la connettività dei cittadini, bisogna trovare il modo di dare più voce a intellettuali, dissidenti, ONG e, in generale, ai membri della società civile. Si capisce dunque come in questo quadro The Syllabus rappresentati uno strumento attivato dal basso per promuovere una diffusione della conoscenza fuori dalle logiche del ‘capitalismo digitale’.

Coerente con questa visione è anche il fatto che secondo Morozov occorre individuare dei freni da porre allo strapotere dei giganti del web, al loro colonialismo tecnologico, che rischia di tracimare su tutte le attività redditizie, comprese quelle finora gestite dagli Stati, e predisporre più efficaci sistemi di protezione dei dati, e ciò allo scopo di promuovere un più equilibrato sviluppo economico e una riduzione delle disuguaglianze. In tale direzione – ha dichiarato il sociologo lo scorso anno durante una delle sue ormai ricorrenti lezioni al Master di Intelligence dell’UNICAL – “un modo alternativo di utilizzo dei dati potrebbe essere rappresentato dalla creazione in Europa di una piattaforma democratica e popolare, costruita dalle istituzioni locali, università e associazioni di cittadini, con il governo che regola l’accesso ai dati. Sarebbe un modo per avvicinare l’economia dal cyberspazio al territorio”. Per far questo a suo avviso occorrono grossi investimenti pubblici e una visione volta alla creazione di un nuovo modello di raccolta e di utilizzo dei dati di proprietà pubblica.

MOROZOV E LA CALABRIA

Se le collaborazioni di Evgenij Morozov con l’Università della Calabria sono ormai note, meno nota è la ragione per cui il suo progetto web The Syllabus si sia radicato nel piccolo paese di Rose. Ebbene, a portare Morozov a Rose, diventato un rifugio d’elezione per tirar su il suo progetto e dedicarsi in tutta tranquillità allo studio e alla scrittura, è stata la sua vita privata, essendo il marito di Francesca Bria, di padre rosetano (è figlia di Pietro Bria, psicanalista di fama internazionale e docente alla Cattolica di Roma, assiduo frequentatore del borgo natio insieme ai suoi familiari), la quale è presidente del Fondo Nazionale Innovazione (che con circa due miliardi di euro per le startup è il più importante strumento di venture capital per sostenere l’innovazione e il talento), Honorary Professor presso l’Institute for Innovation and Public Purpose della University College London, Senior Adviser presso le Nazioni Unite in materia di digital cities e digital rights, fondatrice del progetto DECODE sulla data sovereignty in Europa, consulente della Commissione Europea per le politiche di ricerca, innovazione e Internet di nuova generazione, ed è stata Assessore alla Tecnologia e all’Innovazione della Città di Barcellona nella giunta di Ada Colau.
 

Francesca Bria - Ph. Martin Kraft | ccby-sa4.0

Francesca Bria – Ph. Martin Kraft | ccby-sa4.0

Laureata all’università La Sapienza di Roma in Scienze Economiche e Sociali per la Cooperazione e lo Sviluppo, Francesca ha un dottorato in Innovation and Entrepreneurship presso l’Imperial College di Londra e un master in economia digitale presso l’Università di Londra, Birbeck. Come Senior Program Lead, presso Nesta, l’Agenzia britannica per l’innovazione, ha guidato il progetto EU D-CENT, il più grande progetto europeo sulla democrazia digitale e le valute digitali. Ha inoltre guidato il progetto DSI sull’innovazione sociale digitale in Europa. Parla quattro lingue, ha insegnato in diverse università nel Regno Unito e in Italia e ha fornito consulenza a governi, organizzazioni pubbliche e private e movimenti sulle politiche in materia di tecnologia e innovazione e relativo impatto socio-economico. Il periodico Forbes l’ha inserita nella classifica delle 50 Top Women nel campo della tecnologia, il magazine Apolitical in quella delle 20 persone più influenti al mondo nel campo del digital government, mentre il settimanale italiano D allegato del quotidiano La Repubblica la colloca tra le 100 donne che cambieranno il mondo. E’ autrice, tra l’altro, del saggio Ripensare la Smart City (Codice edizioni, 2018), scritto a quattro mani con Morozov, del quale condivide le posizioni critiche sui giganti della Silicon Valley e sulla visione “ottimista” della rivoluzione digitale. Uno dei concetti chiave del suo pensiero è che “i dati sono la materia grezza dell’economia digitale ma devono essere considerati come un bene comune, un’infrastruttura pubblica controllata direttamente dai cittadini”.

Nel 2018 il Comune di Rose ha conferito la cittadinanza onoraria a Francesca Bria ed Evgenij Morozov i quali, oltre ad avere nel borgo calabrese una casa di famiglia, qualche anno fa vi hanno contratto matrimonio con rito civile.

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