Ulivi di Puglia: è emergenza, fra scenari apocalittici e accuse di mistificazione. La tesi dell’agronomo Altieri scagiona la Xylella

Puglia - Esemplare di ulivo secolare sradicato

Puglia – Esemplare di ulivo secolare sradicato

di Kasia Burney Gargiulo

E’ ormai da oltre un anno che la vicenda va avanti fra clamori e smentite, fra annunci drammatici di distruzione dell’antico paesaggio agrario mediterraneo degli uliveti in Puglia e di un imminente crollo dell’economia legata all’olio (circa 172 mila tonnellate di olio d’oliva prodotte annualmente per un fatturato medio intorno ai 600 milioni di euro) e dichiarazioni di studiosi autorevoli che – in contrapposizione ad altri loro colleghi e a talune istituzioni – invece minimizzano gli allarmismi parlando di normali fenomeni di parassitosi degli ulivi destinati ad esaurirsi, senza eccessive conseguenze, come il ciclo di un’epidemia di influenza. E’ l’ormai celebre caso della famigerata Xylella fastidiosa il parassita che sarebbe ormai prossimo a determinare una vera strage degli splendidi alberi secolari di ulivo, simbolo della Puglia più amata, con rischio di contagio di altre specie come agrumi, oleandri e macchia mediterranea. Un caso che gli ambientalisti del Salento – l’area finora apparentemente più colpita – hanno ribattezzato il “mal-affaire Xylella”, denunciando tentativi di speculazioni da parte di lobby di potere legate al procacciamento di biomasse a scopo energetico e al mercato dei fitofarmaci.

Ad essere nell’occhio del ciclone in questo momento è soprattutto la provincia di Lecce, considerata dai bollettini catastrofisti come la più colpita. E’ se gli allarmi si rivelassero fondati riguarderebbero uno dei principali bacini produttivi dell’olivicoltura regionale, con più di 1/4 del comparto olivicolo regionale situato in quest’area, formato da 65mila aziende olivicole e 97mila ettari di superficie coltivata a olivo (dati ISTAT, 2010). Il numero di alberi in questa zona, considerata a rischio, è di quasi 11 milioni, e molte delle piante sono millenarie. Vediamo dunque quali sono gli sviluppi più recenti. 

COLDIRETTI: “VA DICHIARATO LO STATO DI CALAMITA’ NATURALE”

Cominciamo dalle ultime notizie diffuse dalla Coldiretti che richiamandosi alla recente deliberazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri e alla nomina di un commissionario straordinario nella persona del Comandante Giuseppe Silletti, ha dichiarato “necessario un risoluto quanto convinto impegno di tutto il Parlamento, affinché sia dichiarato lo stato di calamità naturale.” La Coldiretti dando peso all’affermato rischio di propagazione del contagio, lo ritiene “un problema non esclusivo del Salento, dove si contano ben 11 milioni di piante d’ulivo, ma piuttosto italiano e comunitario, con l’auspicio che il carattere di estrema urgenza possa raccogliere l’impegno comune di tutte le forze politiche.” In particolare Coldiretti Giovani Impresa, attraverso Maria Letizia Gardoni, suo delegato nazionale, pone la questione nei termini di attenzione verso un patrimonio Made in Italy da tutelare, una delle più affascinanti espressioni di un Sud Italia ricco di poesia, di saperi, di generose persone” che – ha dichiarato – “sta per affrontare la più grande perdita di economia e cultura della sua storia: il progressivo essiccamento dei suoi olivi millenari”,  con ciò che ne consegue in termini di “distruzione della memoria di chi negli anni ha costruito la bellezza e la ricchezza di questi paesaggi, e il futuro di tutti quelli che hanno visto in Puglia la possibilità di vivere, formarsi, crescere.”

Dichiarare lo stato di calamità naturale – secondo Coldiretti – consentirebbe di innescare urgenti misure di sostegno in favore degli imprenditori olivicoli quali interventi indispensabili a garantire un futuro. Si invoca inoltre l’intervento dell’Unione Europea, affinchè monitorizzi la situazione pugliese e metta in quarantena vivai e olivicoltori, disponga efficaci misure di rafforzamento dei controlli alle frontiere e l’embargo verso le aree da cui proviene il batterio, come ad esempio il Sud America, così come la quarantena alle piante provenienti da Paesi extracomunitari, al fine di bloccare il commercio di materiale vegetale infetto. Intanto per coinvolgere la società civile nell’azione di tutela ambientale e del paesaggio e salvare le piante millenarie di ulivi, Coldiretti ha lanciato una petizione popolare attraverso l’hashtag #savemonumentalolives su Twitter.

