Un annuncio di Luce. La figura di Santa Lucia fra Sicilia e Svezia

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Svezia, 13 dicembre: Festa di santa Lucia, corteo delle fanciulle vergini che impersonano la Santa e dei ragazzi in veste di folletti – Photo by Anna-Stina Takala | CC BY 2.0

di Redazione FdS

Un’unica santa per terre distanti e agli antipodi per clima, usi e costumi. E’ Santa Lucia che si festeggia il 13 dicembre ed accomuna Sicilia e Svezia nella celebrazione di una figura che simboleggia il ritorno della Luce in prossimità del solstizio d’inverno.

Mario Minniti, Martirio di Santa Lucia, XVII sec., Museo di Palazzo Bellomo, Siracusa

Mario Minniti, Martirio di Santa Lucia, XVII sec., Museo di Palazzo Bellomo, Siracusa

Patrona di Siracusa, Lucia nacque verso il 283 da una illustre e facoltosa famiglia dell’antichissima città siciliana. Sua madre si chiamava Eutichia, mentre il padre, morto quando Lucia aveva cinque anni, probabilmente si chiamava Lucio, dato l’uso romano di dare alla figlia il nome del padre. Il nome Lucia, che evoca senz’altro l’idea della ‘luce’, è tipicamente cristiano, indizio di una probabile appartenenza cristiana anche della famiglia di origine. La data del 13 dicembre si ricollega al giorno della sua morte violenta: Lucia fu infatti martirizzata il 13 dicembre 304 durante la persecuzione di Diocleziano. Fonti antiche ci raccontano che la fanciulla si era recata presso il sepolcro di Sant’Agata a Catania per chiedere la guarigione della madre malata, che l’accompagnava in quel pellegrinaggio. Ricevuta la grazia, Lucia cadde in un profondo sonno durante il quale le apparve Sant’Agata che le predisse la guarigione della madre ma anche il tremendo destino a cui sarebbe presto andata incontro.

Rientrata a Siracusa, Lucia fece voto di castità e di devozione a Dio, rinunciando alla vita matrimoniale e devolvendo in beneficenza il cospicuo patrimonio di famiglia. Purtroppo il suo promesso sposo non accettò la decisione e vedendosi respinto dalla ragazza la denunciò al prefetto Pascanio, davanti al quale Lucia professò la fede in Cristo, scelta che le costò la condanna al martirio. La leggenda vuole che le guardie abbiano tentato di trascinarla via, non riuscendovi neppure col supporto di numerosi uomini e buoi. Il prefetto ordinò allora di bruciarla sul posto ma la giovane non fu toccata dal fuoco. Secondo una tradizione greca, fu deciso allora di farla decapitare (atti latini la vogliono invece trafitta alla gola) ma Lucia prima di subire il supplizio si strappò gli occhi e li gettò ai piedi di Pascanio. In questo gesto della santa, che la consacrò protettrice della vista, si intravvede tradizionalmente un richiamo alla simbologia della luce.

Il 13 dicembre la città di Siracusa celebra dunque la sua patrona, portandone in lenta processione la statua dal Duomo alla chiesa di Santa Lucia al Sepolcro; il corteo è seguito da una carrozza settecentesca, con personaggi in costume. Per l’occasione è usanza preparare piatti tradizionali come gli “uccioli” (tipico pane a forma di occhi) e la “cuccia” (dolce a base di grano bollito, ricotta di pecora e canditi).

Oggi le reliquie della Santa – salvo un omero – non si trovano più a Siracusa bensì presso la chiesa dei SS. Geremia e Lucia a Venezia. La salma nel tempo è stata più volte traslata prima da Siracusa a Costantinopoli e successivamente nella città veneta. La prima traslazione risalirebbe al 1039 ad opera del generale bizantino Maniace, che riuscì a strappare la città alla dominazione araba. Circa duecento anni dopo, nel 1204, il doge veneziano Enrico Dandolo fece invece trasferire la salma a Venezia, dove la devozione per la Santa era già presente da tempo.

