Pompei: nel regno della Bellezza. Le domus di Octavius Quartio e del Bracciale d’Oro

Scorcio del peristilium della Casa di Octavius Quartio - © IT Lab IBAM CNR, Lecce | I video nel testo

Scorcio del peristilium della Casa di Octavius Quartio – © IT Lab IBAM CNR, Lecce | I video nel testo

di Redazione FdS

Il fascino indiscutibile e immortale di Pompei si rinnova ad ogni nuova scoperta, ma anche i luoghi già noti di questa città unica, consegnata ai posteri da una delle più terribili catastrofi naturali della Storia, continuano a far breccia nell’interesse del visitatore se si ha l’occasione di conoscerne nuovi aspetti o di riscoprirli in una nuova luce, magari col supporto delle tecnologie digitali che stanno rivoluzionando il modo di accostarci al nostro patrimonio culturale. E’ il caso ad esempio di due delle domus più belle della città sotto il Vesuvio, esemplari di quelle residenze talora vaste e articolate, che restituiscono alla nostra immaginazione lo stile di vita di circa duemila anni fa attraverso meravigliosi affreschi, mosaici geometrici o figurati, suppellettili di vario genere scampati alla furia del fuoco, spazi appartati dedicati ai piaceri estetici e olfattivi del giardino. Si tratta delle domus del di Octavius Quartio e del Bracciale d’Oro, oggetto delle ricostruzioni video con tecnologia 3D curate dall’IBAM ITLab* di Lecce, istituto del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) del quale abbiamo già divulgato i bellissimi lavori sull’antica Siracusa.

Come per la città siciliana, anche in questo caso la ricerca bibliografica e d’archivio, così come lo studio e l’interpretazione dei dati archeologici, si affiancano a strumenti e attività high-tech come il rilievo diretto e indiretto Structure from Motion, hand-made 3D modeling, image-based modeling, procedural texturing, photo texturing, e numerose altre, oltre naturalmente agli imprescindibili apporti di regia, editing e compositing video. Intorno alle due domus sono stati realizzati i due seguenti video in full 3D computer animation, commissionati dal Museo Egizio e da Electa, con la supervisione della Soprintendenza speciale per Pompei, in occasione della mostra “Il Nilo a Pompei. Visioni d’Egitto nel mondo romano” tenutasi nel 2016 al Museo Egizio di Torino, e ora presentati fuori dal loro contesto originario, forti di una bellezza che non ha scadenza.

VIDEO 1: LA CASA DI OCTAVIUS QUARTIO

Il video seguente è dedicato a una domus scavata in Via dell’Abbondanza fra il 1916 e il 1921 dall’archeologo lucano Vittorio Spinazzola. Il nome originale della casa, erroneamente desunto da due annunci elettorali tracciati sulla facciata, era Casa di Loreius Tiburtinus, convertito dagli archeologi in Casa di Octavius Quartio dopo il ritrovamento di un sigillo d’oro con quel nome. Situata vicino all’anfiteatro e a una delle porte della città, la casa era di vaste dimensioni, tanto da occupare un’intera insula e da essere munita di due ingressi e due atrii. Il complesso comprendeva anche due locali pubblici (cauponae) con accesso al piano superiore e camere in affitto. Fra raffinate pitture murarie, giardini di varie dimensioni e un lungo bacino ornato con colonne, sono emersi reperti riferibili alla presenza di un piccolo santuario legato al culto egizio di Iside, un cui gruppo di seguaci dovette qui avere il suo luogo d’incontro.
 

 
VIDEO 2: LA CASA DEL BRACCIALE D’ORO

Oggetto di un’esplorazione in età borbonica tra il 1758 e il 1763, la Casa del Bracciale d’Oro, oggetto del video seguente, è stata scavata in modo sistematico solo negli anni ‘70 del Novecento. La sua complessa e innovativa forma architettonica, come spiega in un suo studio l’archeologa Rosaria Ciardiello, nasce dalla fusione fra il modello romano-italico della casa ad atrio con quello della villa suburbana. La sua articolata architettura è fatta di ambienti disposti a terrazze su tre livelli lungo le pendici occidentali della collina di Pompei, in suggestiva posizione panoramica. La particolare denominazione le deriva dal rinvenimento di un bracciale d’oro (armilla) dell’insolito peso di 610 gr. formato da un cerchio con le estremità a testa di serpente, gli occhi composti da pietre preziose e, nelle fauci, un disco su cui campeggia un busto di Selene sormontato da un crescente lunare e sette stelle. A portare il bracciale, oggi custodito al Museo Archeologico di Napoli, uno dei due membri adulti di un nucleo familiare che comprendeva anche un bimbo in tenera età, rinvenuto nel settore di servizio della casa, luogo del fatidico appuntamento con la morte. Interessanti, nella casa, i richiami all’antico Egitto presenti in affreschi decorati con sfingi e faraoni provenienti dal triclinio estivo, ambiente all’aperto destinato alla convivialità di una residenza patrizia.
 

 

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* L’Istituto per i Beni Archeologi e Monumentali (IBAM) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) svolge attività di ricerca, valorizzazione, trasferimento tecnologico e formazione. Ha sede a Catania, Lecce, Potenza e Roma.

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