Terza Stanza: Pierpaolo Miccolis, la stanza dell’uomo, della natura e della magia

Pierpaolo Miccolis, COVEN 4, 2019

Pierpaolo Miccolis, COVEN 4, 50×70, 2019

 
Pierpaolo Miccolis, COVEN 5, 2019

Pierpaolo Miccolis, COVEN 5, 50×70, 2019

 
Pierpaolo Miccolis, COVEN 6, 50x70, 2019

Pierpaolo Miccolis, COVEN 6, 50×70, 2019

di Roberto Sottile*

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L’uomo, la natura e la connessione con il mondo della magia. La terza stanza di Pierpaolo Miccolis ci invita a viverla nella pienezza del rispetto dell’uomo e il suo “doppio” cioè la vegetazione, la natura reale e poetica che attraverso la magia, utilizzata come mezzo, si compie nell’arte. L’uomo e la natura apparentemente agli antipodi rappresentano la faccia della stessa medaglia. Inizio e principio di una connessione in cui la natura rappresenta la parte migliore di questa umanità. Equilibrio e collaborazione sono alla base di questo interscambio di energie che nella magia trova il raccordo, la correlazione necessaria. Pierpaolo Miccolis attraverso la sua pittura ci racconta questa correlazione tra il tempo artistico e il tempo magico. Non separa le due cose, ma le amalgama, le concepisce come il risultato di una dimensione “antica”, capace di raccontare quella sottile linea rossa, fatta di tradizioni, di credenze, di usanze magiche che formano una identità, una storia, un carattere di una comunità. Raccoglie energie e le custodisce nel sue figure, che appaiono sulla superficie pittorica in tutta la loro potenza e bellezza. La Terza Stanza custodisce tre opere della serie COVEN, cioè una congrega di soli uomini, che si ritrovano a condividere questa esperienza comune costruita attorno al mondo della magia e dell’esoterismo. Ogni opera è strettamente connessa all’altra, creano un lungo ed unico racconto visivo, realizzato con la tecnica dell’acquarello. La serie ci narra visivamente la ricerca di Pierpaolo, senza celare nulla. Sono uomini-stregoni nudi, e nella loro nuda presenza si compie il legame, la simbiosi con la natura che si riappropria dello spazio, non come elemento di contorno, ne di supporto alla scena, ma come presenza univoca con l’uomo. Una perfetta interconnessione e fusione tra il corpo dell’uomo, il fogliame e i fiori, che diventano pelle dello stesso organismo, estensioni corporee che convivono come un solo ed unico grande organismo. Sono nuove personalità, cariche di luce di colore e di significati. L’uomo si presenta nelle immagini della terza stanza di Pierpaolo Miccolis mutato nella stessa immagine. Metà uomo, metà elemento vegetale. La linfa che scorre in questa unione visiva è il rispetto per la natura, per la magia come cerimonia che fa parte del percorso dell’artista ma anche di tutti quanti noi. È una stanza di percezioni, di confini superati, di identità trasformate. Di storie contemporanee che assumono le sembianze di un ricordo lontano, trasfigurato dalla forza del colore e della materia pittorica.

Le parole della Terza Stanza

Magia. Natura. Uomo. Significato. Identità. Ricordo. Connessione. Pittura. Sono parole che rappresentano in pieno la poetica e la ricerca di Pierpaolo Miccolis. Da una parte vi è l’attenzione verso la pittura con le sue regole, i suoi tempi, le sue attese, e dall’altra l’incontro tra l’uomo e la natura. Il medium pittorico nel caso specifico delle opere che abitano la terza stanza non è solo l’acquarello, ma la magia è punto cardine, momento rituale, per raggiungere uno stato successivo, un cambiamento, oppure un ritorno a delle origini che abbiamo smarrito.

Il colore della Terza Stanza

Bianco. Un colore puro, spirituale, che possiede in se tutti gli altri colori. Un colore che non prevarica ma che condivide la luce e la materia. Divide senza ambiguità lo spazio. Come gli uomini della serie “Coven” che sono immagine ma anche pensiero. Possiedono una storia ma sono capaci di rappresentare qualcosa di nuovo.

La parola non usata della Terza Stanza

Stilizzato. La pittura e la ricerca di Pierpaolo Miccolis, è una pittura “piena”, dove ogni soggetto raffigurato sia esso uomo oppure elemento vegetale, viene rappresentato nella pienezza di un segno pittorico equilibrato, che non cede mai in leziosità, e sottrazioni. Sono immagini concrete che nella loro resa pittorica grazie al colore accedono a tutto lo spazio. Pierpaolo non rincorre la sintesi, ne prototipi. Utilizza il colore come “plasma” capace di trasmettere sulla carta e sulla tela un codice genetico narrativo nuovo.

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*Critico d’arte e curatore

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