Celebrazione di S. Lucia in una chiesa svedese - Ph. Claudia Gründer | CCBY-SA3.0

Celebrazione di S. Lucia in una chiesa svedese – Ph. Claudia Gründer | CCBY-SA3.0

A Siracusa, in occasione dei festeggiamenti di Santa Lucia, si svolge, com’è tradizione dal 1970, la manifestazione “Lucia di Svezia e Settimana Svedese”, una sorta di gemellaggio fra Siracusa e la Svezia nel nome di Santa Lucia. La manifestazione ha il fine di porre in correlazione la festività cristiana, che si celebra a Siracusa per onorare la santa patrona, alla tradizione svedese ad essa legata. Il 20 dicembre, in occasione di una nuova processione detta l‘Ottava di Santa Lucia, Siracusa ospita “Lucia di Svezia”, una giovane fanciulla scandinava accompagnata da due “ancelle” che in Svezia rappresenta Lucia. Veste di bianco ed ha il capo cinto di una corona di candele, come quelle che rischiaravano la notte eterna delle catacombe siracusane in cui la santa fu sepolta. Nel corso della “Settimana Svedese” vengono organizzati dibattiti, mostre e Tavole Rotonde sul tema conduttore della manifestazione, che ogni anno è incentrato su un diverso argomento della cultura svedese: scorse edizioni sono state dedicate al cinema, teatro, alla narrativa, alla poesia, alla letteratura, all’urbanistica, e negli anni sono intervenute diverse personalità quali Mario Luzi, Stanislao Nievo, Lars Forsell, membro della Reale Accademia di Svezia, gli attori K. Bergkvist e Borie Lorsell, Yvonne Riding, già “Lucia di Svezia 1983” e Miss Universo, Sven Broman veterano del giornalismo svedese ed unico cronista ad aver intervistato Greta Garbo.

LA FINE DELLA LUNGA NOTTE INVERNALE E LA TRADIZIONE SVEDESE

Come già accennato, la celebrazione di Lucia ha varcato nei secoli i confini della città siciliana di Siracusa e passando per Istanbul e Venezia è arrivata fino a Stoccolma e in altri Paesi del Nord Europa, per poi diffondersi in tutto il mondo. In Scandinavia il suo culto, secondo la migliore tradizione sincretica, si è fuso con un rituale di origine vichinga che il 13 dicembre celebrava il ritorno della luce dopo un lungo periodo di oscurità autunnale. Tale fusione si ritiene sia avvenuta a seguito dell’arrivo dei primi missionari cristiani nei paesi nordici. Nel Medioevo prese quindi piede l’usanza di vestire una fanciulla di bianco, il capo cinto da una corona di candele accese, con il compito di svegliare i dormienti nella notte, annunciando il ritorno della luce.

Processione in onore di santa Lucia, Svezia - Ph. Fredrik Magnusson | CCBY2.0

Processione in onore di santa Lucia, Svezia – Ph. Fredrik Magnusson | CCBY2.0

Negli anni la tradizione di santa Lucia è diventata una festa nazionale molto sentita, condivisa da cattolici e luterani. Migliaia di bambine svedesi, vestite con una tunica bianca, portano in testa coroncine luminose e in mano una candela e all’alba del 13 dicembre, partecipano a questo rito colletivo con vere e proprie processioni guidate da una di loro che impersona Lucia seguita da ancelle e paggetti che indossano vesti bianche e cappelli con stelle dorate. Il corteo è chiuso da bambini vestiti da folletti e tutti intonano canzoni tradizionali natalizie illuminando con le loro candele il crepuscolare inverno svedese. Lucia e le sue ancelle donano agli spettatori focaccine allo zafferano e uvetta (dette lussekatter) e biscotti allo zenzero. Dal Settecento questa tradizione si ripete in chiese, scuole, ospedali e luoghi di lavoro in tutto il Paese e in Svezia non sarebbe Natale senza la festa di S. Lucia, che segna il passaggio alle ultime due settimane di Avvento. Al XVIII secolo si fa risalire anche la tradizione che la mattina del 13 dicembre vede la figlia maggiore vestire i panni di Lucia e servire la colazione a letto ai genitori. Inoltre a partire dal 1927, cioè da quando un quotidiano di Stoccolma lanciò l’iniziativa, ogni anno viene indetto un concorso per eleggere la più bella “Lucia di Svezia”, che ha il compito di raccogliere doni da devolvere ai bisognosi. Oltre che nelle origini geografiche della santa, troviamo un ulteriore legame con il Sud Italia nella tradizione molto diffusa di intonare, nei cortei delle fanciulle, una canzone di Santa Lucia (Luciasången) che non è altro che la celebre “Santa Lucia” scritta da Teodoro Cottrau e pubblicata come “barcarola” a Napoli nel 1849, naturalmente adattata con un testo in lingua svedese; evidente testimonianza del successo internazionale della canzone classica napoletana.