GLI AMBIENTALISTI SALENTINI: “IL COMMISSARIO SILLETTI FERMI QUESTO PIANO CRIMINALE”. L’AGRONOMO ALTIERI SCRIVE AL COMMISSARIO

Protesta ambientalista a Lecce in P.zza S. Oronzo

Protesta ambientalista a Lecce in P.zza S. Oronzo

Mentre Coldiretti pensa ai rimedi di una situazione annunciata come catastrofica, sul fronte dell’ambientalismo salentino, rappresentato soprattutto dal Forum Ambiente e Salute di Lecce, si ritiene invece che l’affare-Xylella sia uno scandaloso tentativo – da parte di lobby animate solo da interessi economici – di distruggere con la frode un grande patrimonio agrario ed economico del Salento e della Puglia intera e che l’idea di sradicare, o ”curare” con fitofarmaci, migliaia di piante di ulivo nel tentativo di arginare il presunto contagio, sia solo la folle conseguenza di questo intento occulto. Si tratta di una argomentazione che fin dall’inizio della vicenda ha talora trovato indiretto supporto nei giudizi tutt’altro che catastrofisti di esperti agronomi, come alcuni esponenti della celebre Accademia dei Georgofili di Firenze – i quali tendono ad escludere gli scenari apocalittici disegnati da altri soggetti, scientifici o istituzionali. Insomma una vera guerra di opinioni e di punti di vista, a cui va ora ad aggiungersi un’altra voce, quella dell’agronomo e agroecologo Giuseppe Altieri, citato nell’ultimo e recente comunicato stampa del Forum Ambiente e Salute di Lecce che invita il Commissario Straordinario a scoprire la “verita” celato dietro il caso Xylella. Ecco cosa scrivono innanzitutto gli ambientalisti:

“Il professor Altieri ha scritto al Commissario straordinario perché fermi la macchina boia accesa in Salento con la scusa della dubbia Xylella. Il Commissario prenda atto della “vera” situazione (e dello tsnunami popolare di manifestazioni e denunce contro il piano anti-xylella a base di nociva agro-chimica ed eradicazioni, piano definito senza mezzi termini “criminale” sui media da stessi esponenti politici della maggioranza in Regione Puglia) e fermi con la sua autorità: ogni uso di erbicidi e pesticidi in tutto il Salento; la realizzazione di inutilissimi cordoni; fermi ogni eradicazione di olivi come di ogni altra essenza (oleandri inclusi, meritevoli di massima tutela, come ogni altra specie animale e vegetale che sia) fermi questo ovunque in tutto Salento; sblocchi le attività vivaistiche ingiustamente bloccate dal vendere in provincia di Lecce diverse piante persino autoctone; tolga i divieti sacrileghi, immorali e assurdi di impianto di piante della nostra tradizione agricola e della nostra storia naturale, e soprattutto,  dalla sua posizione privilegiata operi per scoprire tutta la vera verità sottesa dietro un piano tanto assurdo e illogico come agli occhi di ogni persona saggia coscienziosa e soprattutto ad ogni naturalista subito appare, e diventi, da responsabile potenziale avallatore di distruzione ed avvelenamenti dannosi per ecosistema economia e cittadini, il “salvatore del Salento”, nel buon nome di chi ha scelto come professione quella di difendere la natura sopra ogni cosa! Sì all’agroecologia quale cura e non tortura per gli olivi e l’ecosistema del Salento!”

Ma cosa sostiene Altieri? Secondo quanto riporta la nota divulgata dai citati ambientalisti, Altieri – Docente Ordinario di Fitopatologia, Entomologia, Agricoltura Biologica, Agroecologia presso l’Ist. Agrario di Todi e membro della Organizzazione Internazionale per la Lotta Biologica – ha inviato una perizia tecnica al Commissario Silletti in cui sostiene l’inesistenza di un famigerato batterio killer ed attribuisce la resposabilità del disseccamento degli ulivi ad una vera e propria “tortura chimica” a base di disseccanti e pesticidi che hanno alterato l’agroecosistema e che attraverso la legna contaminata bruciata nei forni finiscono anche nella catena alimentare attraverso prodotti come pane, pizze e dolci. Muovendo da questo assunto il professor Altieri chiede una urgente azione parlamentare che escluda qualsiasi intervento chimico ulteriore, dal momento che aggraverebbe la situazione fitosanitaria degli ulivi e i danni ambientali e sanitari derivanti dai pericolosissimi pesticidi. A quanto pare, infatti, a fianco dei cosiddetti “focolai di infezione di Xylella” vi sono uliveti gestiti con tecniche biologiche senza alcun sintomo di malattie, mentre i dati della Commissione Europea confermano che su 1757 campioni di rametti e foglie disseccate solo su 21 si è ritrovata la Xylella, segno che le cause dei disseccamenti sono altre e la presenza di Xylella è solo una conseguenza, peraltro non patologica. Di seguito, nella sua versione integrale, la lettera che il professor Altieri ha inviato al Commissario Straordinario Silletti, giunta alla Redazione di Famedisud tramite il Forum Ambiente e Salute di Lecce.

LA LETTERA DI ALTIERI AL COMMISSARIO SILLETTI

Gentile Comandante Giuseppe Silletti CFS – Bari

vista la Sua nomina a Commissario per il Disseccamento degli Ulivi del Salento, mi permetto di inoltrarLe alcune considerazioni di ordine Agroecologico su quanto in oggetto, integrando la mia precedente relazione tecnica inviataLe.

Da un personale, approfondito e ripetuto sopralluogo nelle zone soggette,  gli ulivi disseccano principalmente a causa:

– dell’uso dei Disseccanti chimici, Glifosate (Roundup e similari) e/o Glufosinate ammonio cui si aggiungono Paraquat ed altre sostanze, i cui recipienti si ritrovano diffusi tra gli uliveti, prodotti tossici che squilibrano i quadro micro e macro-biologico degli Agroecosistemi, a favore degli agenti Patogeni, indebolendo le coltivazioni.

– cui si aggiungono interventi “antilombrichi”, perchè i poveri vermi, non sapendo più cosa mangiare, escono dalla terra e si ritrovano tra le foglie e le olive cadute… ed allora si pensa bene di consigliare agli agricoltori di ucciderli con “Tiofanate Methil” (fungicida chimico molto tossico), quando sono animali protetti dalla Legge… abbiamo foto dei recipienti del prodotto chimico ritrovati tra uliveti soggetti a disseccamento, di cui non riuscivo a capire l’uso, visto che non è consentito sugli Ulivi… e le testimonianze locali hanno detto che servono a ridurre le presenze di lombrichi nelle olive raccolte con aspiratori, una tecnica assolutamente da bandire.

– dell’abbandono colturale… ovvero la mancanza di potature annuali e trattamenti biologici a base di Rame, con conseguenti attacchi di altri patogeni, quali i cancri rameali (che si insediano sulle ferite di tagli presenti su rami di molti anni) e le batteriosi comuni (Rogna dell’Olivo), che indeboliscono ulteriormente le piante… Abbiamo ritrovato addirittura i polloni che nascono da terra con presenza di Rogna comune dell’Ulivo (vedasi foto allegate), segno di mancanza di prevenzione rameica e potature… protrattasi per anni. E non certo per la Xilella, che, semmai, a mio parere sarebbe, nel caso, solo una conseguenza…

Queste foto dal link indicato (v. link), ed allegate alla presente, dimostrano i disseccamenti degli ulivi lungo le ferrovie, laddove spesso si usano disseccanti chimici che alterano l’equilibrio microbico dei terreni, indebolendo le piante e predisponendole agli attacchi di patogeni. Su tali piante, in un Agroecosistema alterato nella biodiversità macro e microbiologica, è possibile rilevare, di conseguenza, anche altre presenze microbiche che potrebbero causare ulteriori danni, ad esempio verticillosi o altri patogeni, tra cui la Xylella?…ma ne siamo sicuri?  La Xylella, di per sè, spesso non manifesta sintomi e si può trovare anche in equilibrio con gli altri microrganismi, risultando talvolta endemica negli uliveti in equilibrio agroecologico. O insetti fitofagi “acquisiti” per la distruzione dei nemici naturali ad opera di insetticidi a largo spettro e lunga persistenza, come Rogor, o Neonicotinoidi, o disseccanti che eliminano le erbe dove vivono gli insetti utili, ecc…che non rappresentano quindi cause, bensì sono tutti effetti e conseguenze di una gestione non corretta, ed oggi illegittima, dell’Agroecosistema Uliveto. Infatti, l’impiego di tali disseccanti dovrebbe essere di fatto vietati dal 1 gennaio 2014, con l’entrata in vigore del D. lgsl. 150/2012 sull’uso sostenibile degli agrofarmaci, il quale impone l’obbligo di agricoltura integrata in tutta italia, ovvero dell’obbligo di impiego delle tecniche sostitutive di quelle chimiche (in questo caso le lavorazioni meccaniche o il pirodiserbo e tutte le tecniche bilologiche di difesa), ai sensi della Decisione CE del 30-12-1996 (All. 1 Norma OILB).

Bisogna bandire in primis l’uso incivile dei disseccanti tossici e pericolosi per la salute da ogni ambito agricolo ed extragricolo tornando a tagliare l’erba con produzione di fertile humus. In ogni caso, non si giustificano abbattimenti di Ulivi, piante che non muoiono mai e ri-vegetano alle prime piogge… e vanno pertanto risanati.