Fra i vari luoghi di Svezia in cui la festività viene osservata si può citare Stoccolma, dove è possibile assistere all’incoronazione e alla processione di Santa Lucia, mentre a Skansen, durante tutta la giornata del 13 dicembre e poi fino al 16 dicembre, è possibile assistere a diversi concerti e al corteo di Santa Lucia; a Göteborg l’incoronazione della Santa Lucia è prevista il 12 dicembre sulla piazza Kungstorget, evento a cui seguono concerti presso Vasakyrkan sia il 12 che il 13. Concerti sono previsti infine in diverse chiese della città di Malmö: il 13 la Lucia attraversa il centro con un corteo a cavallo fino alla Residenza del Prefetto (Residenset) in piazza Stortorget, dove ha luogo l’esibizione di classici cori natalizi.

IL MARTIRIO DELLA SANTA NEL CAPOLAVORO DI CARAVAGGIO

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Michelangelo Merisi da Caravaggio – Il seppellimento di S. Lucia, 1608. – Chiesa di S. Lucia alla Badia, Siracusa

Il martirio di S. Lucia è evocato nel celebre dipinto “Seppellimento di Santa Lucia”, di Caravaggio, un olio su tela (408 x 300 cm) realizzato nel 1608. Dopo la fuga precipitosa da Malta, Caravaggio si rifugiò a Siracusa, e forse grazie all’amico siracusano Mario Minniti, pittore di talento, riuscì ad ottenere la commissione di quest’opera.

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Sicilia – Chiesa di Santa Lucia alla Badia, Siracusa, XVVII sec – Photo by Gerry Labriin | CC BY-SA 2.0

La scena rappresentata nel quadro sembra ambientarsi nelle latomie di Siracusa antica: in primo piano si vedono due possenti becchini intenti a scavare una fossa, mentre, sullo sfondo, si stagliano i partecipanti al funerale, fra cui il vescovo che dà l’estrema unzione alla Santa martirizzata. L’atmosfera drammatica della scena è conferita soprattutto dalla luce, oltre che dall’atteggiamento dei personaggi: qui la luce caravaggesca non è più uniforme come nelle opere del periodo romano, ma più drammatica, attraversata da bagliori sanguigni e soffusa all’interno di un ambiente opprimente. Non c’è idealizzazione alcuna, ma solo la cupa e realistica rappresentazione di un funerale. Alcuni ritengono che il motivo per cui Caravaggio scelse questo tema stia nel fatto che pesando su di lui una condanna capitale per sottrarsi alla quale era in perenne fuga, l’ossessione di finire giustiziato lo abbia indotto a prediligere scene di decapitazione. Il quadro, commissionato per l’affascinante chiesa normanna extra moenia di S. Lucia al Sepolcro, si trova oggi custodito a Siracusa presso la chiesa di S.Lucia alla Badia, in piazza duomo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Bibliografia:
Maria Stelladoro, Lucia, la martire, Jaka Book, Milano, 2010
Sitografia:
Siciliainfesta
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Un commento

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