CURE AGROECOLOGICHE E NON TORTURE CHIMICHE

Gli Ulivi dovrebbero essere curati con tecniche di coltivazione Biologica ed Agroecologica, avanzate e tradizionali, evitando tagli grossolani della vegetazione e risanando con cura dalle asportazioni di parti disseccate, disinfettando le ferite con rameici classici e moderni (ad assorbimento) miscelati, per prevenire la diffusione di altre batteriosi e patologie da cancri fungini e avversità vascolari. La tecnica tradizionale della Slupatura (asportazione della parti malate lungo i tronchi) dimostra che l’Ulivo secolare è in grado di auto-isolare i patogeni vascolari e, con l’aiuto dell’Uomo e delle tecniche Biologiche a microbiologiche (uso di microrganismi utili, biofertilizzanti, ecc), può essere risanato completamente. Ulteriori tecniche possono essere attivate per il riequilibrio dell’Agroecosistema Ulivicolo Secolare patrimonio dell’Umanità e della popolazione locale, tecniche Agroecologiche ben sovvenzionate dai Pagamenti Agroambientali del PSR Regionale, se correttamente recepito…Tra queste, lo sfruttamento della cosiddetta Biodiversità funzionale, come l’inerbimento controllato e le consociazioni, le lavorazioni meccaniche di arieggiamento dei terreni, la fertilizzazione organica, la raccolta delle olive con reti e sulla pianta, le cure fitosanitarie biologiche, ecc.

La coltivazione Agroecologica è sostenuta con enormi risorse europee nei piani di sviluppo rurale regionali, attraverso i quali è possibile riconvertire tutte l’Ulivicoltura del Salento al biologico, garantendo maggiori redditi agli agricoltori, per il beneficoo ambientale conseguito. Ciò attraverso le Misure Agroambientali per l’Agricoltura Biologica, cui si sommano le misure Agroclimatico-ambientali dei PSR Regionali, che prevedono la compensazione: – di tutti i maggiori costi (gestione Biologica, potature annuali, “slupature”, raccolte adeguate con reti e non con aspiratori, cure colturali biologiche obbligatorie, inerbimenti controllati, incremento della Biodiversità funzionale, ecc.); – del mancato ricavo per riduzione della produzione (viene riconosciuto dalle norme europee il 30% anche se la produzione può essere mantenuta più alta con tecniche agroecologiche adeguate, il che premia i migliori agricoltori, come previsto nella filosofia delle politiche agroambientali europee); – più un 20% per il lavoro burocratico connesso alla certificazione biologica; – più un 30% per le azioni collettive di più agricoltori che insieme coltivano in biologico, con immensi benefici territoriali, per la salute e l’ambiente.

E’ previsto inoltre il rimborso delle spese di certificazione biologica (3.000 € annui – ex. Mis 132 del psr) e la copertura dell’assistenza tecnica indipendente fitoiatrica (1.500 € / annui), obbligatoria dal PSR 2015-2020. Oltre a notevoli fondi per attività di Innovazione, per la messa a punto delle tecniche agroecologiche sul territorio e per la formazione dei Consulenti tecnici. Un’occasione da non perdere, visto che siamo nel periodo di approvazione dei PSR da parte della Commissione UE, coordinatore Dr. Colleluori, la quale ha bocciato le misure agroambientali della Puglia, che pretenderebbe il pagamento di 4 trattamenti chimici contro presunti insetti vettori della Xillella, coi fondi pubblici delle nostre tasse… cosa assolutamente illegittima e non giustificabile. Mentre la Regione dovrebbe prevedere un pagamento per l’Ulivicoltura Biologica secolare adeguato, dell’ordine di 2.000 – 3.000 € /ha, cumulando tutte le tecniche agroecologiche finanziabili dal PSR.

La sanità degli Ulivi Biologici è confermata da aziende biologiche che risiedono nel pieno del cosiddetto “focolaio di infezione di Xylella”, le quali non manifestano alcun sintomo della malattia, in quanto ben curate con l’Agroecologia, mostrate dal servizio televisivo andato in onda l’11 gennaio 2014 di Striscia La Notizia Mediaset.

Sono a Sua disposizione per documentazioni fotografiche e Perizie tecnico-agroecologiche, redatte dal sottoscritto.
E per la determinazione di un Programma Agroecologico di risanamento del Salento.

Di seguito il servizio di Striscia la Notizia di sabato 11 gennaio 2014, con l’Intervista al sottoscritto Giuseppe Altieri, Agroecologo, mai smentita, il comunicato stampa emesso a suo tempo da Agernova e alcune foto del sottoscritto durante i sopralluoghi nel Salento.

Saluti cari
Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo

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